Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

PROTEZIONE DELL’AREA ARCHEOLOGICA DELLA DOMUS DI TITO MACRO AD AQUILEIA

Scheda Opera

  • I resti archeologici del fondo Cossar ad Aquileia prima dell’intervento (2011)
  • Veduta aerea
  • Vista della corte interna nella prospettiva di progetto e nella realizzazione
  • Sezione trasversale tipo con copertura
  • Esploso assonometrico della struttura di protezione
  • Veduta dell'area d'ingresso
  • Scorcio dell'atrium
  • Vista della sistemazione interna
  • Veduta del sistema strutturale
  • Il rapporto visivo interno-esterno
  • Dettaglio dell'intradosso di copertura
  • Veduta di un mosaico pavimentale
  • Comune: Aquileia
  • Denominazione: PROTEZIONE DELL’AREA ARCHEOLOGICA DELLA DOMUS DI TITO MACRO AD AQUILEIA
  • Indirizzo: Fondo Cossar
  • Data: 2012 - 2021
  • Tipologia: Musei e Aree archeologiche
  • Autori principali: Pierluigi Grandinetti
Descrizione

Ad Aquileia, l’antica città di fondazione romana, l’intervento interessa una vasta area, il fondo Cossar, in cui l'esplorazione archeologica ha portato alla luce - nell'ambito di un isolato - un'intera domus romana compresa tra due strade lastricate: la domus di Tito Macro. L'idea di progetto è nata dalla considerazione che, rispetto alle numerose esperienze condotte nel campo delle protezioni archeologiche dalla fine dell’Ottocento in poi, la scelta si riduce in ultima analisi a due tipologie d'intervento. La prima, quella più diffusa, consiste in una copertura orizzontale unica, continua su tutta la domus, di norma una struttura reticolare a grandi luci poggiante su pilastri perimetrali, al cui interno ricreare ambienti ed effetti della casa romana: uno spazio più scenografico che architettonico entro un grande “contenitore” asettico. L’altra scelta, innovativa, di cui vi sono rari esempi, è quella di ricostruire “per analogia” un sistema architettonico-costruttivo allusivo di quello romano, partendo dalla sua logica compositiva, che è peraltro l’opposto di quella della copertura unica. È quest’ultima la via prescelta per l’intervento di Aquileia, iniziato nel 2007 e terminato nel 2019.
Per mettere a punto il progetto è stata condotta un’analisi degli elementi compositivi primari della casa romana: il muro perimetrale continuo che chiude il “paesaggio” interno della casa creando, grazie allo spazio aperto della corte, un peculiare rapporto tra luce e ombra; i muri interni che sopravanzano le coperture a falde, che mantengono una pendenza tendenzialmente costante chiudendo gli spazi sottostanti ad altezze variabili. Si tratta di una forma architettonica unitaria verso l’esterno, ma fortemente articolata al suo interno, che consente una grande variabilità degli spazi e una loro trasformabilità nel tempo.
A partire dall’individuazione di tali elementi compositivi primari, è stato messo a punto un procedimento, una sorta di sistema architettonico, replicabile e reversibile, per la protezione e fruizione dei resti archeologici delle case romane. Il sistema architettonico messo a punto ripropone questi elementi talora “fisicamente”, come nel caso di catene, puntoni e coperture, talora “idealmente” come nel caso dei muri, puntando a ricreare, per quanto possibile, la "struttura" della domus a partire dalla sua configurazione interna: struttura che potrà essere mantenuta a vista quando prevalga la mera esigenza di protezione dei resti, ovvero arricchita, di volta in volta, a ricomporre gli ambienti della domus, qualora all’esigenza protettiva si affianchi quella espositiva e di fruizione turistico-culturale.
La soluzione proposta si configura in sostanza come un procedimento architettonico, riutilizzabile anche in altri siti archeologici di formazione romana, perché esso nasce da un'interpretazione compositiva e costruttiva della domus, in particolare di quella aquileiese. Essa si configura quindi come un'operazione "analogica" piuttosto che evocativa, proprio perché non si richiama agli aspetti stilistici, linguistici o decorativi (come avviene spesso nelle ricostruzioni virtuali), bensì agli aspetti tipologico-formali e architettonico-spaziali, che possono dar luogo a soluzioni finali estremamente diversificate nelle finiture e nei materiali.
Per quanto riguarda gli elementi costruttivi, per le fondazioni è stata utilizzata una soluzione che prevede un micropalo a sostegno di un pilastro binato a forcella, che ricostituisce idealmente la figura del muro romano, infisso però al centro del muro (e non al suo esterno), in quanto esso non è originale, bensì ricostruito negli anni Sessanta del secolo scorso.
I pilastri sostengono una passerella pedonale sospesa, per una percorribilità sopraelevata rispetto ai mosaici presenti, qualora essa sia necessaria. I pilastri reggono anche la struttura di sostegno della copertura, costituita da catene e puntoni in legno, allusivi delle coperture romane, appoggiati a una struttura reticolare in profili di legno e acciaio ancorata ai montanti verticali, che consente di ridurne il numero coprendo grandi luci. Tale struttura può essere lasciata a vista o rivestita, appendendovi elementi leggeri come pannelli espositivi e tele decorative o per la proiezione di audiovisivi, secondo soluzioni variabili nel tempo e nello spazio.
I muri di delimitazione della domus sono rivestiti da protezioni perimetrali a lamelle oblique in laterizio, che garantiscono illuminazione e ventilazione naturali, proteggono dalla pioggia, dal sole e dall’ingresso dei volatili, riducendo drasticamente l’escursione termica sui mosaici, e nel progetto sono regolabili in automatico al variare delle condizioni meteorologiche e microclimatiche. Infine, il manto di copertura è costituito da embrici di laterizio posti su arcarecci in legno, allusivo anch’esso delle coperture romane.
Nell’esecuzione dei lavori, le passerelle pedonali sono state realizzate solo parzialmente.

Info
  • Progetto: 2012 -
  • Esecuzione: - 2021
  • Committente: Fondazione Aquileia
  • Proprietà: Proprietà pubblica
  • Destinazione originaria: Intervento di valorizzazione archeologica
  • Destinazione attuale: Intervento di valorizzazione archeologica
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Marino Del Piccolo Collaboratore Progetto NO
Pierluigi Grandinetti Coordinatore Progetto Visualizza Profilo https://siusa-archivi.cultura.gov.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=52838&RicProgetto=architetti SI
Daniele Mucin Collaboratore Progetto NO
Massimiliano Valle Collaboratore Progetto NO
Eugenio Vassallo Progetto di restauro Progetto NO
  • Strutture: Carpenteria metallica
  • Materiale di facciata: Carpenteria metallica e tamponamenti in cotto
  • Coperture: Coperture in coppi ed embrici
  • Serramenti: Serramenti a lamelle orientabili
  • Stato Strutture: Ottimo
  • Stato Materiale di facciata: Ottimo
  • Stato Coperture: Ottimo
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Per mettere a punto il progetto è stata condotta un’analisi degli elementi compositivi primari della casa romana: il muro perimetrale continuo che chiude il “paesaggio” interno della casa creando, grazie allo spazio aperto della corte, un peculiare rapporto tra luce e ombra; i muri interni che sopravanzano le coperture a falde, che mantengono una pendenza tendenzialmente costante chiudendo gli spazi sottostanti ad altezze variabili. Si tratta di una forma architettonica unitaria verso l’esterno, ma fortemente articolata al suo interno, che consente una grande variabilità degli spazi e una loro trasformabilità nel tempo. 
A partire dall’individuazione di tali elementi compositivi primari, è stato messo a punto un procedimento, una sorta di sistema architettonico, replicabile e reversibile, per la protezione e fruizione dei resti archeologici delle case romane. Il sistema architettonico messo a punto ripropone questi elementi talora “fisicamente”, come nel caso di catene, puntoni e coperture, talora “idealmente” come nel caso dei muri, puntando a ricreare, per quanto possibile, la "struttura" della domus a partire dalla sua configurazione interna: struttura che potrà essere mantenuta a vista quando prevalga la mera esigenza di protezione dei resti, ovvero arricchita, di volta in volta, a ricomporre gli ambienti della domus, qualora all’esigenza protettiva si affianchi quella espositiva e di fruizione turistico-culturale. 
La soluzione proposta si configura in sostanza come un procedimento architettonico, riutilizzabile anche in altri siti archeologici di formazione romana, perché esso nasce da un'interpretazione compositiva e costruttiva della domus, in particolare di quella aquileiese. Essa si configura quindi come un'operazione "analogica" piuttosto che evocativa, proprio perché non si richiama agli aspetti stilistici, linguistici o decorativi (come avviene spesso nelle ricostruzioni virtuali), bensì agli aspetti tipologico-formali e architettonico-spaziali, che possono dar luogo a soluzioni finali estremamente diversificate nelle finiture e nei materiali. 
Per quanto riguarda gli elementi costruttivi, per le fondazioni è stata utilizzata una soluzione che prevede un micropalo a sostegno di un pilastro binato a forcella, che ricostituisce idealmente la figura del muro romano, infisso però al centro del muro (e non al suo esterno), in quanto esso non è originale, bensì ricostruito negli anni Sessanta del secolo scorso.
I pilastri sostengono una passerella pedonale sospesa, per una percorribilità sopraelevata rispetto ai mosaici presenti, qualora essa sia necessaria. I pilastri reggono anche la struttura di sostegno della copertura, costituita da catene e puntoni in legno, allusivi delle coperture romane, appoggiati a una struttura reticolare in profili di legno e acciaio ancorata ai montanti verticali, che consente di ridurne il numero coprendo grandi luci. Tale struttura può essere lasciata a vista o rivestita, appendendovi elementi leggeri come pannelli espositivi e tele decorative o per la proiezione di audiovisivi, secondo soluzioni variabili nel tempo e nello spazio. 
I muri di delimitazione della domus sono rivestiti da protezioni perimetrali a lamelle oblique in laterizio, che garantiscono illuminazione e ventilazione naturali, proteggono dalla pioggia, dal sole e dall’ingresso dei volatili, riducendo drasticamente l’escursione termica sui mosaici, e nel progetto sono regolabili in automatico al variare delle condizioni meteorologiche e microclimatiche. Infine, il manto di copertura è costituito da embrici di laterizio posti su arcarecci in legno, allusivo anch’esso delle coperture romane.
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1
												
  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela:
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

-

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Grandinetti 2011 Per la valorizzazione del ‘Fondo Cossar’ la domus romana ad Aquileia Rassegna tecnica del Friuli Venezia Giulia 5 9-16 No
Grandinetti, Valle, Cafazzo 2012 Un progetto accessibile, riconoscibile e accogliente per il fondo Cossar ad Aquileia (in Accessibilità e valorizzazione dei beni culturali, a cura di Garofalo e Conti) Franco Angeli Milano No
De Min, Grandinetti, Vassallo 2012 Un'idea progettuale per la conservazione, protezione e valorizzazione dei resti della domus della Pesca nel fondo Cossar (in L'architettura privata ad Aquileia in età romana, a cura di Bonetto e Salvadori) Padova University Press Padova 723-731 No

Fonti Archivistiche
Titolo Autore Ente Descrizione Conservazione
Archivio Pierluigi Grandinetti Pierluigi Grandinetti archivio privato
Fondo Pierluigi Grandinetti Pierluigi Grandinetti Gallerie del Progetto di Palazzo Morpurgo, Udine

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
I resti archeologici del fondo Cossar ad Aquileia prima dell’intervento (2011) I resti archeologici del fondo Cossar ad Aquileia prima dell’intervento (2011) Archivio Grandinetti
Veduta aerea Veduta aerea Archivio Grandinetti
Vista della corte interna nella prospettiva di progetto e nella realizzazione Vista della corte interna nella prospettiva di progetto e nella realizzazione Archivio Grandinetti
Sezione trasversale tipo con copertura Sezione trasversale tipo con copertura Archivio Grandinetti
Esploso assonometrico della struttura di protezione Esploso assonometrico della struttura di protezione Archivio Grandinetti
Veduta dell'area d'ingresso Veduta dell'area d'ingresso Marco Stefani, 2024
Scorcio dell'atrium Scorcio dell'atrium Marco Stefani, 2024
Vista della sistemazione interna Vista della sistemazione interna Marco Stefani, 2024
Veduta del sistema strutturale Veduta del sistema strutturale Marco Stefani, 2024
Il rapporto visivo interno-esterno Il rapporto visivo interno-esterno Marco Stefani, 2024
Dettaglio dell'intradosso di copertura Dettaglio dell'intradosso di copertura Marco Stefani, 2024
Veduta di un mosaico pavimentale Veduta di un mosaico pavimentale Marco Stefani, 2024

Criteri
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
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Pubblicazione sul sito archeologico - online Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: Direzione generale Creatività Contemporanea
Titolare della ricerca: Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale. Università degli Studi di Udine
Responsabile scientifico: Orietta Lanzarini, Vittorio Foramitti, Matteo Iannello


Scheda redatta da Marco Stefani e Pierluigi Grandinetti
creata il 13/08/2024
ultima modifica il 22/01/2025