Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

RECUPERO EX-DEPOSITO LOCOMOTIVE SANT'ERASMO

Scheda Opera

  • Tavola planimetrica dello stato di fatto
  • Rilievo dello stato di fatto, prospetti
  • Rilievo dello stato di fatto, particolari della soluzione d'angolo
  • Rilievo dello stato di fatto, abaco delle colonne
  • Bozzetto progettuale
  • Progetto, Pianta
  • Progetto, Prospetti maggiori
  • Progetto, Sezioni
  • Progetto, particolare del portone d'ingresso
  • Progetto, particolare delle connessioni tra le colonne
  • Stato di fatto delle strutture metalliche, prima dell'inizio dei lavori
  • Stato di fatto delle strutture metalliche, prima dell'inizio dei lavori
  • Stato di fatto delle strutture metalliche e dell'intradosso delle coperture, prima dell'inizio dei lavori
  • Spazi d'ingresso
  • Fronte nord-ovest
  • Fronte nord-ovest
  • Fronte nord-ovest
  • Fronte sud-est
  • Fronte nord-est
  • Fronte sud-est
  • Soluzione d'angolo
  • Soluzione d'angolo, dettaglio
  • Soluzione d'angolo, dettaglio
  • Soluzione d'angolo
  • Interni, allestimento EcoMuseo Mare Memoria Viva
  • Interni, allestimento EcoMuseo Mare Memoria Viva
  • Interni, foto attuale
  • Ex Deposito di Sant'Erasmo, Palermo: allestimento EcoMuseo Mare Memoria Viva
  • Comune: Palermo
  • Località: Settecannoli
  • Denominazione: RECUPERO EX-DEPOSITO LOCOMOTIVE SANT'ERASMO
  • Indirizzo: Via Messina Marine, N. 14
  • Data: 1989 - 2003
  • Tipologia: Interventi di recupero e trasformazione
  • Autori principali: Anna Maria Fundarò, Anna Cottone, Ettore Pennisi, Liborio Munna
Descrizione

Testimonianza eccellente di archeologia industriale, l'ex Deposito si trova sulla riva est della foce del fiume Oreto, a circa un centinaio di metri dalla linea di costa. Quest’area della città di Palermo, ovvero il quartiere Settecannoli, iniziò a registrare un certo sviluppo a partire dagli anni ’80 del XIX secolo, quando venne resa operativa la ferrovia a scartamento ridotto Palermo-Corleone. Al capolinea della tratta fu realizzato un complesso architettonico composto da una stazione per la movimentazione di merci e passeggeri (a ovest della foce) e dal deposito di locomotive (sul lato est). Dopo quasi otto decenni, la linea ferroviaria venne dismessa e la stazione demolita: la parte orientale del complesso, comprendente il deposito e alcuni edifici complementari, fu risparmiata e utilizzata per funzioni di tipo promiscuo fino al 1985, quando le Ferrovie dello Stato cedettero al Comune di Palermo l’area e i fabbricati in essa insistenti. Dopo poco tempo l’Amministrazione manifestò la volontà di trasformare il luogo in un grande spazio culturale-espositivo: il processo di conversione ebbe il suo inizio nel 1989 con l’affidamento del progetto di recupero a un team diretto da Anna Maria Fundarò, architetto e docente di Disegno Industriale presso la Facoltà di Architettura del capoluogo siciliano. Gli altri progettisti del gruppo erano gli architetti Anna Cottone ed Ettore Pennisi e l’ingegnere Liborio Munna.
Alcuni anni prima, nel 1983, Ettore Sottsass, in un suo articolo dal titolo “Architettura emozionale”, nel commentare la tesi di laurea di Giulia Mantisi, incentrata proprio su un’ipotesi di riutilizzazione dell’ex Deposito di Sant’Erasmo, si soffermava sull’etica civile nel recupero degli spazi pubblici intesi come luoghi nuovi in cui una comunità inizia a riconoscersi, ritrovando sé stessa. Dalla relazione di progetto custodita presso l’archivio privato di Anna Maria Fundarò emergono intenti del tutto simili, in particolare nell’adozione di un approccio progettuale e culturale che, pur rispettando il manufatto storico, si fonda su una rilettura critica dell’esistente volta definire nuove socialità in nuovi spazi. Nell’introduzione, non a caso, sono citate le esperienze contemporanee di Franco Albini e Carlo Scarpa, a sottolineare l’appropriatezza di una metodologia progettuale tesa a incrementare il valore qualitativo dell’edificio, impedendone al tempo stesso “un consumo di tipo nostalgico”. D’altro canto la produzione scientifico-letteraria di Anna Maria Fundarò testimonia la sua attenzione ai temi dell’archeologia industriale e della storia dell’architettura dell’Ottocento nel territorio palermitano: un retroterra di interessi culturali che si traduce, nel progetto di recupero dell’ex Deposito, nella volontà di conoscere e comprendere in profondità l’edificio e i suoi valori che non sono soltanto tecnici o architettonici, ma anche storici, simbolici e sociali. Il progetto mira a rispettare rigorosamente le caratteristiche costruttive e spaziali del manufatto, supportato da ricerche che ne dimostrano analiticamente la derivazione da coevi tipi edilizi londinesi.
Il cantiere, iniziato nella seconda metà del 1997 e completato nel 2003, ha subito diverse interruzioni, a causa di occupazioni abusive dell’area, imprevisti tecnici o aggiunte di categorie di lavori inizialmente non previste; a tutto ciò sono seguite delle perizie di variante e suppletive nonché la nomina dell’ingegnere Giuseppe Di Marzo come nuovo direttore dei lavori nel 1999. Dopo l’iniziale rimozione delle superfetazioni e la messa in sicurezza delle parti della fabbrica a rischio di crollo, la struttura metallica intelaiata del padiglione è stata restaurata, sostituendo le parti compromesse. I quattro contrafforti angolari controventati sono stati ripristinati, liberandoli dalle strutture murarie che in parte li coprivano. Le murature perimetrali (aggiunte presumibilmente in anni successivi all’entrata in funzione della ferrovia) sono state riconfigurate razionalizzando e uniformando il disegno delle aperture, da quel momento tutte ad arco e poste a intervalli regolari. Gli infissi, a sottolineare il carattere archeo-industriale dell’edificio, sono stati realizzati in acciaio su disegno specifico. L’interno del padiglione è un unico grande spazio a pianta rettangolare contrassegnato dall'elegante struttura metallica, che definisce una scansione linguistica basata sulla ripetizione del modulo strutturale. Le capriate di tipo Polonceau reggono una copertura composta da quattro falde inclinate e sormontate da un lucernaio centrale: l’intradosso del tetto è realizzato con un tavolato in legno massello, mentre l’estradosso è composto da un tradizionale manto di tegole marsigliesi. Gli esili pilastri sono collegati fra loro da un sistema di pannelli forati in acciaio (per una parte della luce libera in altezza) che ordinano lo spazio, creando una fascia esterna di percorrenza, distinta dall'ambiente centrale, senza schermare e separare in maniera netta le due aree. Il progetto inoltre ha previsto il recupero degli edifici complementari e degli spazi esterni, adesso pavimentati e dotati di percorsi evidenziati da doghe di legno e corpi illuminanti. Il complesso, utilizzato dal 2004, ha ospitato dapprima le iniziative di Kals’Art fino al 2012 e, successivamente, le installazioni e gli eventi dell’Ecomuseo Mare Memoria Viva.

Info
  • Progetto: 1989 - 1997
  • Esecuzione: 1997 - 2003
  • Tipologia Specifica: Spazi espositivi, culturali e aggregativi
  • Committente: Comune di Palermo
  • Proprietà: Proprietà pubblica
  • Destinazione originaria: Deposito ferroviario
  • Destinazione attuale: Spazio espositivo/Museo
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Walter Angelico Collaboratore Progetto NO
Anna Cottone Progetto architettonico Progetto SI
Giuseppe Di Marzo Direzione lavori Esecuzione NO
Anna Maria Fundarò Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo www.archiviodamiani.it SI
Liborio Munna Progetto architettonico Progetto SI
Ettore Pennisi Progetto architettonico Progetto SI
Antonino Pisano Collaboratore Progetto NO
  • Strutture: Setti in muratura portante; Scheletro indipendente in metallo
  • Materiale di facciata: Intonaco
  • Coperture: Piane a falde inclinate, in legno e acciaio
  • Stato Strutture: Ottimo
  • Stato Materiale di facciata: Ottimo
  • Stato Coperture: Ottimo
  • Stato Serramenti: Ottimo

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Alcuni anni prima, nel 1983, Ettore Sottsass, in un suo articolo dal titolo “Architettura emozionale”, nel commentare la tesi di laurea di Giulia Mantisi, incentrata proprio su un’ipotesi di riutilizzazione dell’ex Deposito di Sant’Erasmo, si soffermava sull’etica civile nel recupero degli spazi pubblici intesi come luoghi nuovi in cui una comunità inizia a riconoscersi, ritrovando sé stessa. Dalla relazione di progetto custodita presso l’archivio privato di Anna Maria Fundarò emergono intenti del tutto simili, in particolare nell’adozione di un approccio progettuale e culturale che, pur rispettando il manufatto storico, si fonda su una rilettura critica dell’esistente volta definire nuove socialità in nuovi spazi. Nell’introduzione, non a caso, sono citate le esperienze contemporanee di Franco Albini e Carlo Scarpa, a sottolineare l’appropriatezza di una metodologia progettuale tesa a incrementare il valore qualitativo dell’edificio, impedendone al tempo stesso “un consumo di tipo nostalgico”. D’altro canto la produzione scientifico-letteraria di Anna Maria Fundarò testimonia la sua attenzione ai temi dell’archeologia industriale e della storia dell’architettura dell’Ottocento nel territorio palermitano: un retroterra di interessi culturali che si traduce, nel progetto di recupero dell’ex Deposito, nella volontà di conoscere e comprendere in profondità l’edificio e i suoi valori che non sono soltanto tecnici o architettonici, ma anche storici, simbolici e sociali. Il progetto mira a rispettare rigorosamente le caratteristiche costruttive e spaziali del manufatto, supportato da ricerche che ne dimostrano analiticamente la derivazione da coevi tipi edilizi londinesi.
Il cantiere, iniziato nella seconda metà del 1997 e completato nel 2003, ha subito diverse interruzioni, a causa di occupazioni abusive dell’area, imprevisti tecnici o aggiunte di categorie di lavori inizialmente non previste; a tutto ciò sono seguite delle perizie di variante e suppletive nonché la nomina dell’ingegnere Giuseppe Di Marzo come nuovo direttore dei lavori nel 1999. Dopo l’iniziale rimozione delle superfetazioni e la messa in sicurezza delle parti della fabbrica a rischio di crollo, la struttura metallica intelaiata del padiglione è stata restaurata, sostituendo le parti compromesse. I quattro contrafforti angolari controventati sono stati ripristinati, liberandoli dalle strutture murarie che in parte li coprivano. Le murature perimetrali (aggiunte presumibilmente in anni successivi all’entrata in funzione della ferrovia) sono state riconfigurate razionalizzando e uniformando il disegno delle aperture, da quel momento tutte ad arco e poste a intervalli regolari. Gli infissi, a sottolineare il carattere archeo-industriale dell’edificio, sono stati realizzati in acciaio su disegno specifico. L’interno del padiglione è un unico grande spazio a pianta rettangolare contrassegnato dall'elegante struttura metallica, che definisce una scansione linguistica basata sulla ripetizione del modulo strutturale. Le capriate di tipo Polonceau reggono una copertura composta da quattro falde inclinate e sormontate da un lucernaio centrale: l’intradosso del tetto è realizzato con un tavolato in legno massello, mentre l’estradosso è composto da un tradizionale manto di tegole marsigliesi. Gli esili pilastri sono collegati fra loro da un sistema di pannelli forati in acciaio (per una parte della luce libera in altezza) che ordinano lo spazio, creando una fascia esterna di percorrenza, distinta dall'ambiente centrale, senza schermare e separare in maniera netta le due aree. Il progetto inoltre ha previsto il recupero degli edifici complementari e degli spazi esterni, adesso pavimentati e dotati di percorsi evidenziati da doghe di legno e corpi illuminanti. Il complesso, utilizzato dal 2004, ha ospitato dapprima le iniziative di Kals’Art fino al 2012 e, successivamente, le installazioni e gli eventi dell’Ecomuseo Mare Memoria Viva.
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  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 64_Z
  • Particella: 36

Note

-

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Sottsass Ettore 1983 Architettura emozionale in "ADS. Annuario Design Sicilia 1983" Firenze 18-21 No
Pirrone Daniela 1993 Archeologia industriale in Sicilia: la linea a scartamento ridotto Palermo S. Erasmo -San Carlo Edizioni Guida Palermo 87-90; 131-137 No
Fundarò Anna Maria, Cottone Anna 1996 L'ex deposito locomotive Sant'Erasmo. Un restauro solo annunciato Salvare Palermo Palermo 41-42 No
Carcasio Maria, Amoroso Salvatore (a cura di) 2000 Le stazioni ferroviarie di Palermo Regione Siciliana, Assessorato dei beni culturali e ambientali e della pubblica istruzione Palermo 156-171 No
Anello Laura 2004 Sant'Erasmo. La stazione torna a vivere in "Giornale di Sicilia", domenica 27 giugno Palermo 39 Si

Fonti Archivistiche
Titolo Autore Ente Descrizione Conservazione
Progetto di recupero ex deposito di locomotive di S. Erasmo in via Messina Marine (segnatura AMF 9.3 Restauro e trasformazione 10) Anna Maria Fundarò Archivio Anna Maria Fundarò 120 Disegni di progetto, relazioni tecniche, atti amministrativi

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Tavola planimetrica dello stato di fatto Tavola planimetrica dello stato di fatto Archivio Anna Maria Fundarò
Rilievo dello stato di fatto, prospetti Rilievo dello stato di fatto, prospetti Archivio Anna Maria Fundarò
Rilievo dello stato di fatto, particolari della soluzione d'angolo Rilievo dello stato di fatto, particolari della soluzione d'angolo Archivio Anna Maria Fundarò
Rilievo dello stato di fatto, abaco delle colonne Rilievo dello stato di fatto, abaco delle colonne Archivio Anna Maria Fundarò
Bozzetto progettuale Bozzetto progettuale Archivio Anna Maria Fundarò
Progetto, Pianta Progetto, Pianta Archivio Anna Maria Fundarò
Progetto, Prospetti maggiori Progetto, Prospetti maggiori Archivio Anna Maria Fundarò
Progetto, Sezioni Progetto, Sezioni Archivio Anna Maria Fundarò
Progetto, particolare del portone d'ingresso Progetto, particolare del portone d'ingresso Archivio Anna Maria Fundarò
Progetto, particolare delle connessioni tra le colonne Progetto, particolare delle connessioni tra le colonne Archivio Anna Maria Fundarò
Stato di fatto delle strutture metalliche, prima dell'inizio dei lavori Stato di fatto delle strutture metalliche, prima dell'inizio dei lavori Archivio Anna Maria Fundarò
Stato di fatto delle strutture metalliche, prima dell'inizio dei lavori Stato di fatto delle strutture metalliche, prima dell'inizio dei lavori Archivio Anna Maria Fundarò
Stato di fatto delle strutture metalliche e dell'intradosso delle coperture, prima dell'inizio dei lavori Stato di fatto delle strutture metalliche e dell'intradosso delle coperture, prima dell'inizio dei lavori Archivio Anna Maria Fundarò
Spazi d'ingresso Spazi d'ingresso Ecomuseo Mare Memoria Viva
Fronte nord-ovest Fronte nord-ovest Ecomuseo Mare Memoria Viva
Fronte nord-ovest Fronte nord-ovest Salvatore Damiano
Fronte nord-ovest Fronte nord-ovest Salvatore Damiano
Fronte sud-est Fronte sud-est Salvatore Damiano
Fronte nord-est Fronte nord-est Salvatore Damiano
Fronte sud-est Fronte sud-est Salvatore Damiano
Soluzione d'angolo Soluzione d'angolo Salvatore Damiano
Soluzione d'angolo, dettaglio Soluzione d'angolo, dettaglio Salvatore Damiano
Soluzione d'angolo, dettaglio Soluzione d'angolo, dettaglio Salvatore Damiano
Soluzione d'angolo Soluzione d'angolo Salvatore Damiano
Interni, allestimento EcoMuseo Mare Memoria Viva Interni, allestimento EcoMuseo Mare Memoria Viva Salvatore Damiano
Interni, allestimento EcoMuseo Mare Memoria Viva Interni, allestimento EcoMuseo Mare Memoria Viva Salvatore Damiano
Interni, foto attuale Interni, foto attuale Salvatore Damiano
Ex Deposito di Sant'Erasmo, Palermo: allestimento EcoMuseo Mare Memoria Viva Ex Deposito di Sant'Erasmo, Palermo: allestimento EcoMuseo Mare Memoria Viva Ecomuseo Mare Memoria Viva

Criteri
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
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Ecomuseo Mare Memoria Viva Visualizza
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Crediti Scheda
Enti di riferimento: Direzione generale creatività contemporanea
Titolare della ricerca: Università degli studi di Catania
Responsabile scientifico: Paola Barbera


Scheda redatta da Salvatore Damiano (Università degli studi di Catania)
creata il 08/05/2024
ultima modifica il 05/02/2025