Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

NUOVO MUNICIPIO DI COTIGNOLA

Scheda Opera

  •  Vista della piazza Vittorio Emanuele II antistante al Municipio
  •  Vista del Municipio di Cotignola da Via G. Matteotti
  • Vista del fronte principale dell'edificio
  • Vista del porticato
  • Vista dei piani elevati in corso Sforza
  • Vista di piazza Vittorio Emanuele II
  • Vista di dettaglio del balcone d'angolo su via G. Matteotti
  • Vista del prospetto su corso Sforza
  • Vista di dettaglio dei tre ordini di bucature
  • Vista del fianco del fabbricato su via G. Matteotti
  • Vista di scorcio dell'angolo dell'edificio
  • Vista da corso Sforza
  • Vista del retro dell'edificio con copertura ad impluvium
  • Vista di controcampo da via G. Matteotti
  • Vista del prospetto su corso Sforza
  • Comune: Cotignola
  • Località: Cotignola
  • Denominazione: NUOVO MUNICIPIO DI COTIGNOLA
  • Indirizzo: Piazza Vittorio Emanuele II N. 31
  • Data: 1954 - 1956
  • Tipologia: Municipi
  • Autori principali: Giuseppe Vaccaro
Descrizione

Il nuovo Municipio trova collocazione nello stesso luogo in cui era stato edificato quello precedente, un palazzo a tre piani distrutto assieme alla torre civica e ad altre grandi aree del centro storico, durante i bombardamenti della Battaglia del Senio tra il 1944 e il 1945.
La ricostruzione del Municipio vede coinvolti Giuseppe Vaccaro e Bruno Parolini, che pochi anni prima avevano affrontato lo stessa tema nell’intervento sul palazzo del Comune nel vicino centro di Alfonsine.
Il linguaggio, semplice e razionale, analogamente a quello del precedente, fissa uno stile sobrio, adeguato al principale luogo pubblico di questi piccoli centri gravemente colpiti dalla Guerra.
La struttura rivela la sua impostazione simmetrica a partire dall'impianto del piano terra, che mostra in prospetto la regolare scansione dei pilastri cromaticamente più chiari rispetto al resto della facciata. Il portico, rivestito di lastre in marmo, è uno degli elementi che richiamano maggiormente il progetto per il municipio di Alfonsine, ma soprattutto si pone in continuità simbolica con il loggiato comunale che esisteva precedentemente. Il rivestimento marmoreo prosegue anche lungo le altre facciate alla stessa altezza del porticato principale, definendo in tal modo una fascia basamentale ben visibile. L'edificio si compone di quattro piani, gli ultimi tre caratterizzati da un'uniforme muratura faccia a vista che termina in sommità in un cornicione. Anche in facciata appare chiara la scelta di imporre una griglia regolare all'intera struttura: le porte-finestre del primo piano, le bucature rettangolari del secondo e quelle quadrate dell'ultimo sono rigorosamente allineate tra loro, e con la scansione dei pilastri in marmo. Le grandi porte-finestre del primo piano che si affacciano sul sottostante spazio pubblico adibito a piazza-parcheggio, sono incorniciate da nicchie rettangolari poco profonde che ne esaltano la posizione e si aprono su un balcone continuo che percorre per intero il fronte principale. La torre civica non viene ricostruita, ma nel medesimo punto in cui si trovava la precedente, ovvero nella parte sinistra della facciata principale, viene collocato simbolicamente un orologio a due quadranti. La progettazione delle partizioni interne segue la medesima scansione del porticato esterno, strutturando rigidamente la planimetria del nuovo municipio attorno a un piccolo cortile centrale. L'ingresso principale non viene posizionato al centro della facciata, ne consegue che anche l'ampio corpo scala viene situato decentrato verso sinistra all'interno del fabbricato, così da accogliere direttamente il pubblico in entrata nell'edificio. Oltre all'atrio e agli spazi adibiti ad anagrafe e uffici per lo stato civile, al piano terra sono presenti ampi negozi attualmente occupati da una tabaccheria, un bar e una sala giochi. Gran parte degli uffici comunali, la sala consiliare e gli archivi, si trovano ai piani superiori, ultimo dei quali è costituito dallo spazio ricavato nel sottotetto. La copertura dell'edificio infatti è costituita da tre falde ad impluvium, attorniate da un cordolo in muratura che le sopravanza, tanto da permettere a chi osserva dall'esterno di intuire la chiusura orizzontale come se fosse piana.

(Matteo Sintini, Valentina Gili)

Info
  • Progetto: 1954 -
  • Esecuzione: - 1956
  • Tipologia Specifica: Municipio
  • Proprietà: Proprietà pubblica
  • Destinazione originaria: Sede del Comune di Cotignola
  • Destinazione attuale: Sede del Comune di Cotignola
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Bruno Parolini Progetto architettonico Progetto NO
Giuseppe Vaccaro Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://bbcc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=256940&force=1 SI
  • Strutture: muratura
  • Materiale di facciata: lastre in marmo e mattone faccia a vista
  • Coperture: falde a coppi
  • Serramenti: metallici
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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La ricostruzione del Municipio vede coinvolti Giuseppe Vaccaro e Bruno Parolini, che pochi anni prima avevano affrontato lo stessa tema nell’intervento sul palazzo del Comune nel vicino centro di Alfonsine. 
Il linguaggio, semplice e razionale, analogamente a quello del precedente, fissa uno stile sobrio, adeguato al principale luogo pubblico di questi piccoli centri gravemente colpiti dalla Guerra. 
La struttura rivela la sua impostazione simmetrica a partire dall'impianto del piano terra, che mostra in prospetto la regolare scansione dei pilastri cromaticamente più chiari rispetto al resto della facciata. Il portico, rivestito di lastre in marmo, è uno degli elementi che richiamano maggiormente il progetto per il municipio di Alfonsine, ma soprattutto si pone in continuità simbolica con il loggiato comunale che esisteva precedentemente. Il rivestimento marmoreo prosegue anche lungo le altre facciate alla stessa altezza del porticato principale, definendo in tal modo una fascia basamentale ben visibile. L'edificio si compone di quattro piani, gli ultimi tre caratterizzati da un'uniforme muratura faccia a vista che termina in sommità in un cornicione. Anche in facciata appare chiara la scelta di imporre una griglia regolare all'intera struttura: le porte-finestre del primo piano, le bucature rettangolari del secondo e quelle quadrate dell'ultimo sono rigorosamente allineate tra loro, e con la scansione dei pilastri in marmo. Le grandi porte-finestre del primo piano che si affacciano sul sottostante spazio pubblico adibito a piazza-parcheggio, sono incorniciate da nicchie rettangolari poco profonde che ne esaltano la posizione e si aprono su un balcone continuo che percorre per intero il fronte principale. La torre civica non viene ricostruita, ma nel medesimo punto in cui si trovava la precedente, ovvero nella parte sinistra della facciata principale, viene collocato simbolicamente un orologio a due quadranti. La progettazione delle partizioni interne segue la medesima scansione del porticato esterno, strutturando rigidamente la planimetria del nuovo municipio attorno a un piccolo cortile centrale. L'ingresso principale non viene posizionato al centro della facciata, ne consegue che anche l'ampio corpo scala viene situato decentrato verso sinistra all'interno del fabbricato, così da accogliere direttamente il pubblico in entrata nell'edificio. Oltre all'atrio e agli spazi adibiti ad anagrafe e uffici per lo stato civile, al piano terra sono presenti ampi negozi attualmente occupati da una tabaccheria, un bar e una sala giochi. Gran parte degli uffici comunali, la sala consiliare e gli archivi, si trovano ai piani superiori, ultimo dei quali è costituito dallo spazio ricavato nel sottotetto. La copertura dell'edificio infatti è costituita da tre falde ad impluvium, attorniate da un cordolo in muratura che le sopravanza, tanto da permettere a chi osserva dall'esterno di intuire la chiusura orizzontale come se fosse piana. 

(Matteo Sintini, Valentina Gili)

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Nel 1920 si laurea in Ingegneria civile, dove si forma sotto la guida di Attilio Muggia per poi divenire suo assistente nel 1921. Nel 1922 si trasferisce a Roma dove lavora presso lo studio di M. Piacentini e viene a contatto con Enrico Del Debbio. Nel 1934 ottiene la libera docenza in Architettura Tecnica. 
Fino alla fine della guerra, le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di un linguaggio razionalista, da una parte attento alle ricerche funzionaliste, dall’altro adatto alla cifra monumentale richiesta dal regime. Numerosi sono in questi anni gli incarichi pubblici, che gli permettono di emergere nel panorama nazionale. Tra questi il Palazzo delle Poste di Napoli (1929) e i progetti per i concorsi per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1927 con Broggi e Franzi), e del palazzo delle Corporazioni a Roma (1927, con Piacentini).
A Bologna e in Emilia realizza: i progetti per la cooperativa mutilati e invalidi di guerra e la sede dell’Associazione mutilati, oltre agli interventi nel campo della residenza tra cui si citano in particolare i complessi in via Tanari, in via Vascelli e in piazza di Porta Sant’Isaia. Le opere principali del periodo, e di tutta la sua produzione rimangono, la sede della facoltà di Ingegneria di Bologna (1935) e la Colonia Agip a Cesenatico (1937),  tra gli esempi migliori dell’interpretazione “autonoma” del linguaggio razionale, in cui si riconosce una predilezione per la chiarezza volumetrica e distributiva e l’idea che l’impiego sapiente dei materiali sia la cifra della qualità architettonica di un edificio. 
Fra il 1944 e il 1950 opera nuovamente a Bologna, prima nello studio di Bruno Parolini e poi in uno studio proprio; nel 1951 si trasferisce definitivamente a Roma. 
In questo secondo periodo della sua produzione architettonica, Vaccaro abbandona  le forme solenni dei suoi progetti degli anni Trenta per dedicarsi ai temi della ricostruzione post-bellica, in particolare dedicandosi allo studio dell’architettura funzionale, in cerca della soluzione al problema della Casa esatta, titolo del volume che raccoglie il lavoro sulla residenza condotto con G. Ponti e A. Libera, autore che collaborerà a lungo con Vaccaro. Partecipa, in questo contesto alla redazione, in Emilia-Romagna, di diversi piani urbanistici dei comuni del ravennate e del ferrarese e alla realizzazione dei quartieri Ina a Piacenza e a Bologna, dove coordina il progetto per il quartiere Barca e Borgo Panigale. Importanti sono i lavori nell’ambito dell’architettura religiosa, tra cui spicca la Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (1965) in collaborazione con A. Libera, S. Musmeci, P.L. Nervi. La chiesa di San Giovanni Bosco a Bologna (1968) è uno dei suoi ultimi interventi. È stato membro dell’INU, dell’Accademia Clementina, dell’Accademia fiorentina delle arti e del disegno e dell’Accademia di Parma. 
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  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

Giuseppe Vaccaro (Bologna, 1896 – Roma, 1970) Nel 1920 si laurea in Ingegneria civile, dove si forma sotto la guida di Attilio Muggia per poi divenire suo assistente nel 1921. Nel 1922 si trasferisce a Roma dove lavora presso lo studio di M. Piacentini e viene a contatto con Enrico Del Debbio. Nel 1934 ottiene la libera docenza in Architettura Tecnica. Fino alla fine della guerra, le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di un linguaggio razionalista, da una parte attento alle ricerche funzionaliste, dall’altro adatto alla cifra monumentale richiesta dal regime. Numerosi sono in questi anni gli incarichi pubblici, che gli permettono di emergere nel panorama nazionale. Tra questi il Palazzo delle Poste di Napoli (1929) e i progetti per i concorsi per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1927 con Broggi e Franzi), e del palazzo delle Corporazioni a Roma (1927, con Piacentini). A Bologna e in Emilia realizza: i progetti per la cooperativa mutilati e invalidi di guerra e la sede dell’Associazione mutilati, oltre agli interventi nel campo della residenza tra cui si citano in particolare i complessi in via Tanari, in via Vascelli e in piazza di Porta Sant’Isaia. Le opere principali del periodo, e di tutta la sua produzione rimangono, la sede della facoltà di Ingegneria di Bologna (1935) e la Colonia Agip a Cesenatico (1937), tra gli esempi migliori dell’interpretazione “autonoma” del linguaggio razionale, in cui si riconosce una predilezione per la chiarezza volumetrica e distributiva e l’idea che l’impiego sapiente dei materiali sia la cifra della qualità architettonica di un edificio. Fra il 1944 e il 1950 opera nuovamente a Bologna, prima nello studio di Bruno Parolini e poi in uno studio proprio; nel 1951 si trasferisce definitivamente a Roma. In questo secondo periodo della sua produzione architettonica, Vaccaro abbandona le forme solenni dei suoi progetti degli anni Trenta per dedicarsi ai temi della ricostruzione post-bellica, in particolare dedicandosi allo studio dell’architettura funzionale, in cerca della soluzione al problema della Casa esatta, titolo del volume che raccoglie il lavoro sulla residenza condotto con G. Ponti e A. Libera, autore che collaborerà a lungo con Vaccaro. Partecipa, in questo contesto alla redazione, in Emilia-Romagna, di diversi piani urbanistici dei comuni del ravennate e del ferrarese e alla realizzazione dei quartieri Ina a Piacenza e a Bologna, dove coordina il progetto per il quartiere Barca e Borgo Panigale. Importanti sono i lavori nell’ambito dell’architettura religiosa, tra cui spicca la Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (1965) in collaborazione con A. Libera, S. Musmeci, P.L. Nervi. La chiesa di San Giovanni Bosco a Bologna (1968) è uno dei suoi ultimi interventi. È stato membro dell’INU, dell’Accademia Clementina, dell’Accademia fiorentina delle arti e del disegno e dell’Accademia di Parma.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Mazzotti Davide 2000 Giuseppe Vaccaro architetto Il ponte vecchio Cesena 13-44 No
Mulazzani Marco (a cura di) 2002 Giuseppe Vaccaro Electa Milano 342-343 Si
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
Istituto per i beni artistici culturali e naturali della regione Emilia-Romagna 2012 I Municipi e la Nazione – I palazzi comunali dell'Emilia Romagna fra patrimonio, storia e società. Editrice Compositori Bologna 126 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
 Vista della piazza Vittorio Emanuele II antistante al Municipio Vista della piazza Vittorio Emanuele II antistante al Municipio Valentina Gili
 Vista del Municipio di Cotignola da Via G. Matteotti Vista del Municipio di Cotignola da Via G. Matteotti Valentina Gili
Vista del fronte principale dell'edificio Vista del fronte principale dell'edificio C. Ferlauto. Courtesy IBC
Vista del porticato Vista del porticato Valentina Gili
Vista dei piani elevati in corso Sforza Vista dei piani elevati in corso Sforza Valentina Gili
Vista di piazza Vittorio Emanuele II Vista di piazza Vittorio Emanuele II Valentina Gili
Vista di dettaglio del balcone d'angolo su via G. Matteotti Vista di dettaglio del balcone d'angolo su via G. Matteotti Valentina Gili
Vista del prospetto su corso Sforza Vista del prospetto su corso Sforza Valentina Gili
Vista di dettaglio dei tre ordini di bucature Vista di dettaglio dei tre ordini di bucature Valentina Gili
Vista del fianco del fabbricato su via G. Matteotti Vista del fianco del fabbricato su via G. Matteotti Valentina Gili
Vista di scorcio dell'angolo dell'edificio Vista di scorcio dell'angolo dell'edificio Valentina Gili
Vista da corso Sforza Vista da corso Sforza Valentina Gili
Vista del retro dell'edificio con copertura ad impluvium Vista del retro dell'edificio con copertura ad impluvium Valentina Gili
Vista di controcampo da via G. Matteotti Vista di controcampo da via G. Matteotti Valentina Gili
Vista del prospetto su corso Sforza Vista del prospetto su corso Sforza Valentina Gili

Criteri
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Dizionario biografico degli Italiani - Giuseppe Vaccaro Visualizza
Enciclopedia Treccani - Giuseppe Vaccaro Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Valentina Gili
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 24/05/2024

Revisori:

Setti Stefano 2022