Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

COLONIA MARINA E.N.P.A.S

Scheda Opera

  • Veduta di insieme del corpo dei dormitori con relativo blocco scale e recinzione in cattive condizioni
  • Blocco ristorante e sala riunioni, lato ovest, con attacco della struttura di collegamento
  • Collegamento del corpo con i dormitori scale tramite ballatoi esterni, lato nord
  • Ingresso principale alla colonia dal viale Cristoforo Colombo
  • Collegamento del corpo con i dormitori scale tramite ballatoi esterni, lato nord
  • Facciata dei dormitori su viale Cristoforo Colombo, parte sinistra
  • Blocco ristorante e sala riunioni, lato ovest
  • : Infermeria di isolamento, lato nord
  • Blocco cabina, lato sud
  • Collegamento esterno tra il blocco del dormitorio e quello del ristorante/sala riunioni
  • Particolare del degrado del tetto del lato nord del dormitorio
  • Infermeria di isolamento, lato nord. Particolare finestra bifora
  • Blocco ristorante e sala riunioni, lato nord. Particolare del degrado della ringhiera
  • Stato di degrado dell’intonaco
  • Facciata dei dormitori su viale Cristoforo Colombo, parte destra
  • Comune: Cesenatico
  • Località: Tagliata
  • Denominazione: COLONIA MARINA E.N.P.A.S
  • Indirizzo: Via Cristoforo Colombo
  • Data: 1961 - 1965
  • Tipologia: Edifici per attività assistenziali e spirituali
  • Autori principali: Paolo Portoghesi
Descrizione

Il complesso voluto da E.N.P.A.S (Ente Nazionale Previdenza Assistenza Statali), viene realizzato con lo scopo di costruire una colonia estiva elioterapica per i figli dei dipendenti statali.
L’edificio, come altri di tipo assistenziale dello stesso periodo, trova edificazione nell’area della riviera di Ponente della città, meno ambita rispetto al tratto costiero posto a Levante.
Il lotto di terreno di proprietà dello stesso ente, situato in località Tagliata di Cesenatico, confina con viale Colombo una strada adiacente al canale Mesola della Tagliata, con la spiaggia adriatica e con un lotto privato. Tale localizzazione e il suo isolamento permetteva, all’epoca della realizzazione, una percezione unitaria dell’intero complesso. Oggi, al contrario, la realizzazione di altri edifici della stessa destinazione d’uso trasferisce l’immagine di un quartiere specializzato, in cui si ripetono una serie di blocchi recintati.
La colonia, nella sua impostazione distributiva, contesta la tradizione tipologica degli edifici della stessa destinazione d’uso basata sulla disposizione in linea delle camerate collegate da lunghi corridoi.
Il complesso risulta geometricamente caratterizzato dal disegno planimetrico del corpo principale dei dormitori (a tre piani), ispirato da un motivo compositivo geometrico “stellare”, ripetuto e concatenato secondo un andamento curvilineo. Il corpo di fabbrica persegue un’unità formale pur articolandosi planimetricamente in una serie di matrici triangolari che configurano spazi raccolti di diverso valore, mai racchiusi e reciprocamente confluenti, sistema mutuato dalla tradizione barocca, intesa da Portoghesi, come da altri nello stesso periodo, come arricchimento e revisione della tradizione dei linguaggi e dei sistemi dell’architettura moderna.
Il progetto è stato eseguito in collaborazione con pedagogisti, con i quali l’autore ha voluto creare un ambiente la cui varietà spaziale risultasse di stimolo.
Il complesso prevede la sistemazione di 420 bambini e del personale, organizzati in unità funzionali autonome di venti bambini ciascuna: ogni unità è costituita dal locale di riposo, dal guardaroba, dai servizi igienici, dagli alloggi destinati all’assistente e al personale di servizio.
L’unità rappresenta il nucleo base in cui si può consolidare il primo senso associativo e al tempo stesso fornisce lo spazio a misura per l’autocontrollo da parte del bambino.
L’edificio si compone di tre corpi di fabbrica principali. Il corpo dei dormitori è formato a sua volta da tre giunti stellari in cui convergono tre colonne di camerate sovrapposte. Ne risulta un blocco articolato su uno schema geometrico esagonale, in cui rimangono ben riconoscibili gli spazi destinati agli alloggi. Nella parte concava del corpo principale, esposta a nord, sono situati i corpi scala, enucleati dal complesso e che hanno la forma di grandi prismi anch’essi esagonali. Più vicini alla spiaggia, sono localizzati i padiglioni del refettorio-sala di ricreazione e del padiglione per l’isolamento destinato ai bambini ammalati. Il ristorante e la sala riunioni che lo sovrasta, sono posti lungo il transito tra le camerate e il mare. La struttura di questo corpo è a maglia triangolare e la sua forma è nuovamente il risultato di un lavoro sulla figura dell’esagono modificato da espansioni e restringimenti che ospitano le grandi vetrate.
Il programma espressivo, attentamente trascritto nella struttura formale della colonia, è quello di comunicare attraverso elementi linguistici di collaudato valore simbolico, il massimo di informazioni visive circa l’utilizzo degli spazi, la loro destinazione e il loro valore dimensionale. Questi elementi sono principalmente: la finestra come zona di contatto tra interno ed esterno e i disimpegni, che trovano punti di contatto con l’esterno, accentuando il loro valore di spazi per favorire le relazioni.
Alla camerata vera e propria si aggregano poi altre cellule secondarie: i servizi, l’angolo della vigilatrice e la stanza per l’assistente. E’ chiara la scelta di una figura che si espande nello spazio circostante e dell’uso di particolari accorgimenti metrici come le altezze variabili dei parapetti, le ringhiere con corrimano a due altezze (quella regolamentare e quella più bassa a portata di mano infantile), la proporzione delle sale collettive dimensionata sulle misure dei piccoli utenti.
Anche le finestre assolvono il compito di evidenziare le funzioni. Sottili fessure continue fasciano senza interruzione i vari corpi di fabbrica allo scopo di fornire, qualunque sia la direzione dei venti, la possibilità di una aerazione efficiente. Ciascuna camerata dispone di un’asola posta all’altezza del soffitto e di quattro finestre di differente altezza poste in sequenza alternata. Gli ambienti di servizio posti a pianterreno presentano forature diverse di tipo modulare con ritmi sempre variabili, determinati dalle esigenze di illuminazione. Nel corpo delle sale collettive poi, è previsto un particolare sistema di schermatura per il riverbero dei raggi solari.

(Matteo Sintini, Ilaria Cattabriga)

Info
  • Progetto: 1961 - 1961
  • Esecuzione: 1962 - 1965
  • Tipologia Specifica: Colonia
  • Committente: ENPAS ('Ente nazionale di previdenza e assistenza per i dipendenti statali)
  • Proprietà: Proprietà pubblica
  • Destinazione originaria: casa per vacanze - colonia estiva
  • Destinazione attuale: casa per vacanze - colonia estiva
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Eugenio Abruzzini Collaboratore Progetto Visualizza Profilo https://www.architettiroma.it/50_anni_professione/abruzzini-eugenio/ NO
Paolo Portoghesi Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=36163 SI
  • Strutture: cemento armato
  • Materiale di facciata: intonaco
  • Coperture: piana, metallo
  • Serramenti: metallo
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Mediocre
  • Stato Coperture: Buono
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Il lotto di terreno di proprietà dello stesso ente, situato in località Tagliata di Cesenatico, confina con viale Colombo una strada adiacente al canale Mesola della Tagliata, con la spiaggia adriatica e con un lotto privato. Tale localizzazione e il suo isolamento permetteva, all’epoca della realizzazione, una percezione unitaria dell’intero complesso. Oggi, al contrario, la realizzazione di altri edifici della stessa destinazione d’uso trasferisce l’immagine di un quartiere specializzato, in cui si ripetono una serie di blocchi recintati.
La colonia, nella sua impostazione distributiva, contesta la tradizione tipologica degli edifici della stessa destinazione d’uso basata sulla disposizione in linea delle camerate collegate da lunghi corridoi. 
Il complesso risulta geometricamente caratterizzato dal disegno planimetrico del corpo principale dei dormitori (a tre piani), ispirato da un motivo compositivo geometrico “stellare”, ripetuto e concatenato secondo un andamento curvilineo. Il corpo di fabbrica persegue un’unità formale pur articolandosi planimetricamente in una serie di matrici triangolari che configurano spazi raccolti di diverso valore, mai racchiusi e reciprocamente confluenti, sistema mutuato dalla tradizione barocca, intesa da Portoghesi, come da altri nello stesso periodo, come arricchimento e revisione della tradizione dei linguaggi e dei sistemi dell’architettura moderna. 
Il progetto è stato eseguito in collaborazione con pedagogisti, con i quali l’autore ha voluto creare un ambiente la cui varietà spaziale risultasse di stimolo. 
Il complesso prevede la sistemazione di 420 bambini e del personale, organizzati in unità funzionali autonome di venti bambini ciascuna: ogni unità è costituita dal locale di riposo, dal guardaroba, dai servizi igienici, dagli alloggi destinati all’assistente e al personale di servizio. 
L’unità rappresenta il nucleo base in cui si può consolidare il primo senso associativo e al tempo stesso fornisce lo spazio a misura per l’autocontrollo da parte del bambino.
L’edificio si compone di tre corpi di fabbrica principali. Il corpo dei dormitori è formato a sua volta da tre giunti stellari in cui convergono tre colonne di camerate sovrapposte. Ne risulta un blocco articolato su uno schema geometrico esagonale, in cui rimangono ben riconoscibili gli spazi destinati agli alloggi. Nella parte concava del corpo principale, esposta a nord, sono situati i corpi scala, enucleati dal complesso e che hanno la forma di grandi prismi anch’essi esagonali. Più vicini alla spiaggia, sono localizzati i padiglioni del refettorio-sala di ricreazione e del padiglione per l’isolamento destinato ai bambini ammalati. Il ristorante e la sala riunioni che lo sovrasta, sono posti lungo il transito tra le camerate e il mare. La struttura di questo corpo è a maglia triangolare e la sua forma è nuovamente il risultato di un lavoro sulla figura dell’esagono modificato da espansioni e restringimenti che ospitano le grandi vetrate.  
Il programma espressivo, attentamente trascritto nella struttura formale della colonia, è quello di comunicare attraverso elementi linguistici di collaudato valore simbolico, il massimo di informazioni visive circa l’utilizzo degli spazi, la loro destinazione e il loro valore dimensionale. Questi elementi sono principalmente: la finestra come zona di contatto tra interno ed esterno e i disimpegni, che trovano punti di contatto con l’esterno, accentuando il loro valore di spazi per favorire le relazioni.
Alla camerata vera e propria si aggregano poi altre cellule secondarie: i servizi, l’angolo della vigilatrice e la stanza per l’assistente. E’ chiara la scelta di una figura che si espande nello spazio circostante e dell’uso di particolari accorgimenti metrici come le altezze variabili dei parapetti, le ringhiere con corrimano a due altezze (quella regolamentare e quella più bassa a portata di mano infantile), la proporzione delle sale collettive dimensionata sulle misure dei piccoli utenti.
Anche le finestre assolvono il compito di evidenziare le funzioni. Sottili fessure continue fasciano senza interruzione i vari corpi di fabbrica allo scopo di fornire, qualunque sia la direzione dei venti, la possibilità di una aerazione efficiente. Ciascuna camerata dispone di un’asola posta all’altezza del soffitto e di quattro finestre di differente altezza poste in sequenza alternata. Gli ambienti di servizio posti a pianterreno presentano forature diverse di tipo modulare con ritmi sempre variabili, determinati dalle esigenze di illuminazione. Nel corpo delle sale collettive poi, è previsto un particolare sistema di schermatura per il riverbero dei raggi solari.

(Matteo Sintini, Ilaria Cattabriga)

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Paolo Portoghesi (Roma 1931) 
si laurea in architettura a Roma nel 1957. 
I primi anni di professione rivelano il suo malessere nei confronti della tradizione razionalista. Inizia il suo percorso di architetto con la Casa Baldi nel 1959-61, in cui rilancia la memoria del passato e degli ordini classici, mentre con la Colonia Enpas aderisce alle correnti organiche sostenute da Bruno Zevi.
Nel 1964 inizia una solida collaborazione con Vittorio Gigliotti, che produce architetture che rispecchiano gli studi storici come quelli su Borromini e sulle varianti di scale michelangiolesche, come ad esempio Casa Andreis (Scandriglia, 1964-1967), Casa Bevilacqua  (Gaeta, 1966-1971) o il progetto per gli uffici della Camera dei Deputati  (1967).
Negli anni Settanta ricopre il ruolo di Preside della Facoltà di Architettura di Milano, sono anni in cui promuove la cultura e l’impegno politico con la fondazione della rivista “Controspazio” nel 1969. Dal 1983 al 1993 è presidente della Biennale di Venezia, mandato concluso con una mostra riguardante lo Spazio Sacro nelle tre religioni monoteiste, inaugurata a Venezia e trasferita poi a Monaco, Londra e Berlino. Nello stesso anno fonda la rivista "Eupalino". I progetti e le realizzazioni degli anni Settanta e Ottanta segnano una cristallizzazione, entro forme geometriche complesse, delle linee di forza che innervano le architetture, come dimostrano l’impianto stellare, a cinque punte, dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila del 1978 e la Moschea islamica di Roma, iniziata nel 1975 in collaborazione con Mousawi. Dal 1990 dirige «Materia» e dal 2001 "Abitare la Terra".
Come storico dell’architettura ha pubblicato inumerosi libri, saggi e articoli e altrettanti ne sono stati dedicati alle sue architetture.
Esposizioni sulle sue opere architettoniche si sono avute alla Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia del 1977, al Bauzentrum di Vienna, alla Hochschule für Bildende Kunste di Amburgo, a Berlino, Karlsruhe, Bielefeld, Gottinga, Osaka, Kassel, Parigi, New York, San Francisco, Milano e lungo via Giulia a Roma.
In area emiliano-romagnola realizza complessi residenziali, commerciali e direzionali a Bologna, l’Excelsior Savoia Suite Hotel & Store a Rimini, il progetto del teatro di Parma e negli ultimi anni, elabora anche alcuni progetti per il lungomare della Riviera Adriatica e la sistemazione della piazza Leon Battista Alberti a Rimini.
Le sue opere sono documentate nelle riviste specialistiche italiane e straniere più famose.
La sua attività, fondata su un attento studio dell’architettura del passato, ha unito ricerca storica, impegno didattico e lavoro professionale. Abbandonati gli strumenti metodologici e il linguaggio formle propri del Movimento Moderno, Portoghesi propone di reintegrare nella progettazione le istanze della tradizione, come espressione di memorie collettive e di libertà del progettista. 
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 3
  • Particella: 75-11

Note

Nel corso degli anni l’edificio ha subito una serie di adeguamenti alle norme vigenti per consentirne l’uso così come sono stati realizzati una serie di volumi secondari e, più in generale, piani di recupero. Paolo Portoghesi (Roma 1931) si laurea in architettura a Roma nel 1957. I primi anni di professione rivelano il suo malessere nei confronti della tradizione razionalista. Inizia il suo percorso di architetto con la Casa Baldi nel 1959-61, in cui rilancia la memoria del passato e degli ordini classici, mentre con la Colonia Enpas aderisce alle correnti organiche sostenute da Bruno Zevi. Nel 1964 inizia una solida collaborazione con Vittorio Gigliotti, che produce architetture che rispecchiano gli studi storici come quelli su Borromini e sulle varianti di scale michelangiolesche, come ad esempio Casa Andreis (Scandriglia, 1964-1967), Casa Bevilacqua (Gaeta, 1966-1971) o il progetto per gli uffici della Camera dei Deputati (1967). Negli anni Settanta ricopre il ruolo di Preside della Facoltà di Architettura di Milano, sono anni in cui promuove la cultura e l’impegno politico con la fondazione della rivista “Controspazio” nel 1969. Dal 1983 al 1993 è presidente della Biennale di Venezia, mandato concluso con una mostra riguardante lo Spazio Sacro nelle tre religioni monoteiste, inaugurata a Venezia e trasferita poi a Monaco, Londra e Berlino. Nello stesso anno fonda la rivista "Eupalino". I progetti e le realizzazioni degli anni Settanta e Ottanta segnano una cristallizzazione, entro forme geometriche complesse, delle linee di forza che innervano le architetture, come dimostrano l’impianto stellare, a cinque punte, dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila del 1978 e la Moschea islamica di Roma, iniziata nel 1975 in collaborazione con Mousawi. Dal 1990 dirige «Materia» e dal 2001 "Abitare la Terra". Come storico dell’architettura ha pubblicato inumerosi libri, saggi e articoli e altrettanti ne sono stati dedicati alle sue architetture. Esposizioni sulle sue opere architettoniche si sono avute alla Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia del 1977, al Bauzentrum di Vienna, alla Hochschule für Bildende Kunste di Amburgo, a Berlino, Karlsruhe, Bielefeld, Gottinga, Osaka, Kassel, Parigi, New York, San Francisco, Milano e lungo via Giulia a Roma. In area emiliano-romagnola realizza complessi residenziali, commerciali e direzionali a Bologna, l’Excelsior Savoia Suite Hotel & Store a Rimini, il progetto del teatro di Parma e negli ultimi anni, elabora anche alcuni progetti per il lungomare della Riviera Adriatica e la sistemazione della piazza Leon Battista Alberti a Rimini. Le sue opere sono documentate nelle riviste specialistiche italiane e straniere più famose. La sua attività, fondata su un attento studio dell’architettura del passato, ha unito ricerca storica, impegno didattico e lavoro professionale. Abbandonati gli strumenti metodologici e il linguaggio formle propri del Movimento Moderno, Portoghesi propone di reintegrare nella progettazione le istanze della tradizione, come espressione di memorie collettive e di libertà del progettista.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Zevi Bruno 1965 Un universo per bambini in vacanza L'Espresso 5 dicembre No
Marini Giuseppe Luigi (a cura di) 1966 Colonia marina a Tagliata di Cesenatico, in Catalogo Bolaffi dell'Architettura italiana 1963-1966 Giulio Bolaffi Editore Torino 2-3 Si
Portoghesi Paolo 1966 Colonia marina E.N.P.A.S. a Cesenatico L'Architettura. Cronache e storia n. 125 706-713 Si
Moschini Francesco (a cura di) 1979 Paolo Portoghesi. Progetti e disegni (1949-1979) Centro Di Firenze No
Priori Giancarlo (a cura di) 1985 Paolo Portoghesi Zanichelli Bologna 31-31 Si
Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna 1986 Colonie a mare: il patrimonio delle colonie sulla costa romagnola quale risorsa urbana e ambientale Grafis Casalecchio di Reno 212 No
Tramonti Ulisse 1997 Itinerari di Architettura Moderna. Forlì, Cesena, Predappio Alinea Firenze 242-243 Si
Massobrio Giovanna, Ercadi Maria, Tuzi Stefania 2001 Paolo Portoghesi architetto Skira Milano No
Orioli Valentina, Poletti Giovanni (a cura di) 2004 Un laboratorio per Cesenatico, in Poletti Giovanni (a cura di), Studi di architettura per la città di Cesenatico Il vincolo Divisione Libri Cesena 26-27 Si
Mulazzani Marco, Polano Sergio (curatore) 2005 Guida all’architettura italiana del Novecento (Guida) Electa, Milano, 328 Si
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
Bernitsa Petra, Ercadi Maria (a cura di) 2006 Paolo Portoghesi Skira Milano 42-43 No
Orioli Valentina 2008 Cesenatico: turismo e città balneare fra Otto e Novecento Alinea Firenze 107-108; 144 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Veduta di insieme del corpo dei dormitori con relativo blocco scale e recinzione in cattive condizioni Veduta di insieme del corpo dei dormitori con relativo blocco scale e recinzione in cattive condizioni R. Vlahov. Courtesy IBC
Blocco ristorante e sala riunioni, lato ovest, con attacco della struttura di collegamento Blocco ristorante e sala riunioni, lato ovest, con attacco della struttura di collegamento R. Vlahov. Courtesy IBC
Collegamento del corpo con i dormitori scale tramite ballatoi esterni, lato nord Collegamento del corpo con i dormitori scale tramite ballatoi esterni, lato nord R. Vlahov. Courtesy IBC
Ingresso principale alla colonia dal viale Cristoforo Colombo Ingresso principale alla colonia dal viale Cristoforo Colombo R. Vlahov. Courtesy IBC
Collegamento del corpo con i dormitori scale tramite ballatoi esterni, lato nord Collegamento del corpo con i dormitori scale tramite ballatoi esterni, lato nord R. Vlahov. Courtesy IBC
Facciata dei dormitori su viale Cristoforo Colombo, parte sinistra Facciata dei dormitori su viale Cristoforo Colombo, parte sinistra R. Vlahov. Courtesy IBC
Blocco ristorante e sala riunioni, lato ovest Blocco ristorante e sala riunioni, lato ovest R. Vlahov. Courtesy IBC
: Infermeria di isolamento, lato nord : Infermeria di isolamento, lato nord Denise Bartoletti
Blocco cabina, lato sud Blocco cabina, lato sud Denise Bartoletti
Collegamento esterno tra il blocco del dormitorio e quello del ristorante/sala riunioni Collegamento esterno tra il blocco del dormitorio e quello del ristorante/sala riunioni Denise Bartoletti
Particolare del degrado del tetto del lato nord del dormitorio Particolare del degrado del tetto del lato nord del dormitorio Denise Bartoletti
Infermeria di isolamento, lato nord. Particolare finestra bifora Infermeria di isolamento, lato nord. Particolare finestra bifora Denise Bartoletti
Blocco ristorante e sala riunioni, lato nord. Particolare del degrado della ringhiera Blocco ristorante e sala riunioni, lato nord. Particolare del degrado della ringhiera Denise Bartoletti
Stato di degrado dell’intonaco Stato di degrado dell’intonaco Denise Bartoletti
Facciata dei dormitori su viale Cristoforo Colombo, parte destra Facciata dei dormitori su viale Cristoforo Colombo, parte destra R. Vlahov. Courtesy IBC

Criteri
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Enciclopedia Treccani - Paolo Portoghesi Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Ilaria Cattabriga
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 10/04/2024

Revisori:

Setti Stefano 2022