Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

COLONIA MONTANA OLIVETTI

Scheda Opera

  • Pianta piano terra
  • Pianta piano primo
  • Progetto: Vista a volo d'uccello
  • Prospettiva
  • Planimetria generale
  • Sezione longitudinale
  • Sezione costruttiva
  • Vista generale
  • Vista generale da sud
  • Il fronte sud
  • Il fronte nord-est
  • Gli atelier
  • La Palestra/teatro
  • L'interno degli atelier
  • Particolare del fronte sud-ovest
  • Comune: Brusson
  • Località: Località Faucille
  • Denominazione: COLONIA MONTANA OLIVETTI
  • Indirizzo: Strada Regionle N. 45
  • Data: 1955 - 1963
  • Tipologia: Edifici per attività assistenziali e spirituali
  • Autori principali: Claudio Conte, Leonardo Fiori
Descrizione

L’edificio fu commissionato da Adriano Olivetti che, in seguito ad un concorso ad inviti, ne affidò la progettazione a Claudio Conte e Leonardo Fiori. Il complesso fa parte di quella serie di colonie montane e marine realizzate per i soggiorni estivi dei ragazzi dei dipendenti della nota azienda piemontese, analoghe a quelle di Marina di Massa e Donoratico in Toscana, molto attenta agli aspetti sociali del lavoro: «Una moderna fabbrica, centro di una grande organizzazione industriale, non è soltanto un luogo di lavoro, una sede di produzione, ma si esprime anche quale ambiente sociale, cioè ambiente di convivenza e di relazione. (…) Il sistema di tali servizi tende a dare ad ogni sua attività non il significato immediato di un beneficio o di un adeguamento del lavoratore alla fabbrica e al suo posto, bensì quello più completo di una integrazione capace di restituire all’uomo la sua responsabilità di scelta e di giudizio» (Adriano Olivetti, 1963).
L’edificio consiste in un grande complesso ricettivo caratterizzato dall’articolazione dei volumi in rapporto al sito con lo scopo di favorire la socialità degli utenti in relazione con il luogo naturale: i differenti corpi di fabbrica sono disposti in modo sfalsato e si adagiano sulle curve di livello seguendo le diverse asperità del terreno. L’edificio inoltre opera un rimando continuo, soprattutto attraverso i materiali, all’interpretazione delle tradizioni costruttive locali e alla sedimentazione delle suggestioni che un luogo rimanda. Questo determina «un’architettura unica (…) che a distanza di tempo, dimostra di aver raggiunto lo scopo prefissato: resistere al tempo e alle mode, sembrare di essere sempre stata in quel luogo, in un’integrazione senza data» (Maria Pia Belski, 2000) secondo una modalità che, alla Frampton, potremmo definire di regionalismo critico.
La dimensione paesaggistica è dunque intrecciata con la valenza sociale e pedagogica dell’architettura il cui scopo principale è proprio quello di far interagire i ragazzi tra loro e, a loro volta, con l’ambiente montano circostante. Lo spazio, concepito come una serie di aree autonome ma tra loro collegate grazie a delle quinte mobili, permette infatti da un lato di favorire la convivialità e l’incontro e dall’altro di ricavare momenti di separazione in sintonia con l’ambiente naturale.
L’edificio ha conseguito il premio In/Arch del 1964 e nella motivazione espressa dalla giuria si legge proprio l’importanza all’interno del progetto sia dell’aspetto pedagogico che di quello paesaggistico: «(…) l’opera appare chiaramente ispirata ai metodi di una pedagogia informata con la concatenazione articolata di unità collegate ma autonome intorno ad un nucleo centrale di servizi comuni, così da suscitare felici occasioni di incontri e di isolamenti meditativi sotto la tutela di un’equipe direttiva. L’ambiente è risolto in uno spirito distensivo di vacanza entro la cerchia protettiva dei monti valdostani, così da esaltare la possibilità di uno sviluppo fisico e spirituale nel segno di una libertà sicura. L’architettura è fortemente caratterizzata da una plasticità affine al paesaggio roccioso, sia per il gioco dei livelli che per le fratture della composizione, con l’impiego dei materiali adeguati all’ambiente: fra essi, dominanti, i legnami proposti con modularità industriale, espressione costruttiva significatrice ai fini di un’educazione di consapevole elezione comunitaria».
Il complesso comprendeva al piano terra la grande sala riunioni e palestra/teatro, la sala pranzo, il soggiorno, la cucina, diverse sale comuni e gli atelier ospitati in un corpo separato disposto più a valle unito da un collegamento coperto.
Al primo piano si trovavano invece i dormitori dei ragazzi, le camere del personale docente, i servizi ed una grande balconata che si affaccia sul grande vuoto della palestra/teatro.
Nel seminterrato erano alloggiati i locali di servizio: lavanderia, guardaroba, spogliatoio, depositi, pronto infermeria, alloggio del personale e del direttore.
Un altro aspetto di interesse è che l’edificio è stato realizzato attraverso l’utilizzo di tecniche di prefabbricazione basato su un impianto modulare quadrato di 1,50 metri di lato sul quale si costruisce un sistema di pochi elementi in legno montati a secco, standardizzati e ripetuti.
Dopo un lungo periodo di abbandono conseguente alla chiusura, il centro è stato recentemente riaperto per ospitare una clinica di riabilitazione psicologica in seguito a notevoli interventi di adeguamento alle normative vigenti che ne hanno alterato l’aspetto interno originario.
Straordinario il reportage fotografico realizzato da Ugo Mulas che documenta l’edificio in presenza dei suoi utilizzatori.

Info
  • Progetto: 1955 - 1961
  • Esecuzione: 1961 - 1963
  • Tipologia Specifica: colonia montana
  • Committente: Società Olivetti - Ivrea
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Colonia montana
  • Destinazione attuale: Centro socio-assistenziale
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Claudio Conte Progetto architettonico Progetto SI
Leonardo Fiori Progetto architettonico Progetto SI
  • Strutture: Cemento armato e legno
  • Materiale di facciata: Legno
  • Coperture: Lamiera
  • Serramenti: Legno
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
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L’edificio consiste in un grande complesso ricettivo caratterizzato dall’articolazione dei volumi in rapporto al sito con lo scopo di favorire la socialità degli utenti in relazione con il luogo naturale: i differenti corpi di fabbrica sono disposti in modo sfalsato e si adagiano sulle curve di livello seguendo le diverse asperità del terreno. L’edificio inoltre opera un rimando continuo, soprattutto attraverso i materiali, all’interpretazione delle tradizioni costruttive locali e alla sedimentazione delle suggestioni che un luogo rimanda. Questo determina «un’architettura unica (…) che a distanza di tempo, dimostra di aver raggiunto lo scopo prefissato: resistere al tempo e alle mode, sembrare di essere sempre stata in quel luogo, in un’integrazione senza data» (Maria Pia Belski, 2000) secondo una modalità che, alla Frampton, potremmo definire di regionalismo critico.
La dimensione paesaggistica è dunque intrecciata con la valenza sociale e pedagogica dell’architettura il cui scopo principale è proprio quello di far interagire i ragazzi tra loro e, a loro volta, con l’ambiente montano circostante. Lo spazio, concepito come una serie di aree autonome ma tra loro collegate grazie a delle quinte mobili, permette infatti da un lato di favorire la convivialità e l’incontro e dall’altro di ricavare momenti di separazione in sintonia con l’ambiente naturale. 
L’edificio ha conseguito il premio In/Arch del 1964 e nella motivazione espressa dalla giuria si legge proprio l’importanza all’interno del progetto sia dell’aspetto pedagogico che di quello paesaggistico: «(…) l’opera appare chiaramente ispirata ai metodi di una pedagogia informata con la concatenazione articolata di unità collegate ma autonome intorno ad un nucleo centrale di servizi comuni, così da suscitare felici occasioni di incontri e di isolamenti meditativi sotto la tutela di un’equipe direttiva. L’ambiente è risolto in uno spirito distensivo di vacanza entro la cerchia protettiva dei monti valdostani, così da esaltare la possibilità di uno sviluppo fisico e spirituale nel segno di una libertà sicura. L’architettura è fortemente caratterizzata da una plasticità affine al paesaggio roccioso, sia per il gioco dei livelli che per le fratture della composizione, con l’impiego dei materiali adeguati all’ambiente: fra essi, dominanti, i legnami proposti con modularità industriale, espressione costruttiva significatrice ai fini di un’educazione di consapevole elezione comunitaria».
Il complesso comprendeva al piano terra la grande sala riunioni e palestra/teatro, la sala pranzo, il soggiorno, la cucina, diverse sale comuni e gli atelier ospitati in un corpo separato disposto più a valle unito da un collegamento coperto.
Al primo piano si trovavano invece i dormitori dei ragazzi, le camere del personale docente, i servizi ed una grande balconata che si affaccia sul grande vuoto della palestra/teatro. 
Nel seminterrato erano alloggiati i locali di servizio: lavanderia, guardaroba, spogliatoio, depositi, pronto infermeria, alloggio del personale e del direttore.
Un altro aspetto di interesse è che l’edificio è stato realizzato attraverso l’utilizzo di tecniche di prefabbricazione basato su un impianto modulare quadrato di 1,50 metri di lato sul quale si costruisce un sistema di pochi elementi in legno montati a secco, standardizzati e ripetuti. 
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Straordinario il reportage fotografico realizzato da Ugo Mulas che documenta l’edificio in presenza dei suoi utilizzatori.

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  • Vincolo: Riconosciuta
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  • Altri Provvedimenti: D.D.G. 24/09/2008
  • Foglio Catastale: 39
  • Particella: 742

Note

Area sottoposta a vincolo paesaggistico ai sensi del D.Lgs. 42/2004; Protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio ai sensi della Legge n.633 del 22/04/1941

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
1957 L’Architecture d’aujourd’hui n.73 54 No
1957 Notizie Olivetti n.49 No
1958 L’Architettura Cronache e Storia n. 37 458-471 No
1963 Olivetti, servizi ed assistenza sociale di fabbrica Edizioni Olivetti Ivrea 40-50 No
1964 Casabella n. 285 44-51 No
1964 L’oeil n. 109 No
1964 Notizie Olivetti n. 82 No
1964 Zodiac n. 13 No
1966 L’Architettura Cronache e Storia n.127 42-43 No
1966 L’Architettura Cronache e Storia n. 131 308-311 No
1967 L’Architecture d’aujourd’hui n.131 No
De Rubertis Roberto 1971 Progetto e percezione. Analisi dell'incidenza dei fenomeni percettivi sulla progettazione e sulla fruizione dell'ambiente architettonico Officina Edizioni Roma No
1972 Holiday camp in Brusson, Italy, in Bilz D., Kinder und Jugendheime Verlag Gerd Hatje Stuttgart 89-92 No
Parente Pino (a cura di) 1972 Nuova Architettura Italiana, catalogo della mostra internazionale itinerante dell’architettura contemporanea italiana Grafica Palombi Roma No
Bolzoni Luciano, Carones Maurizio 1996 Il moderno in Valle d’Aosta. 1945-1970 Domus n. 782 No
Belski Maria Pia 2000 L’architettura di Leonardo Fiori Abitare Segesta Milano 87-90 No
Bolzoni Luciano 2001 Architettura moderna nelle Alpi italiane dagli anni Sessanta alla fine del XX secolo Priuli & Verlucca Scarmagno (TO) 44-46 No
Nebbia Giuseppe 2002 Architettura Moderna in Valle d’Aosta. Il secondo Novecento Musumeci Editore Quart (AO) 55-56 No
De Rossi Antonio 2005 Architettura moderna alpina in Piemonte e Valle d’Aosta Allemandi Torino 61 No
Montalti E. (a cura di) 2008 Viaggio in Italia. Valle d’Aosta Ottagono n. 215 145 No
Vidari Pier Paride 2009 Architetture Olivetti per l’infanzia, in Quattrocchi L. (a cura di), 2009, Architetture per l'infanzia. Asili nido e scuole materne in Italia 1930-1960 Allemandi Torino No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Pianta piano terra Pianta piano terra
Pianta piano primo Pianta piano primo
Progetto: Vista a volo d'uccello Progetto: Vista a volo d'uccello
Prospettiva Prospettiva
Planimetria generale Planimetria generale
Sezione longitudinale Sezione longitudinale
Sezione costruttiva Sezione costruttiva
Vista generale Vista generale
Vista generale da sud Vista generale da sud
Il fronte sud Il fronte sud
Il fronte nord-est Il fronte nord-est
Gli atelier Gli atelier
La Palestra/teatro La Palestra/teatro
L'interno degli atelier L'interno degli atelier
Particolare del fronte sud-ovest Particolare del fronte sud-ovest

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.

Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGAAP - Regione Autonoma Valle D'Aosta
Titolare della ricerca: Fondazione Courmayeur Mont Blanc
Responsabile scientifico: Roberto Dini, Giuseppe Nebbia


Scheda redatta da Roberto Dini
creata il 31/12/2014
ultima modifica il 26/01/2023

Revisori:

Mezzino Davide 2021