Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

CHIESA DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

Scheda Opera

  • Vista Sud dell’edificio
  • Prospetto frontale su via Pisacane
  • Esterno della chiesa, veduta del pronao
  • Panoramica interna della chiesa
  • Interno della chiesa verso l’ingresso
  • Interno della chiesa, veduta della copertura centrale
  • Interno della chiesa, veduta del pronao
  • Comune: Bologna
  • Località: Borgo Panigale
  • Denominazione: CHIESA DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
  • Indirizzo: Via Goffredo Mameli N. 5
  • Data: 1951 - 1962
  • Tipologia: Edifici per il culto
  • Autori principali: Giuseppe Vaccaro
Descrizione

La chiesa nasce come parte dei servizi in dotazione al quartiere INA Casa di Borgo Panigale in un’area nei pressi della via Emilia.
Nonostante i servizi siano localizzati nelle aree in testata, in corrispondenza dei punti di accesso e terminali del quartiere residenziale, la chiesa per scelta di Vaccaro, coordinatore dell’intervento urbanistico, occupa una posizione centrale diventando il vero fulcro di tutto l’insediamento e punto di riferimento simbolico per la comunità.
L’edificio si attesta su un lotto di forma romboidale isolato e circondato da quattro strade, di fronte alla scuola elementare e staccato, sia dalle opere parrocchiali (che assumono invece una configurazione longitudinale) sia dal campanile progettato da Adalberto Libera e poi non realizzato, che si pone in una posizione separata in modo da accentuare la volontà di una sua autonomia formale e di segnale urbano all’interno della composizione.
L’edificio è posto ad una quota leggermente inferiore rispetto al livello stradale, in modo da far risultare l’edificio incassato nel suolo e conferire un certo aspetto monumentale, nonostante le esigue dimensioni.
Quest’idea di pieno (l’edificio) all’interno di uno scavo (il terreno), ispira un principio di vuoto “concentrico” che unifica la scala urbanistica con quella architettonica: il vuoto della piazza all’interno del quartiere, lo scavo all’interno dello spazio pubblico, il vuoto all’interno dell’edificio.
Ciò determina anche la forma stessa della chiesa che si presenta come un volume racchiuso da un tamburo semicircolare, definibile geometricamente come l’intersezione di due tronchi di cono.
Le pareti inclinate verso l’alto, realizzate in calcestruzzo portante, sono sezionate in spicchi successivi incastrati nella circonferenza superiore che raccoglie e annulla le spinte.
Al piede, tre gradinate riportano all’interno il principio della circonferenza concentrica presente anche all’esterno, motivo che si trova anche nella soluzione strutturale del cassettonato nervato che regge il solaio, progettato da Sergio Musmeci e Pierluigi Nervi. La copertura sembra infatti intagliata nella superficie superiore del doppio cono rovesciato, per poi essere sollevata dall’interno verso l’esterno. Essa si compone di quattro circonferenze tangenti, ciascuna sostenuta da nervature concentriche. Il risultato è quello di forme curvilinee che si espandono nella superficie dell’intradosso del soffitto, dotando lo spazio di un particolare effetto dinamico. La copertura è realizzata applicando i sistemi costruttivi sperimentati da Nervi in numerosi progetti, che prevedono l’utilizzo di casseforme a perdere posate su un tavolato continuo, sagomate a formare l’orditura delle nervature portanti, in calcestruzzo armato gettato, ed è sorretta da quattro alti pilastri cruciformi, realizzati in cemento armato rigato, anche questi già presenti nel repertorio dell’ingegnere.
I due livelli di copertura lasciano un’apertura che segue lo sviluppo circolare del tamburo, tamponata da un nastro di vetrate colorate che permette di far penetrare all’interno, in particolare sull’altare maggiore, una luce suggestiva. Quest’ultimo, libero su ogni lato, sfrutta la centralità della tipologia architettonica, in modo che il movimento attorno ad esso sia agevole e che si abbia la possibilità di celebrare la funzione rivolgendosi verso i fedeli.
Esso rappresenta il centro ideale di tutta la composizione fatta per fuochi, verso cui converge spontaneamente l’attenzione di tutta l’assemblea, raccolta in circolo attorno all’altare.
La forma dell’edificio pertanto si dimostra funzionale a creare uno spazio che favorisca la partecipazione attiva dei fedeli e la possibilità di creare un ambiente funzionale allo svolgimento della messa, secondo i principi del Concilio Vaticano II, conclusosi negli anni in cui trova realizzazione la chiesa.
(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

Info
  • Progetto: 1951 - 1962
  • Esecuzione: 1955 - 1962
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: chiesa parrocchiale
  • Destinazione attuale: chiesa parrocchiale
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Giorgio Conti Progetto strutturale Progetto NO
impresa Fratelli Donati Impresa esecutrice Esecuzione NO
Glauco Gresleri Direzione lavori Esecuzione Visualizza Profilo https://www.treccani.it/enciclopedia/glauco-gresleri/ NO
Adalberto Libera Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.treccani.it/enciclopedia/adalberto-libera_(Dizionario-Biografico)/ NO
Sergio Musmeci Progetto strutturale Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=32773 NO
Pier Luigi Nervi Progetto strutturale Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=33915 NO
Goliardo Tubertini Direzione lavori Esecuzione NO
Giuseppe Vaccaro Progetto architettonico Progetto SI
  • Strutture: interamente in c. a.
  • Materiale di facciata: intonaco, c. a.
  • Coperture: piana, nervata, in c.a.
  • Serramenti: alluminio
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
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Nonostante i servizi siano localizzati nelle aree in testata, in corrispondenza dei punti di accesso e terminali del quartiere residenziale, la chiesa per scelta di Vaccaro, coordinatore dell’intervento urbanistico, occupa una posizione centrale diventando il vero fulcro di tutto l’insediamento e punto di riferimento simbolico per la comunità.
L’edificio si attesta su un lotto di forma romboidale isolato e circondato da quattro strade, di fronte alla scuola elementare e staccato, sia dalle opere parrocchiali (che assumono invece una configurazione longitudinale) sia dal campanile progettato da Adalberto Libera e poi non realizzato, che si pone in una posizione separata in modo da accentuare la volontà di una sua autonomia formale e di segnale urbano all’interno della composizione.
L’edificio è posto ad una quota leggermente inferiore rispetto al livello stradale, in modo da far risultare l’edificio incassato nel suolo e conferire un certo aspetto monumentale, nonostante le esigue dimensioni. 
Quest’idea di pieno (l’edificio) all’interno di uno scavo (il terreno), ispira un principio di vuoto “concentrico” che unifica la scala urbanistica con quella architettonica: il vuoto della piazza all’interno del quartiere, lo scavo all’interno dello spazio pubblico, il vuoto all’interno dell’edificio. 
Ciò determina anche la forma stessa della chiesa che si presenta come un volume racchiuso da un tamburo semicircolare, definibile geometricamente come l’intersezione di due tronchi di cono.
Le pareti inclinate verso l’alto, realizzate in calcestruzzo portante, sono sezionate in spicchi successivi incastrati nella circonferenza superiore che raccoglie e annulla le spinte. 
Al piede, tre gradinate riportano all’interno il principio della circonferenza concentrica presente anche all’esterno, motivo che si trova anche nella soluzione strutturale del cassettonato nervato che regge il solaio, progettato da Sergio Musmeci e Pierluigi Nervi. La copertura sembra infatti intagliata nella superficie superiore del doppio cono rovesciato, per poi essere sollevata dall’interno verso l’esterno. Essa si compone di quattro circonferenze tangenti, ciascuna sostenuta da nervature concentriche. Il risultato è quello di forme curvilinee che si espandono nella superficie dell’intradosso del soffitto, dotando lo spazio di un particolare effetto dinamico. La copertura è realizzata applicando i sistemi costruttivi sperimentati da Nervi in numerosi progetti, che prevedono l’utilizzo di casseforme a perdere posate su un tavolato continuo, sagomate a formare l’orditura delle nervature portanti, in calcestruzzo armato gettato, ed è sorretta da quattro alti pilastri cruciformi, realizzati in cemento armato rigato, anche questi già presenti nel repertorio dell’ingegnere. 
I due livelli di copertura lasciano un’apertura che segue lo sviluppo circolare del tamburo, tamponata da un nastro di vetrate colorate che permette di far penetrare all’interno, in particolare sull’altare maggiore, una luce suggestiva. Quest’ultimo, libero su ogni lato, sfrutta la centralità della tipologia architettonica, in modo che il movimento attorno ad esso sia agevole e che si abbia la possibilità di celebrare la funzione rivolgendosi verso i fedeli.
Esso rappresenta il centro ideale di tutta la composizione fatta per fuochi, verso cui converge spontaneamente l’attenzione di tutta l’assemblea, raccolta in circolo attorno all’altare. 
La forma dell’edificio pertanto si dimostra funzionale a creare uno spazio che favorisca la partecipazione attiva dei fedeli e la possibilità di creare un ambiente funzionale allo svolgimento della messa, secondo i principi del Concilio Vaticano II, conclusosi negli anni in cui trova realizzazione la chiesa.
(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

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Nasce a Bologna, città presso cui nel 1920 si laurea in Ingegneria civile e dove si forma sotto la guida di Attilio Muggia per poi divenire suo assistente nel 1921. Nel 1922 si trasferisce a Roma dove lavora presso lo studio di Marcello Piacentini e viene a contatto con Enrico Del Debbio. Nel 1934 ottiene la libera docenza in Architettura Tecnica. Fino alla fine della guerra, le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di un linguaggio razionalista, da una parte attento alle ricerche funzionaliste, dall’altro adatto alla cifra monumentale richiesta dal regime. Numerosi sono in questi anni gli incarichi pubblici, che gli permettono di emergere nel panorama nazionale. Tra questi il Palazzo delle Poste di Napoli (1929) e i progetti per i concorsi per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1927 con Carlo Broggi e Luigi Franzi), e del palazzo delle Corporazioni a Roma (1927, con Piacentini). A Bologna e in Emilia realizza: i progetti per la Cooperativa mutilati e invalidi di guerra e la sede dell’Associazione mutilati, oltre agli interventi nel campo della residenza tra cui si citano in particolare i complessi in via Tanari, in via Vascelli e in piazza di Porta Sant’Isaia. Le opere principali del periodo, e di tutta la sua produzione rimangono, la sede della facoltà di Ingegneria di Bologna (1935) e la Colonia Agip a Cesenatico (1937), tra gli esempi migliori dell’interpretazione “autonoma” del linguaggio razionale, in cui si riconosce una predilezione per la chiarezza volumetrica e distributiva e l’idea che l’impiego sapiente dei materiali sia la cifra della qualità architettonica di un edificio. Fra il 1944 e il 1950 opera nuovamente a Bologna, prima nello studio di Bruno Parolini e poi in uno studio proprio; nel 1951 si trasferisce definitivamente a Roma. In questo secondo periodo della sua produzione architettonica, Vaccaro abbandona le forme solenni dei suoi progetti degli anni Trenta per dedicarsi ai temi della ricostruzione post-bellica, in particolare dedicandosi allo studio dell’architettura funzionale, in cerca della soluzione al problema della "casa esatta", a cui dedica un volume ("Verso la casa esatta", Milano 1945) che raccoglie il lavoro sulla residenza condotto con Giò Ponti e Adalberto Libera, autore che collaborerà a lungo con Vaccaro. Partecipa, in questo contesto alla redazione, in Emilia-Romagna, di diversi piani urbanistici dei comuni del ravennate e del ferrarese e alla realizzazione dei quartieri Ina a Piacenza e a Bologna, dove coordina il progetto per il quartiere Barca e Borgo Panigale. Importanti sono i lavori nell’ambito dell’architettura religiosa, tra cui spicca la chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (1965) in collaborazione con Libera, Sergio Musmeci, Pier Luigi Nervi. La chiesa di San Giovanni Bosco a Bologna (1968) è uno dei suoi ultimi interventi. È stato membro dell’INU, dell’Accademia clementina, dell’Accademia fiorentina delle arti e del disegno e dell’Accademia di Parma.

Pier Luigi Nervi (Sondrio 1891 – Roma 1979)
Esponente di punta della scuola di Ingegneria strutturale italiana, si laurea a Bologna nel 1913, si dedica alla progettazione e allo studio delle strutture, lavorando presso la “Società per le costruzioni cementizie” di Attilio Muggia a Bologna (1913-1915) e a Firenze (1918-1923). Nel 1923 fonda a Roma  l’impresa: “Società per costruzioni Ing. Nervi e Nebbiosi” e successivamente, nel 1932, la “Società Ingg. Nervi e Bartoli” con il cugino ing. Batoli. Negli anni 1954 e 1960, apre due altre società costituite con i figli. Dal 1946 al 1961 insegna Tecnologia dei materiali e Tecnica delle costruzioni presso la Facoltà di Architettura di Roma. Tra le prime opere vi sono il Cinema Teatro Augusteo a Napoli (1926-27) e lo Stadio comunale di Firenze (1930-32), le aviorimesse per le Forze aeree di Orvieto, Marsala, Orbetello e Torre del Lago (anni ’30), nelle quali realizza le grandi coperture in cemento armato ad elementi prefabbricati. Dalla fine anni '40 realizza numerose opere di rilievo che lo portano alla ribalta del panorama nazionale ed internazionale tra cui: il Palazzo delle Esposizioni di Torino (1948), il Grattacielo Pirelli a Milano (1955-59), la Sede dell'UNESCO a Parigi (1957), il palazzo dello Sport all'Eur (1950-60), il Palazzetto dello Sport in via Apollodoro (1957-59), il Lanificio Gatti in via Prenestina (1953), lo Stadio Flaminio (1957-59) e il Viadotto di Corso Francia a Roma (1950-60); il Palazzo del Lavoro a Torino; la Bus Station presso il George Washington Bridge a New York; il Grattacielo Place Victoria a Montréal; la Cattedrale di St. Mary a San Francisco; l'Aula delle Udienze Pontificie nella Città del Vaticano (1964-71). Numerosissimi i riconoscimenti ricevuti da parte di organismi internazionali quali l'Institute of Architects e l’Institute of Structural Engineers di Londra, l’Accademia di Architettura di Parigi. Viene inoltre insignito di lauree ad honorem dalle Università di Buenos Aires, Edimburgo, Monaco, Varsavia, Harvard, Dartmouth, Praga, Londra e Budapest. È accademico di San Luca e membro onorario di diverse associazioni tra cui il Royal Institute of British Architects, la Royal Academy di Londra, il Collegio degli Architetti del Perù e dell’Accademia Reale di Belle Arti di Stoccolma.

Adalberto Libera (Villa Lagarina, Trento, 1903 - Roma 1963) 
Si laurea nel 1928 alla Scuola superiore di architettura di Roma e coltiva la passione per la pittura venendo fin da ragazzo a contatto con l’ambiente trentino ed in particolare con il pittore F. Depero. Dal 1953 al 1962 è Professore di composizione architettonica all’Università di Firenze e poi di Roma per l’anno successivo. Nel 1927 entra a far parte del Gruppo Sette assieme a Figini, Frette, Larco, Pollini, Rava e Terragni, con il quale partecipa alla IV Triennale di Monza del 1930 con il progetto della Casa Elettrica. Partecipa attivamente all’organizzazione della prima e della seconda esposizione italiana di architettura razionale (1928, 1933) e anche alla fondazione del MIAR. Tra la sua attività del primo dopoguerra: la colonia GIL a Porto Civitanova Marche (1931), i villini per la cooperativa Tirrenia a Ostia (1934), il progetto vincitore del concorso poi realizzato per l’edificio postale del quartiere Aventino a Roma con De Renzi (1934), i progetto per il I e II grado del concorso per il palazzo Littorio di Roma (1933-34) e quello per l’Auditorium di Roma (1935). Degli anni Quaranta, le sue opere più importanti: il palazzo dei Congressi dell’EUR (1942) e la casa di Curzio Malaparte a Capri (1943). 
Nel secondo dopoguerra si interessa in modo particolare del tema della residenza, lavorando ai manuali e a volumi per la normalizzazione dei sistemi e delle tipologie edilizie e progettando il complesso INA al Tuscolano (1950-54) e il villaggio olimpico a Roma, in collaborazione con Luigi Moretti. 

Sergio Musmeci (Roma 1926 – Roma 1981) 
Si laurea in ingegneria civile nel 1948. Nel 1950 entra a far parte dello studio di Nervi e Bartoli, per conto dei quali lavora al progetto di massima per il Palazzetto dello Sport. Nel 1953 apre il proprio studio. Collabora con A. Libera tra il 1954 e il 1962 e ripetutamente con G. Vaccaro (alla chiesa del Sacro Cuore immacolato di Maria a Bologna nel 1951-1965, al nucleo sud del quartiere di ponte Mammolo a Roma del 1954-62 e al quartiere CEP di Bologna del 1958. Dal 1968 è incaricato per l’insegnamento di Meccanica razionale alla Sapienza di Roma e dal 1971 è titolare del corso di ponti e grandi strutture nello stesso ateneo. 
Il ponte sul fiume Basento (1967-69) è la sua opera più celebre e realizza anche un progetto per il ponte sullo stretto di Messina (1969-70). 

Una prima versione del progetto prevedeva una copertura in acciaio reticolare con intradosso rivestito in rame. 
Modifica degli spazi interni post-concilio vaticano II. La soluzione originaria, del 1955, prevedeva la disposizione della chiesa secondo un impianto a croce costituito da due assi. L’altare era disposto sul meridiano come da conformazione tradizionale delle chiese, dando le spalle all’uditorio. Altari secondari e fonte battesimale trovavano collocazione lungo il perimetro della chiesa. il pavimento presentava una concavità, sostituita poi nel progetto definitivo con la scelta di una navata in piano.
Il vincolo riguarda solo la chiesa e non gli edifici parrocchiali né gli arredi liturgici


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  • Vincolo: Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Dichiarazione di notevole interesse
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  • Riferimento Normativo: D. Lgs 42/2004 art. 10, c. 3, lett. d)
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 29
  • Particella: A

Note

Giuseppe Vaccaro (Bologna 1896 – Roma 1970) Nasce a Bologna, città presso cui nel 1920 si laurea in Ingegneria civile e dove si forma sotto la guida di Attilio Muggia per poi divenire suo assistente nel 1921. Nel 1922 si trasferisce a Roma dove lavora presso lo studio di Marcello Piacentini e viene a contatto con Enrico Del Debbio. Nel 1934 ottiene la libera docenza in Architettura Tecnica. Fino alla fine della guerra, le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di un linguaggio razionalista, da una parte attento alle ricerche funzionaliste, dall’altro adatto alla cifra monumentale richiesta dal regime. Numerosi sono in questi anni gli incarichi pubblici, che gli permettono di emergere nel panorama nazionale. Tra questi il Palazzo delle Poste di Napoli (1929) e i progetti per i concorsi per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1927 con Carlo Broggi e Luigi Franzi), e del palazzo delle Corporazioni a Roma (1927, con Piacentini). A Bologna e in Emilia realizza: i progetti per la Cooperativa mutilati e invalidi di guerra e la sede dell’Associazione mutilati, oltre agli interventi nel campo della residenza tra cui si citano in particolare i complessi in via Tanari, in via Vascelli e in piazza di Porta Sant’Isaia. Le opere principali del periodo, e di tutta la sua produzione rimangono, la sede della facoltà di Ingegneria di Bologna (1935) e la Colonia Agip a Cesenatico (1937), tra gli esempi migliori dell’interpretazione “autonoma” del linguaggio razionale, in cui si riconosce una predilezione per la chiarezza volumetrica e distributiva e l’idea che l’impiego sapiente dei materiali sia la cifra della qualità architettonica di un edificio. Fra il 1944 e il 1950 opera nuovamente a Bologna, prima nello studio di Bruno Parolini e poi in uno studio proprio; nel 1951 si trasferisce definitivamente a Roma. In questo secondo periodo della sua produzione architettonica, Vaccaro abbandona le forme solenni dei suoi progetti degli anni Trenta per dedicarsi ai temi della ricostruzione post-bellica, in particolare dedicandosi allo studio dell’architettura funzionale, in cerca della soluzione al problema della "casa esatta", a cui dedica un volume ("Verso la casa esatta", Milano 1945) che raccoglie il lavoro sulla residenza condotto con Giò Ponti e Adalberto Libera, autore che collaborerà a lungo con Vaccaro. Partecipa, in questo contesto alla redazione, in Emilia-Romagna, di diversi piani urbanistici dei comuni del ravennate e del ferrarese e alla realizzazione dei quartieri Ina a Piacenza e a Bologna, dove coordina il progetto per il quartiere Barca e Borgo Panigale. Importanti sono i lavori nell’ambito dell’architettura religiosa, tra cui spicca la chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (1965) in collaborazione con Libera, Sergio Musmeci, Pier Luigi Nervi. La chiesa di San Giovanni Bosco a Bologna (1968) è uno dei suoi ultimi interventi. È stato membro dell’INU, dell’Accademia clementina, dell’Accademia fiorentina delle arti e del disegno e dell’Accademia di Parma. Pier Luigi Nervi (Sondrio 1891 – Roma 1979) Esponente di punta della scuola di Ingegneria strutturale italiana, si laurea a Bologna nel 1913, si dedica alla progettazione e allo studio delle strutture, lavorando presso la “Società per le costruzioni cementizie” di Attilio Muggia a Bologna (1913-1915) e a Firenze (1918-1923). Nel 1923 fonda a Roma l’impresa: “Società per costruzioni Ing. Nervi e Nebbiosi” e successivamente, nel 1932, la “Società Ingg. Nervi e Bartoli” con il cugino ing. Batoli. Negli anni 1954 e 1960, apre due altre società costituite con i figli. Dal 1946 al 1961 insegna Tecnologia dei materiali e Tecnica delle costruzioni presso la Facoltà di Architettura di Roma. Tra le prime opere vi sono il Cinema Teatro Augusteo a Napoli (1926-27) e lo Stadio comunale di Firenze (1930-32), le aviorimesse per le Forze aeree di Orvieto, Marsala, Orbetello e Torre del Lago (anni ’30), nelle quali realizza le grandi coperture in cemento armato ad elementi prefabbricati. Dalla fine anni '40 realizza numerose opere di rilievo che lo portano alla ribalta del panorama nazionale ed internazionale tra cui: il Palazzo delle Esposizioni di Torino (1948), il Grattacielo Pirelli a Milano (1955-59), la Sede dell'UNESCO a Parigi (1957), il palazzo dello Sport all'Eur (1950-60), il Palazzetto dello Sport in via Apollodoro (1957-59), il Lanificio Gatti in via Prenestina (1953), lo Stadio Flaminio (1957-59) e il Viadotto di Corso Francia a Roma (1950-60); il Palazzo del Lavoro a Torino; la Bus Station presso il George Washington Bridge a New York; il Grattacielo Place Victoria a Montréal; la Cattedrale di St. Mary a San Francisco; l'Aula delle Udienze Pontificie nella Città del Vaticano (1964-71). Numerosissimi i riconoscimenti ricevuti da parte di organismi internazionali quali l'Institute of Architects e l’Institute of Structural Engineers di Londra, l’Accademia di Architettura di Parigi. Viene inoltre insignito di lauree ad honorem dalle Università di Buenos Aires, Edimburgo, Monaco, Varsavia, Harvard, Dartmouth, Praga, Londra e Budapest. È accademico di San Luca e membro onorario di diverse associazioni tra cui il Royal Institute of British Architects, la Royal Academy di Londra, il Collegio degli Architetti del Perù e dell’Accademia Reale di Belle Arti di Stoccolma. Adalberto Libera (Villa Lagarina, Trento, 1903 - Roma 1963) Si laurea nel 1928 alla Scuola superiore di architettura di Roma e coltiva la passione per la pittura venendo fin da ragazzo a contatto con l’ambiente trentino ed in particolare con il pittore F. Depero. Dal 1953 al 1962 è Professore di composizione architettonica all’Università di Firenze e poi di Roma per l’anno successivo. Nel 1927 entra a far parte del Gruppo Sette assieme a Figini, Frette, Larco, Pollini, Rava e Terragni, con il quale partecipa alla IV Triennale di Monza del 1930 con il progetto della Casa Elettrica. Partecipa attivamente all’organizzazione della prima e della seconda esposizione italiana di architettura razionale (1928, 1933) e anche alla fondazione del MIAR. Tra la sua attività del primo dopoguerra: la colonia GIL a Porto Civitanova Marche (1931), i villini per la cooperativa Tirrenia a Ostia (1934), il progetto vincitore del concorso poi realizzato per l’edificio postale del quartiere Aventino a Roma con De Renzi (1934), i progetto per il I e II grado del concorso per il palazzo Littorio di Roma (1933-34) e quello per l’Auditorium di Roma (1935). Degli anni Quaranta, le sue opere più importanti: il palazzo dei Congressi dell’EUR (1942) e la casa di Curzio Malaparte a Capri (1943). Nel secondo dopoguerra si interessa in modo particolare del tema della residenza, lavorando ai manuali e a volumi per la normalizzazione dei sistemi e delle tipologie edilizie e progettando il complesso INA al Tuscolano (1950-54) e il villaggio olimpico a Roma, in collaborazione con Luigi Moretti. Sergio Musmeci (Roma 1926 – Roma 1981) Si laurea in ingegneria civile nel 1948. Nel 1950 entra a far parte dello studio di Nervi e Bartoli, per conto dei quali lavora al progetto di massima per il Palazzetto dello Sport. Nel 1953 apre il proprio studio. Collabora con A. Libera tra il 1954 e il 1962 e ripetutamente con G. Vaccaro (alla chiesa del Sacro Cuore immacolato di Maria a Bologna nel 1951-1965, al nucleo sud del quartiere di ponte Mammolo a Roma del 1954-62 e al quartiere CEP di Bologna del 1958. Dal 1968 è incaricato per l’insegnamento di Meccanica razionale alla Sapienza di Roma e dal 1971 è titolare del corso di ponti e grandi strutture nello stesso ateneo. Il ponte sul fiume Basento (1967-69) è la sua opera più celebre e realizza anche un progetto per il ponte sullo stretto di Messina (1969-70). Una prima versione del progetto prevedeva una copertura in acciaio reticolare con intradosso rivestito in rame. Modifica degli spazi interni post-concilio vaticano II. La soluzione originaria, del 1955, prevedeva la disposizione della chiesa secondo un impianto a croce costituito da due assi. L’altare era disposto sul meridiano come da conformazione tradizionale delle chiese, dando le spalle all’uditorio. Altari secondari e fonte battesimale trovavano collocazione lungo il perimetro della chiesa. il pavimento presentava una concavità, sostituita poi nel progetto definitivo con la scelta di una navata in piano. Il vincolo riguarda solo la chiesa e non gli edifici parrocchiali né gli arredi liturgici

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
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Nervi Pier Luigi 1957 Soluzione tecnico costruttiva della copertura per la chiesa dell’architetto Vaccaro a Borgo Panigale Quaderni di chiesa e quartiere n. 4 32-37 Si
Vaccaro Giuseppe 1961 Chiesa e complesso parrocchiale del Cuore Immacolato di Maria : quartiere INA-CASA a Borgo Panigale, 1955-1962 Chiesa e quartiere: quaderni di architettura sacra n. 20 75-98 Si
Bortolotti Luigi 1972 Il suburbio di Bologna. Il comune di Bologna fuori le mura nella storia e nell'arte La grafica emiliana Bologna 150 No
Libera Adalberto 1979 Nervi fa il coperchio ma non la pentola Parametro n. 75 6-8; 61 Si
Gresleri Glauco 1979 llustrando nelle varie fasi un grande lavoro di ingegneria, si racconta come Pier Luigi Nervi, chiamato alla collaborazione da Giuseppe Vaccaro, mettesse un coperchio alla chiesa nuova di Borgo Panigale, che doveva distinguersi dalle case intorno come una pausa nel tessuto edilizio più alto Bologna incontri. Mensile dell'Ente provinciale per il turismo di Bologna n. 4 21-23 No
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Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista Sud dell’edificio Vista Sud dell’edificio R. Vlahov. Courtesy IBC
Prospetto frontale su via Pisacane Prospetto frontale su via Pisacane R. Vlahov. Courtesy IBC
Esterno della chiesa, veduta del pronao Esterno della chiesa, veduta del pronao Luca Fornaroli
Panoramica interna della chiesa Panoramica interna della chiesa Luca Fornaroli
Interno della chiesa verso l’ingresso Interno della chiesa verso l’ingresso Luca Fornaroli
Interno della chiesa, veduta della copertura centrale Interno della chiesa, veduta della copertura centrale Luca Fornaroli
Interno della chiesa, veduta del pronao Interno della chiesa, veduta del pronao Luca Fornaroli

Criteri
2. L’edificio o l’opera di architettura è illustrata in almeno due riviste di architettura di livello nazionale e/o internazionale.
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
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Enciclopedia Treccani - Pier Luigi Nervi Visualizza
SAN Archivi degli Architetti - Pier Luigi Nervi Visualizza
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Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Margherita Merendino
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 23/04/2024

Revisori:

Stefano Setti