Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

NUOVE TERME LUIGI ZOJA

Scheda Opera

  • Planimetria
  • Vista del complesso
  • Particolare dell'ingresso
  • Vista del complesso
  • Profilo della facciata ritmata da fasce parallele di materiali differenti
  • Vista prospettica dello stabilimento termale
  • Ingresso dello stabilimento termale
  • Vista prospettica dello stabilimento termale
  • Comune: Salsomaggiore Terme
  • Denominazione: NUOVE TERME LUIGI ZOJA
  • Indirizzo: Parco Giuseppe Mazzini N. 5
  • Data: 1962 - 1971
  • Tipologia: Stabilimenti termali
  • Autori principali: Franca Helg, Franco Albini
Descrizione

Il progetto per l’edificio delle Nuove Terme di Salsomaggiore viene affidato allo studio Albini-Helg a seguito di una vicenda concorsuale che vede tre progetti vincitori che, tuttavia, non si rivelano adatti alle possibilità di realizzazione del nuovo complesso, sia per l’estensione dell’area necessaria sia per la complessità delle soluzioni da essi previste.
Albini e Helg decidono di unire le Nuove Terme ad un centro congressi con biblioteca e auditorium mantenendo l’attrezzatura termale nel centro della città, per la quale viene proposta l’area verde del Parco Corazza, adiacente al centro di Salsomaggiore. Su questa prima definizione si imposta lo studio dei progettisti per la realizzazione di una tipologia specifica che prevede la distribuzione dei locali di cura e gli spazi per i percorsi dei visitatori, attorno a un centro costituito dai collegamenti verticali.
Il progetto subisce una seconda stesura, imposta dalla decisione del committente di non fornire di impianti di condizionamento e climatizzazione anche le unità di cura: vicenda che stravolge l’idea distributiva iniziale e determina il cambiamento dell’area di progetto.
La scelta ricade sulla zona dell’ex campo sportivo, già ampliamente collegata (mediante percorsi esistenti) con il centro, con i giardini pubblici e con la stazione ferroviaria.
Il nuovo edificio è progettato dai due architetti insieme a uno staff medico e viene realizzato in lotti successivi, pensati per diversi usi in relazione alle esigenze stagionali.
Nel piano interrato si trovano o i servizi tecnici. Nel piano basamentale, a quota giardino, l’atrio e i servizi per il pubblico: la sala d’attesa, il bar, la biglietteria e l’accettazione, la sala congressi, gli studi medici e gli spazi per le polverizzazioni e irrigazioni. Al piano primo si accede al Centro Studi, agli uffici per i consulenti, alle stanze per le irrigazioni e inalazioni. Sono previsti, inoltre, quattro piani per le cure di bagni e fanghi e un ultimo piano parziale con volumi tecnici e serbatoi per l’acqua termale.
Viene conservata l’idea di incernierare le “braccia” ortogonali dell’edificio a un fulcro centrale che ospita la grande scala ellittica e due atrii a quote diverse. Questi ultimi permettono una continuità visiva e il passaggio tra il giardino delle terme e il parco pubblico. L’impianto planimetrico tiene conto delle caratteristiche orografiche del sito, in particolare della conformazione ad anfiteatro del terreno, intrecciando i percorsi dell’edificio con quelli urbani. Il braccio dell’edificio che si allunga verso il centro funge da quinta architettonica che accentua la vista da viale Berenini, attraverso le zone trasparenti delle hall, mentre la copertura a gradoni percorribile si assimila al giardino a cui è collegata da una passeggiata continua.
L’articolazione plastica dei volumi e i valori plastici dettati dal continuo movimento del piano di facciata si concilia con l’espressività del dettaglio architettonico e con la razionalità costruttiva.
Il linguaggio è il risultato di uno studiato rapporto tra progettazione e produzione edilizia industriale, senza che il dato tecnologico prevalga, come dimostra l’utilizzo di sistemi di tamponamento prefabbricati, integrati in un’immagine dell’edificio di natura quasi tradizionale.

(Matteo Sintini, Ilaria Cattabriga)

Info
  • Progetto: 1962 - 1967
  • Esecuzione: 1968 - 1971
  • Tipologia Specifica: Edificio Termale
  • Committente: Amministrazione Comunale
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: stabilimento termale
  • Destinazione attuale: stabilimento termale
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Franco Albini Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=19452 SI
Stabilimento d'orticoltura Francesco Van den Borre, Frans Bogaert Progetto del verde Progetto NO
Franca Helg Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=21153 SI
Flli Ranza, Milano Impresa esecutrice Esecuzione NO
Giuseppe Rizzo Collaboratore Progetto NO
Wladimiro Sommadossi Direzione lavori Esecuzione NO
  • Strutture: cemento armato
  • Materiale di facciata: pannelli prefabbricati di conglomerato di cementi colorati
  • Coperture: piane, metallo e laterizio armato
  • Serramenti: metallici
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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Albini e Helg decidono di unire le Nuove Terme ad un centro congressi con biblioteca e auditorium mantenendo l’attrezzatura termale nel centro della città, per la quale viene proposta l’area verde del Parco Corazza, adiacente al centro di Salsomaggiore. Su questa prima definizione si imposta lo studio dei progettisti per la realizzazione di una tipologia specifica che prevede la distribuzione dei locali di cura e gli spazi per i percorsi dei visitatori, attorno a un centro costituito dai collegamenti verticali. 
Il progetto subisce una seconda stesura, imposta dalla decisione del committente di non fornire di impianti di condizionamento e climatizzazione anche le unità di cura: vicenda che stravolge l’idea distributiva iniziale e determina il cambiamento dell’area di progetto.
La scelta ricade sulla zona dell’ex campo sportivo, già ampliamente collegata (mediante percorsi esistenti) con il centro, con i giardini pubblici e con la stazione ferroviaria.
Il nuovo edificio è progettato dai due architetti insieme a uno staff medico e viene realizzato in lotti successivi, pensati per diversi usi in relazione alle esigenze stagionali.
Nel piano interrato si trovano o i servizi tecnici. Nel piano basamentale, a quota giardino, l’atrio e i servizi per il pubblico: la sala d’attesa, il bar, la biglietteria e l’accettazione, la sala congressi, gli studi medici e gli spazi per le polverizzazioni e irrigazioni. Al piano primo si accede al Centro Studi, agli uffici per i consulenti, alle stanze per le irrigazioni e inalazioni. Sono previsti, inoltre, quattro piani per le cure di bagni e fanghi e un ultimo piano parziale con volumi tecnici e serbatoi per l’acqua termale.
Viene conservata l’idea di incernierare le “braccia” ortogonali dell’edificio a un fulcro centrale che ospita la grande scala ellittica e due atrii a quote diverse. Questi ultimi  permettono una continuità visiva e il passaggio tra il giardino delle terme e il parco pubblico. L’impianto planimetrico tiene conto delle caratteristiche orografiche del sito, in particolare della conformazione ad anfiteatro del terreno, intrecciando i percorsi dell’edificio con quelli urbani. Il braccio dell’edificio che si allunga verso il centro funge da quinta architettonica che accentua la vista da viale Berenini, attraverso le zone trasparenti delle hall, mentre la copertura a gradoni percorribile si assimila al giardino a cui è collegata da una passeggiata continua.
L’articolazione plastica dei volumi e i valori plastici dettati dal continuo movimento del piano di facciata si concilia con l’espressività del dettaglio architettonico e con la razionalità costruttiva.
Il linguaggio è il risultato di uno studiato rapporto tra progettazione e produzione edilizia industriale, senza che il dato tecnologico prevalga, come dimostra l’utilizzo di sistemi di tamponamento prefabbricati, integrati in un’immagine dell’edificio di natura quasi tradizionale.

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Tra i progetti principali di questo periodo: l’albergo rifugio Pirovano a Cervinia (1948-52); l’allestimento del Museo di Palazzo Bianco a Genova (1949-51); il piano urbanistico e le case a schiera nel quartiere Cesate a Milano (1951-54); l’edificio per uffici Ina a Parma (1950-54); il Museo del Tesoro di San Lorenzo a Genova (1952-56); i Grandi Magazzini La Rinascente a Roma (1957-61); le Nuove Terme Luigi Zoja a Salsomaggiore (1964-70). 

Franca Helg (Milano 1920-1989)
Nei primi anni Quaranta, mentre frequenta la Facoltà di Architettura, lavora presso lo studio BBPR. Consegue la laurea nel 1945 e nel medesimo anno inizia l’attività professionale autonoma. Nel 1945-46 partecipa alla fondazione e redazione dei Quaderni degli studenti della Facoltà di Architettura di Milano, poi intitolati Studi d’Architettura. Nel 1946-47 è membro della Commissione Consultiva per il Nuovo PRG di Milano. Dal 1947 è membro del M.S.A. (Movimento Studi Architettura) a Milano. La sua attività didattica inizia nel 1955 come assistente straordinaria di L. Belgiojoso al corso di “caratteri distributivi degli edifici” presso lo IUAV di Venezia. Dal 1963 al 1967 è assistente ordinario al corso di “composizione architettonica” al Politecnico di Milano (sempre per L. Belgiojoso). Nel 1967 consegue la Libera Docenza in Composizione Architettonica. Presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano consegue il premio di operosità scientifica ed artistica per gli anni accademici 1963-64, 1964-65, 1967-68. Nel 1952 inizia la collaborazione con Franco Albini (Studio Albini-Helg) con cui firma tutti i progetti.
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  • Vincolo: Non Vincolata
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  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 21
  • Particella: 1300

Note

Franco Albini (Robbiate 1905 – Milano 1977) Trascorre nella casa paterna l’infanzia e parte della giovinezza, assorbendo della sua terra la sensibilità per le opere dell’uomo e della natura. Trasferitosi con la famiglia a Milano frequenta il Politecnico dove si laurea nel 1929 e inizia l’attività professionale nello studio di Gio Ponti ed Emilio Lancia. Nello stesso anno visita Barcellona, in occasione dell’esposizione internazionale, per poi raggiungere Parigi. Dopo le prime realizzazioni di impronta novecentesca nel campo dell’arredamento, una conversazione con Edoardo Persico determina la sua “conversione” al razionalismo e l’avvicinamento al gruppo dei redattori di "Casabella". Nel 1931 apre il primo studio professionale in via Panizza a Milano con Renato Camus e Giancarlo Parlanti. Inizia a occuparsi di edilizia popolare partecipando al concorso per il quartiere Baracca a Milano (1932). L’adesione al metodo progettuale di ispirazione gropiusiana si evidenzia nella chiarezza dell’impianto aperto, con i corpi di fabbrica equidistanti e allineati secondo l’asse eliotermico che fa irrompere nel quartiere aria, luce e verde. Nel campo degli allestimenti Albini, chiamato da Giuseppe Pagano, esordisce nel 1933 alla V Triennale di Milano. Nel corso degli anni Trenta gli allestimenti e i padiglioni temporanei nelle manifestazioni fieristiche sono le palestre che gli permettono di sperimentare nuove soluzioni, sondando in alcuni casi articolate volumetrie curve e, più spesso, spazi cartesiani ordinati da griglie geometriche, telai metallici e pannelli traslucidi in vetro o tessuto. Nel corso del 1946 dirige insieme a Parlanti la rivista "Costruzioni-Casabella". Nel dopoguerra la gamma degli interessi professionali si amplia anche in relazione alle opportunità offerte dalla ricostruzione. Nell’insegnamento trasmette gli stessi principi che fondano il suo lavoro di architetto: la necessità di un’analisi approfondita dei problemi e di un continuo controllo e giustificazione delle proprie scelte. Nel 1952 inizia la collaborazione con Franca Helg (studio Albini-Helg) con cui firma tutti i progetti. Tra i progetti principali di questo periodo: l’albergo rifugio Pirovano a Cervinia (1948-52); l’allestimento del Museo di Palazzo Bianco a Genova (1949-51); il piano urbanistico e le case a schiera nel quartiere Cesate a Milano (1951-54); l’edificio per uffici Ina a Parma (1950-54); il Museo del Tesoro di San Lorenzo a Genova (1952-56); i Grandi Magazzini La Rinascente a Roma (1957-61); le Nuove Terme Luigi Zoja a Salsomaggiore (1964-70). Franca Helg (Milano 1920-1989) Nei primi anni Quaranta, mentre frequenta la Facoltà di Architettura, lavora presso lo studio BBPR. Consegue la laurea nel 1945 e nel medesimo anno inizia l’attività professionale autonoma. Nel 1945-46 partecipa alla fondazione e redazione dei Quaderni degli studenti della Facoltà di Architettura di Milano, poi intitolati Studi d’Architettura. Nel 1946-47 è membro della Commissione Consultiva per il Nuovo PRG di Milano. Dal 1947 è membro del M.S.A. (Movimento Studi Architettura) a Milano. La sua attività didattica inizia nel 1955 come assistente straordinaria di L. Belgiojoso al corso di “caratteri distributivi degli edifici” presso lo IUAV di Venezia. Dal 1963 al 1967 è assistente ordinario al corso di “composizione architettonica” al Politecnico di Milano (sempre per L. Belgiojoso). Nel 1967 consegue la Libera Docenza in Composizione Architettonica. Presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano consegue il premio di operosità scientifica ed artistica per gli anni accademici 1963-64, 1964-65, 1967-68. Nel 1952 inizia la collaborazione con Franco Albini (Studio Albini-Helg) con cui firma tutti i progetti.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Helg Franca 1971 Stabilimento termale a Salsomaggiore Terme L'architettura Cronache e Storia n. 192 358-367 Si
1972 Schede di architettura. Edificio termale Luigi Zoja Ottagono n. 24 58-59 Si
1972 Tribune sulla copertura Domus n. 513 13 Si
Cortesi Aurelio 1975 Lo studio Albini & Helg e la questione della tecnologia negli anni '60 Ottagono n. 37 54-61 No
1979 Franco Albini. Architettura e design 1930-1970 Centro Di Firenze 107 No
1979 Terme Luigi Zoja a Salsomaggiore, 1967-1970 L’Architettura. Cronache e Storia n. 288 595 Si
Muratore Giorgio, Capuano Alessandra, Garofalo Francesco, Pellegrini Ettore (a cura di) 1992 Italia gli ultimi trent'anni Zanichelli Bologna 273 Si
Faroldi Emilio (a cura di) 1993 Salsomaggiore Terme: architetture tra progetto e realtà. Idee ed episodi dagli anni trenta ad oggi Battei Parma 143-171 Si
Piva Antonio, Prina Vittorio 1998 Franco Albini 1905-1977 Electa Milano 398-403 Si
Polano Sergio, Mulazzani Marco (a cura di) 2005 Guida all'architettura italiana del Novecento Electa Milano 334 Si
F. Bucci, F. Irace (a cura di) 2006 Zero Gravity. Franco Albini costruire la modernità TriennaleElecta Milano No
Faroldi Emilio, Vettori Maria Pilar, Cipullo Francesca (a cura di) 2007 Terme e architettura: progetti, tecnologie, strategie per una moderna cultura termale Maggioli Santarcangelo di Romagna Si
2007 Ricordo di Franco Albini Rassegna di Architettura e Urbanistica n. 123-124-125 (numero monografico) No
Jones Kay Bea 2014 Suspending modernity. The architecture of Franco Albini Ashgate Farnham, England; Burlington, Vt No

Fonti Archivistiche
Titolo Autore Ente Descrizione Conservazione
Archivio Franco Albini Franco Albini; Franca Helg Fondazione Franco Albini, Milano

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Planimetria Planimetria Courtesy Fondazione Franco Albini, Milano
Vista del complesso Vista del complesso Courtesy Fondazione Franco Albini, Milano
Particolare dell'ingresso Particolare dell'ingresso Courtesy Fondazione Franco Albini, Milano
Vista del complesso Vista del complesso Courtesy Fondazione Franco Albini, Milano
Profilo della facciata ritmata da fasce parallele di materiali differenti Profilo della facciata ritmata da fasce parallele di materiali differenti R. Vlahov. Courtesy IBC
Vista prospettica dello stabilimento termale Vista prospettica dello stabilimento termale R. Vlahov. Courtesy IBC
Ingresso dello stabilimento termale Ingresso dello stabilimento termale R. Vlahov. Courtesy IBC
Vista prospettica dello stabilimento termale Vista prospettica dello stabilimento termale R. Vlahov. Courtesy IBC

Criteri
1. L’edificio o l’opera di architettura è citata in almeno tre studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e/o internazionale.
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
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Enciclopedia Treccani - Franco Albini Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: DGCC - Segretariato Regionale Emilia-Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Ilaria Cattabriga
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 29/01/2025

Revisori:

Setti Stefano 2021