Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

PALAZZO COMUNALE DI ALFONSINE

Scheda Opera

  • Palazzo comunale di Alfonsine, incrocio tra Corso Giacomo Matteotti e Via dei Mille
  • Prospetto principale del Palazzo comunale, vista frontale su piazza Gramsci
  • Vista del Palazzo comunale da piazza Gramsci
  • Dettaglio d'angolo dell'edificio
  • Dettaglio della facciata
  • Ingresso all'edificio preceduto da porticato su piazza Gramsci
  • Dettaglio finestra
  • Dettaglio muratura
  • Scorcio dell'edificio e del porticato sottostante, da Corso Matteotti
  • Relazione tra il Palazzo comunale, il filtro porticato e la strada adiacente
  • Relazione tra il Palazzo comunale e gli edifici adiacenti, continuità del sistema porticato al piano terra
  • Vista centrale sotto il porticato al piano terra
  • Vista di piazza Gramsci
  • Particolare della pavimentazione adiacente al giardino su piazza Gramsci
  • Pianta del piano terra
  • Sezione
  • Prospetto
  • Comune: Alfonsine
  • Denominazione: PALAZZO COMUNALE DI ALFONSINE
  • Indirizzo: Piazza Antonio Gramsci N. 1
  • Data: 1946 - 1955
  • Tipologia: Municipi
  • Autori principali: Giuseppe Vaccaro
Descrizione

Dal novembre 1944 all' aprile 1945 lo spostamento del fronte bellico verso Ravenna rimane fermo a pochi chilometri dal paese di Alfonsine. All’inizio del 1945 l’esercito tedesco compie una distruzione sistematica dell’abitato, per procurarsi una zona di visibilità strategica in previsione dell’avanzata alleata in primavera.
A queste vicende risale la distruzione del vecchio Municipio di Alfonsine, eretto nel 1872.
Al termine della guerra, la costruzione del nuovo palazzo del Comune viene stabilita, nel Piano di Ricostruzione redatto dagli architetti Vaccaro e Parolini nel 1945, nella medesima posizione del precedente, a designare una continuità simbolica oltre che urbanistica.
Il progetto presenta chiari segni di una matrice razionalista appartenente all’esperienza dell’autore.
Il disegno di un volume puro e il rigido impianto in pianta come in facciata accentuato dall’uso dei mattoni, conferisce una monumentalità ancora appartenente all’esperienza dei decenni precedenti.
L’iniziale mancanza di fondi impone la realizzazione del progetto per fasi a iniziare dalle due ali est e nord.
L’edificio, complessivamente, si sviluppa per tre piani di altezza ed è caratterizzato da un impianto planimetrico quadrato di lato trenta metri e alto quindici, ordinato secondo una maglia strutturale di tre metri per tre.
L’ingresso è situato nella facciata antistante a Piazza Gramsci segnato da due portoni posizionati simmetricamente rispetto all'asse del palazzo che immettono nell’atrio, zona di distribuzione in cui è presente la scala principale che conduce al piano superiore. Il piano terreno è cinto su tutti e quattro i lati da un portico che crea un percorso attorno all’edificio, ponendosi come filtro tra esterno e interno e permettendo al contempo di percepire la rigida disposizione in pianta attraverso la successione dei pilastri che scandiscono la maglia stessa. Il rigore planimetrico affiora anche dalle facciate del primo e secondo piano, evidente nella disposizione regolare delle bucature, di forma rettangolare, al piano primo, quadrate e di dimensioni inferiori, al piano secondo.
La facciata trova la sua cifra espressiva nell’attenta scelta e messa in opera dei materiali. L’alternanza del cotto e del travertino crea una composizione a fasce ed un interessante gioco di “inversione verticale” tra i pieni (piani primo e secondo) e i vuoti (portico), che genera una forte direzionalità orizzontale nei quattro prospetti dell'edificio. Tale regolarità s’interrompe unicamente a nord-est, dove è presente un balcone che denuncia la posizione della sala principale del municipio, affacciata sulla piazza sottostante e su corso G. Matteotti.
Attorno al fulcro centrale del progetto, da identificare con la corte interna del Municipio, si dispongono locali di servizio nel lato ovest del piano terra e diverse attività commerciali su quelli est e sud: scelta dettata dalla particolare ubicazione dell'edificio che, in tali direzioni, si affaccia su una delle strade principali di Alfonsine, corso G. Matteotti. Due sono i sistemi di risalita volti a permettere al visitatore di raggiungere il piano primo: una rampa di scale principale, pubblica, situata nell'atrio di ingresso e una secondaria che permette l'accesso dei dipendenti degli uffici comunali. Al sottostante vuoto del porticato, corrisponde al primo piano un ampio corridoio che percorre la corte interna collegando tra loro tutti gli ambienti, disposti in maniera radiale lungo il perimetro, in modo da poter sfruttare al meglio l'irraggiamento solare. Il piano secondo è adibito alle abitazioni del custode e del segretario, all’ufficio dell’ufficiale sanitario e agli archivi. Per accedere agli uffici, disposti sul lato nord, è necessario oltrepassare l’abitazione del custode per immettersi in un altro ampio corridoio che attornia la corte centrale dell’edificio.
La forma quadrata del Municipio è diventata nel tempo misura di riferimento sia per le abitazioni circostanti, sia per la definizione dello spazio pubblico antistante. La nuova Piazza Gramsci è stata progettata, infatti, sulla base del modulo strutturale dell’edificio, evidenziato nella pavimentazione caratterizzata da un motivo a scacchiera in porfido grigio e in marmo di trani bocciardato. Davanti all'opera, nuovamente per dialogare con il fronte principale, si trova un “giardino” di sasso, per aumentare l'offerta degli spazi aperti già presenti tra gli elementi monumentali della zona e riquadrare l’intero spazio in una nuova cornice destinata a separare i due moduli ripavimentati.

(Matteo Sintini, Valentina Gili)

Info
  • Progetto: 1946 - 1948
  • Esecuzione: 1949 - 1955
  • Proprietà: Proprietà pubblica
  • Destinazione originaria: Sede del Comune di Alfonsine
  • Destinazione attuale: Sede del Comune di Alfonsine
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Ufficio del Genio Civile Direzione lavori Esecuzione NO
Bruno Parolini Progetto architettonico Progetto NO
Giuseppe Vaccaro Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://bbcc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=256940&force=1 SI
  • Strutture: calcestruzzo armato
  • Materiale di facciata: cotto e travertino
  • Coperture: in legno lamellare
  • Serramenti: portoni in legno, infissi finestrature metallici
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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A queste vicende risale la distruzione del vecchio Municipio di Alfonsine, eretto nel 1872. 
Al termine della guerra, la costruzione del nuovo palazzo del Comune viene stabilita, nel Piano di Ricostruzione redatto dagli architetti Vaccaro e Parolini nel 1945, nella medesima posizione del precedente, a designare una continuità simbolica oltre che urbanistica. 
Il progetto presenta chiari segni di una matrice razionalista appartenente all’esperienza dell’autore. 
Il disegno di un volume puro e il rigido impianto in pianta come in facciata accentuato dall’uso dei mattoni, conferisce una monumentalità ancora appartenente all’esperienza dei decenni precedenti.
L’iniziale mancanza di fondi impone la realizzazione del progetto per fasi a iniziare dalle due ali est e nord. 
L’edificio, complessivamente, si sviluppa per tre piani di altezza ed è caratterizzato da un impianto planimetrico quadrato di lato trenta metri e alto quindici, ordinato secondo una maglia strutturale di tre metri per tre. 
L’ingresso è situato nella facciata antistante a Piazza Gramsci segnato da due portoni posizionati simmetricamente rispetto all'asse del palazzo che immettono nell’atrio, zona di distribuzione in cui è presente la scala principale che conduce al piano superiore. Il piano terreno è cinto su tutti e quattro i lati da un portico che crea un percorso attorno all’edificio, ponendosi come filtro tra esterno e interno e permettendo al contempo di percepire la rigida disposizione in pianta attraverso la successione dei pilastri che scandiscono la maglia stessa. Il rigore planimetrico affiora anche dalle facciate del primo e secondo piano, evidente nella disposizione regolare delle bucature, di forma rettangolare, al piano primo, quadrate e di dimensioni inferiori, al piano secondo. 
La facciata trova la sua cifra espressiva nell’attenta scelta e messa in opera dei materiali. L’alternanza del cotto e del travertino crea una composizione a fasce ed un interessante gioco di “inversione verticale” tra i pieni (piani primo e secondo) e i vuoti (portico), che genera una forte direzionalità orizzontale nei quattro prospetti dell'edificio. Tale regolarità s’interrompe unicamente a nord-est, dove è presente un balcone che denuncia la posizione della sala principale del municipio, affacciata sulla piazza sottostante e su corso G. Matteotti. 
Attorno al fulcro centrale del progetto, da identificare con la corte interna del Municipio, si dispongono locali di servizio nel lato ovest del piano terra e diverse attività commerciali su quelli est e sud: scelta dettata dalla particolare ubicazione dell'edificio che, in tali direzioni, si affaccia su una delle strade principali di Alfonsine, corso G. Matteotti. Due sono i sistemi di risalita volti a permettere al visitatore di raggiungere il piano primo: una rampa di scale principale, pubblica, situata nell'atrio di ingresso e una secondaria che permette l'accesso dei dipendenti degli uffici comunali. Al sottostante vuoto del porticato, corrisponde al primo piano un ampio corridoio che percorre la corte interna collegando tra loro tutti gli ambienti, disposti in maniera radiale lungo il perimetro, in modo da poter sfruttare al meglio l'irraggiamento solare. Il piano secondo è adibito alle abitazioni del custode e del segretario, all’ufficio dell’ufficiale sanitario e agli archivi. Per accedere agli uffici, disposti sul lato nord, è necessario oltrepassare l’abitazione del custode per immettersi in un altro ampio corridoio che attornia la corte centrale dell’edificio. 
La forma quadrata del Municipio è diventata nel tempo misura di riferimento sia per le abitazioni circostanti, sia per la definizione dello spazio pubblico antistante. La nuova Piazza Gramsci è stata progettata, infatti, sulla base del modulo strutturale dell’edificio, evidenziato nella pavimentazione caratterizzata da un motivo a scacchiera in porfido grigio e in marmo di trani bocciardato. Davanti all'opera, nuovamente per dialogare con il fronte principale, si trova un “giardino” di sasso, per aumentare l'offerta degli spazi aperti già presenti tra gli elementi monumentali della zona e riquadrare l’intero spazio in una nuova cornice destinata a separare i due moduli ripavimentati.  

(Matteo Sintini, Valentina Gili)

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Giuseppe Vaccaro (Bologna, 1896 – Roma, 1970)
Nel 1920 si laurea in Ingegneria civile, dove si forma sotto la guida di Attilio Muggia per poi divenire suo assistente nel 1921. Nel 1922 si trasferisce a Roma dove lavora presso lo studio di M. Piacentini e viene a contatto con Enrico Del Debbio. Nel 1934 ottiene la libera docenza in Architettura Tecnica. 
Fino alla fine della guerra, le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di un linguaggio razionalista, da una parte attento alle ricerche funzionaliste, dall’altro adatto alla cifra monumentale richiesta dal regime Numerosi sono in questi anni gli incarichi pubblici, che gli permettono di emergere nel panorama nazionale. Tra questi il Palazzo delle Poste di Napoli (1929) e i progetti per i concorsi per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1927 con Broggi e Franzi), e del palazzo delle Corporazioni a Roma (1927, con Piacentini.
A Bologna e in Emilia realizza: i progetti per la cooperativa mutilati e invalidi di guerra e la sede dell’Associazione mutilati, oltre agli interventi nel campo della residenza tra cui si citano in particolare i complessi in via Tanari, in via Vascelli e in piazza di Porta Sant’Isaia. Le opere principali del periodo, e di tutta la sua produzione rimangono, la sede della facoltà di Ingegneria di Bologna (1935) e la Colonia Agip a Cesenatico (1937),  tra gli esempi migliori dell’interpretazione “autonoma” del linguaggio razionale, in cui si riconosce una predilezione per la chiarezza volumetrica e distributiva e l’idea che l’impiego sapiente dei materiali sia la cifra della qualità architettonica di un edificio. 
Fra il 1944 e il 1950 opera nuovamente a Bologna, prima nello studio di Bruno Parolini e poi in uno studio proprio; nel 1951 si trasferisce definitivamente a Roma. 
In questo secondo periodo della sua produzione architettonica, Vaccaro abbandona  le forme solenni dei suoi progetti degli anni Trenta per dedicarsi ai temi della ricostruzione post-bellica, in particolare dedicandosi allo studio dell’architettura funzionale, in cerca della soluzione al problema della Casa esatta, titolo del volume che raccoglie il lavoro sulla residenza condotto con G.Ponti e A.Libera, autore che collaborerà a lungo con Vaccaro. Partecipa, in questo contesto alla redazione, in Emilia-Romagna, di diversi piani urbanistici dei comuni del ravennate e del ferrarese e alla realizzazione dei quartieri Ina a Piacenza e a Bologna, dove coordina il progetto per il quartiere Barca e Borgo Panigale. Importanti sono i lavori nell’ambito dell’architettura religiosa, tra cui spicca la Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (1965) in collaborazione con A.Libera, S.Musmeci, P.L. Nervi.La chiesa di San Giovanni Bosco a Bologna (1968) è uno dei suoi ultimi interventi. E’ stato membro dell’INU, dell’Accademia Clementina, dell’Accademia fiorentina delle arti e del disegno e dell’Accademia di Parma.
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  • Vincolo: Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Dichiarazione di notevole interesse
  • Data Provvedimento: D.D.R. 20/10/2004 n. 116
  • Riferimento Normativo: D. Lgs 42/2004 art. 10, c. 3, lett. d)
  • Altri Provvedimenti: Interesse culturale
  • Foglio Catastale: 101
  • Particella: 87

Note

Nel 1999, sono stati effettuati interventi di consolidamento di alcune parti come la copertura, adeguamenti e opere interne volte a realizzare una maggiore flessibilità degli spazi. Giuseppe Vaccaro (Bologna, 1896 – Roma, 1970) Nel 1920 si laurea in Ingegneria civile, dove si forma sotto la guida di Attilio Muggia per poi divenire suo assistente nel 1921. Nel 1922 si trasferisce a Roma dove lavora presso lo studio di M. Piacentini e viene a contatto con Enrico Del Debbio. Nel 1934 ottiene la libera docenza in Architettura Tecnica. Fino alla fine della guerra, le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di un linguaggio razionalista, da una parte attento alle ricerche funzionaliste, dall’altro adatto alla cifra monumentale richiesta dal regime Numerosi sono in questi anni gli incarichi pubblici, che gli permettono di emergere nel panorama nazionale. Tra questi il Palazzo delle Poste di Napoli (1929) e i progetti per i concorsi per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1927 con Broggi e Franzi), e del palazzo delle Corporazioni a Roma (1927, con Piacentini. A Bologna e in Emilia realizza: i progetti per la cooperativa mutilati e invalidi di guerra e la sede dell’Associazione mutilati, oltre agli interventi nel campo della residenza tra cui si citano in particolare i complessi in via Tanari, in via Vascelli e in piazza di Porta Sant’Isaia. Le opere principali del periodo, e di tutta la sua produzione rimangono, la sede della facoltà di Ingegneria di Bologna (1935) e la Colonia Agip a Cesenatico (1937), tra gli esempi migliori dell’interpretazione “autonoma” del linguaggio razionale, in cui si riconosce una predilezione per la chiarezza volumetrica e distributiva e l’idea che l’impiego sapiente dei materiali sia la cifra della qualità architettonica di un edificio. Fra il 1944 e il 1950 opera nuovamente a Bologna, prima nello studio di Bruno Parolini e poi in uno studio proprio; nel 1951 si trasferisce definitivamente a Roma. In questo secondo periodo della sua produzione architettonica, Vaccaro abbandona le forme solenni dei suoi progetti degli anni Trenta per dedicarsi ai temi della ricostruzione post-bellica, in particolare dedicandosi allo studio dell’architettura funzionale, in cerca della soluzione al problema della Casa esatta, titolo del volume che raccoglie il lavoro sulla residenza condotto con G.Ponti e A.Libera, autore che collaborerà a lungo con Vaccaro. Partecipa, in questo contesto alla redazione, in Emilia-Romagna, di diversi piani urbanistici dei comuni del ravennate e del ferrarese e alla realizzazione dei quartieri Ina a Piacenza e a Bologna, dove coordina il progetto per il quartiere Barca e Borgo Panigale. Importanti sono i lavori nell’ambito dell’architettura religiosa, tra cui spicca la Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (1965) in collaborazione con A.Libera, S.Musmeci, P.L. Nervi.La chiesa di San Giovanni Bosco a Bologna (1968) è uno dei suoi ultimi interventi. E’ stato membro dell’INU, dell’Accademia Clementina, dell’Accademia fiorentina delle arti e del disegno e dell’Accademia di Parma.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Comune di Alfonsine 1999 Giuseppe Vaccaro: un grande architetto per Alfonsine Comune di Alfonsine Si
Associazione Ingegneri e Architetti Provincia di Ravenna 2002 Atti del convegno sul tema La valenza dei beni culturali: storicità, salvaguardia, tutela, manutenzione e recupero, riferimento al modello urbanistico dell'architetto Vaccaro: Ravenna 21 maggio 1999: Alfonsine, un paese da salvare o da demolire? Tipografia Guerrini, Alfonsine Si
Mulazzani Marco (a cura di) 2002 Giuseppe Vaccaro Electa 342-343 No
Romano Pasi 2002 Storia di Alfonsine Società Editrice “Il ponte Vecchio”, Cesena 479-497 No
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
Alberti Andrea 2006 Casi locali di tutela e recupero: i centri urbani di Tresigallo e Alfonsine Parametro n. 266 80-87 Si
Istituto per i beni artistici culturali e naturali della regione Emilia-Romagna 2012 I Municipi e la Nazione – I palazzi comunali dell'Emilia Romagna fra patrimonio, storia e società Editrice Compositori, Bologna 78 Si

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Palazzo comunale di Alfonsine, incrocio tra Corso Giacomo Matteotti e Via dei Mille Palazzo comunale di Alfonsine, incrocio tra Corso Giacomo Matteotti e Via dei Mille Federico Cucchi
Prospetto principale del Palazzo comunale, vista frontale su piazza Gramsci Prospetto principale del Palazzo comunale, vista frontale su piazza Gramsci Federico Cucchi
Vista del Palazzo comunale da piazza Gramsci Vista del Palazzo comunale da piazza Gramsci Federico Cucchi
Dettaglio d'angolo dell'edificio Dettaglio d'angolo dell'edificio Federico Cucchi
Dettaglio della facciata Dettaglio della facciata Federico Cucchi
Ingresso all'edificio preceduto da porticato su piazza Gramsci Ingresso all'edificio preceduto da porticato su piazza Gramsci Federico Cucchi
Dettaglio finestra Dettaglio finestra Federico Cucchi
Dettaglio muratura Dettaglio muratura Federico Cucchi
Scorcio dell'edificio e del porticato sottostante, da Corso Matteotti Scorcio dell'edificio e del porticato sottostante, da Corso Matteotti Agnese Bagnara
Relazione tra il Palazzo comunale, il filtro porticato e la strada adiacente Relazione tra il Palazzo comunale, il filtro porticato e la strada adiacente Agnese Bagnara
Relazione tra il Palazzo comunale e gli edifici adiacenti, continuità del sistema porticato al piano terra Relazione tra il Palazzo comunale e gli edifici adiacenti, continuità del sistema porticato al piano terra Federico Cucchi
Vista centrale sotto il porticato al piano terra Vista centrale sotto il porticato al piano terra Federico Cucchi
Vista di piazza Gramsci Vista di piazza Gramsci Federico Cucchi
Particolare della pavimentazione adiacente al giardino su piazza Gramsci Particolare della pavimentazione adiacente al giardino su piazza Gramsci Federico Cucchi
Pianta del piano terra Pianta del piano terra Museo della Battaglia del Senio
Sezione Sezione Museo della Battaglia del Senio
Prospetto Prospetto Museo della Battaglia del Senio

Criteri
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Dizionario biografico degli Italiani - Giuseppe Vaccaro Visualizza
Enciclopedia Treccani - Giuseppe Vaccaro Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Valentina Gili
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 24/05/2024

Revisori:

Stefano Setti