Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

EDIFICI PER UFFICI COOPERATIVA RESCOOP (ITER)

Scheda Opera

  • Vista complessiva della Sede Operativa e Amministrativa di ITER
  • Prospetto principale della Sede Operativa e Amministrativa di ITER
  • Vista di dettaglio del volume d'ingresso della Sede Operativa e Amministrativa di ITER
  • Esterno della Sede Operativa e Amministrativa di ITER, differenziazione delle facciate del corpo posto a sinistra dell'ingresso
  • Vista laterale del volume d'ingresso alla Sede Amministrativa e Operativa di ITER con relazione tra le facciate dei due corpi del fabbricato
  • Vista di dettaglio sulla sporgenza acuta che termina l'edificio della Sede Amministrativa e Operativa di ITER in direzione della strada
  • Comune: Lugo
  • Denominazione: EDIFICI PER UFFICI COOPERATIVA RESCOOP (ITER)
  • Indirizzo: Strada Provinciale per Cotignola
  • Data: 1975 - 1976
  • Tipologia: Edifici per uffici
  • Autori principali: Sergio Lenci
Descrizione

La Sede Operativa e Amministrativa di ITER, inaugurata l'8 ottobre 1976, trova la sua collocazione a Lugo, lungo la via provinciale per Cotignola. La costruzione avviene in seguito all'istituzione della Cooperativa RESCOOP, nata dalla fusione delle cooperative edili locali per dar vita ad una nuova impresa cooperativa di rilievo nazionale. Con l’unificazione della RESCOOP e CRC di Mezzano, l'edificio diventa sede dell'odierna Cooperativa ITER (Cooperativa Ravennate Interventi sul Territorio). Nel 1975 la progettazione della sede per tale ente viene affidata all'architetto Sergio Lenci in collaborazione con il geometra Dante Buscaroli, coinvolto in quanto all'epoca, socio della RESCOOP e responsabile dell'Ufficio Calcoli e Progetti della stessa.
Il progetto prende le mosse dalla volontà di applicare i sistemi costruttivi più innovative ad una ricerca, tipica del periodo, anche in chiave architettonica, perseguendo l’integrazione e la razionalizzazione del componente tecnologico e dell’elemento compositivo. "Questo edificio può essere assunto come un esperimento progettuale: esso infatti, così come risponde ad alcune studiate esigenze per un ufficio cooperativo che vuole qualificare l'ambiente di lavoro, dimostra come sia possibile rispondere alle esigenze che (non molto dissimili) sono oggi peculiari degli edifici scolastici, dei centri sociali e culturali, dei centri commerciali ecc. (...) Per dare un'idea della rapidità di esecuzione e quindi della riduzione dei costi, basta dire che la struttura rustica è stata costruita in 45 giorni e tutto l'edificio completato in dieci mesi". (L’Architettura cronache e storia, n. 274).
Il complesso si pone all'interno dell'area industriale di Lugo, orientato in modo che l'asse maggiore sia perpendicolare alla strada principale, ed è costituito da tre grandi volumi collegati tra loro tramite un ampio corridoio illuminato da lucernari su cui si apre l'ingresso principale, anch'esso posizionato sull'asse generatore del progetto.
La galleria vetrata, visibile in copertura, separa e definisce i primi due blocchi, mentre il terzo, posizionato più a sud e costruito successivamente, accoglie l'Auditorium, “tagliato” trasversalmente dalla parete obliqua che caratterizza fortemente l'edifici e orienta la direzionalità della strada interna.
La composizione segue una conformazione asimmetrica, il cui impianto irregolare si compone di volumi puri scavati unicamente in prossimità degli ingressi, punti nei quali le pareti si ritraggono dal filo esterno della facciata per creare grandi varchi che enfatizzano la loro posizione. I volumi che costituiscono gli edifici per uffici sono caratterizzati dalla presenza di pareti inclinate, non rettilinee in pianta e non perpendicolari al terreno. Altro elemento che caratterizza i fronti è il disegno delle finestrature, diverse a seconda della facciata e a volte anche all’interno della stessa. Tale varietà produce un repertorio formale che prevede l’uso di piccoli oblò circolari, infissi rettangolari, grandi vetrate, pareti vetrate inclinate, finestre a nastro e bucature ad angolo di varie dimensioni.
Da ultimo l’edificio si caratterizza per la comparsa di uno spigolo estremamente acuto che definisce l'ingresso dell'auditorium, sul quale la copertura si allunga a formare una “punta” che trova appoggio su un largo setto in calcestruzzo armato e una monumentale colonna intonacata di rosso. Una copertura piana termina la costruzione rafforzandone l'orizzontalità pur presentando scarti di altezza tra i diversi vani che contengono le strutture.
Il sistema tecnologico adottato è il “Coffrage tunnel”, metodo che prevede l'utilizzo di casseforme metalliche dotate di un meccanismo per l'assemblaggio e lo scorrimento, tale da consentire di approntare intelaiature di CLS armato anche a luci variabili e pareti sottili perfettamente solidali tra loro.
Il disegno che definisce i vani interni e gli sbalzi è quindi volto a costituire un continuum spaziale, necessità ritenuta dall'architetto stesso fondamentale per gli edifici per servizi, in quanto la flessibilità d'uso, così come la possibilità di partecipazione dell'edificio alla vita collettiva, sono entrambi considerati caratteristiche necessarie al valore “pubblico” di questo genere di edifici.
Come sottolinea Ludovico Quaroni "i segni hanno sempre un'origine razionale, anche perché mirano a coinvolgere ogni fenomeno visivo nel gioco delle strutture (…) di conseguenza, dominano gli accenti brutalisti nella franca collisione tra episodi eterogenei, il che non preclude estrapolazioni di sapore metafisico". (L’Espresso n.45, 1976)
Il progetto consiste in una profonda negazione della concezione standardizzata del “blocco per uffici” impostato su un corridoio di distribuzione. Nell'opera lo spazio interno è invece organizzate in fasce parallele che restano aperte, permettendo al vuoto di costituirsi come “spazio globale” che si rivolge anche verso l'esterno tramite la trasparenza delle numerose vetrate. Gli ambienti di lavoro non sono divisi secondo la separazione delle singole mansioni, poiché l'architetto ha esplicitamente cercato di eliminare ogni genere di compartimentazione all'interno degli uffici stessi, con l'obiettivo di creare un ambiente che favorisse la cooperazione e non la settorializzazione degli impiegati.

(Matteo Sintini, Valentina Gili)

Info
  • Progetto: 1975 -
  • Esecuzione: - 1976
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Sede operativa e amministrativa RESCOOP
  • Destinazione attuale: Sede operativa e amministrativa ITER
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Dante Buscaroli Collaboratore Progetto NO
ITER Cooperativa Ravennate interventi sul Territorio Direzione lavori Esecuzione NO
Sergio Lenci Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=34008&RicFrmRicSemplice=Lenci%20Sergio&RicVM=ricercasemplice&RicSez=produttori SI
  • Strutture: calcestruzzo armato
  • Materiale di facciata: intonaco in colore prevalentemente grigio, rosso per la colonna a sostegno della copertura sull'ingresso principale e azzurro attorno al portone d'accesso sotto quest'ultima
  • Coperture: piana in cemento armato
  • Serramenti: metallici
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
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Il progetto prende le mosse dalla volontà di applicare i sistemi costruttivi più innovative ad una ricerca, tipica del periodo, anche in chiave architettonica, perseguendo l’integrazione e la razionalizzazione  del componente tecnologico e dell’elemento compositivo. "Questo edificio può essere assunto come un esperimento progettuale: esso infatti, così come risponde ad alcune studiate esigenze per un ufficio cooperativo che vuole qualificare l'ambiente di lavoro, dimostra come sia possibile rispondere alle esigenze che (non molto dissimili) sono oggi peculiari degli edifici scolastici, dei centri sociali e culturali, dei centri commerciali ecc. (...) Per dare un'idea della rapidità di esecuzione e quindi della riduzione dei costi, basta dire che la struttura rustica è stata costruita in 45 giorni e tutto l'edificio completato in dieci mesi". (L’Architettura cronache e storia, n. 274).
Il complesso si pone all'interno dell'area industriale di Lugo, orientato in modo che l'asse maggiore sia perpendicolare alla strada principale, ed è costituito da tre grandi volumi collegati tra loro tramite un ampio corridoio illuminato da lucernari su cui si apre l'ingresso principale, anch'esso posizionato sull'asse generatore del progetto. 
La galleria vetrata, visibile in copertura, separa e definisce i primi due blocchi, mentre il terzo, posizionato più a sud e costruito successivamente, accoglie l'Auditorium, “tagliato” trasversalmente dalla parete obliqua che caratterizza fortemente l'edifici e orienta la direzionalità della strada interna. 
La composizione segue una conformazione asimmetrica, il cui impianto irregolare si compone di volumi puri scavati unicamente in prossimità degli ingressi, punti nei quali le pareti si ritraggono dal filo esterno della facciata per creare grandi varchi che enfatizzano la loro posizione. I volumi che costituiscono gli edifici per uffici sono caratterizzati dalla presenza di pareti inclinate, non rettilinee in pianta e non perpendicolari al terreno. Altro elemento che caratterizza i fronti è il disegno delle finestrature, diverse a seconda della facciata e a volte anche all’interno della stessa. Tale varietà produce un repertorio formale che prevede l’uso di piccoli oblò circolari, infissi rettangolari, grandi vetrate, pareti vetrate inclinate, finestre a nastro e bucature ad angolo di varie dimensioni. 
Da ultimo l’edificio si caratterizza per la comparsa di uno spigolo estremamente acuto che definisce l'ingresso dell'auditorium, sul quale la copertura si allunga a formare una “punta” che trova appoggio su un largo setto in calcestruzzo armato e una monumentale colonna intonacata di rosso. Una copertura piana termina la costruzione rafforzandone l'orizzontalità pur presentando scarti di altezza tra i diversi vani che contengono le strutture. 
Il sistema tecnologico adottato è il “Coffrage tunnel”, metodo che prevede l'utilizzo di casseforme metalliche dotate di un meccanismo per l'assemblaggio e lo scorrimento, tale da consentire di approntare intelaiature di CLS armato anche a luci variabili e pareti sottili perfettamente solidali tra loro. 
Il disegno che definisce i vani interni e gli sbalzi è quindi volto a costituire un continuum spaziale, necessità ritenuta dall'architetto stesso fondamentale per gli edifici per servizi, in quanto la flessibilità d'uso, così come la possibilità di partecipazione dell'edificio alla vita collettiva, sono entrambi considerati caratteristiche necessarie al valore “pubblico” di questo genere di edifici. 
Come sottolinea Ludovico Quaroni "i segni hanno sempre un'origine razionale, anche perché mirano a coinvolgere ogni fenomeno visivo nel gioco delle strutture (…) di conseguenza, dominano gli accenti brutalisti nella franca collisione tra episodi eterogenei, il che non preclude estrapolazioni di sapore metafisico".  (L’Espresso n.45, 1976)
Il progetto consiste in una profonda negazione della concezione standardizzata del “blocco per uffici” impostato su un corridoio di distribuzione. Nell'opera lo spazio interno è invece organizzate in fasce parallele che restano aperte, permettendo al vuoto di costituirsi come “spazio globale” che si rivolge anche verso l'esterno tramite la trasparenza delle numerose vetrate. Gli ambienti di lavoro non sono divisi secondo la separazione delle singole mansioni, poiché l'architetto ha esplicitamente cercato di eliminare ogni genere di compartimentazione all'interno degli uffici stessi, con l'obiettivo di creare un ambiente che favorisse la cooperazione e non la settorializzazione degli impiegati.

(Matteo Sintini, Valentina Gili)

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Laureatosi in Architettura all'Università “La Sapienza” di Roma nel 1950, dal 1995 al 2000 è presidente del Corso di Laurea in Architettura.  Partecipa ad alcuni degli episodi chiave della cultura architettonica italiana della ricostruzione. Collabora infatti al progetto per il quartiere INA-Casa Tiburtino del 1949-54 (con Ludovico Quaroni, Carlo Aymonino, Mario Ridolfi e altri) e Spine Bianche (con Carlo Aymonino). Attento alle esperienze del brutalismo europeo, in Italia è uno degli architetti che maggiormente, nel passaggio degli anni ’60 e ’70, si confronta apertamente con il tema della grande dimensione e del ruolo sociale dell’architettura. Progetta i palazzi di Giustizia delle città di Lecce e di Brindisi e le Case circondariali di Spoleto, Livorno, Rimini, Roma Rebibbia e il quartiere Gescal a Secondigliano. Vittima di un attacco terroristico, continua ad esercitare la professione. In area emiliano-romagnola ha realizzato l’edificio residenziale a torre a Ravenna nel 1964,  il Centro Sociale in via Campana a Rimini, del 1965 e la Sede della Cooperativa ITER a Lugo di Romagna nel 1974. Nel 1989 ottiene la menzione d'onore al concorso internazionale  per la Nuova Biblioteca Alessandrina in Egitto, Antonino Manzone e Ruggero Lenci Nel 2001 è stato insignito dell’Honorary Fellowship da parte dell’American Institute of Architects.  Il premio InArch all’opera prima e alla carriera è a lui intitolato.  
Nell'anno 1978 iniziano i lavori per la costruzione di un Auditorium di grandi dimensioni in grado di ospitare circa 700 persone, in aggiunta alla struttura originaria che mantiene stile architettonico e scelta materica. Negli anni '90 si aggiunge un tunnel di collegamento, e si procede alla costruzione di nuovi uffici posizionati fra la sede del custode e l'edificio principale. 
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 112
  • Particella: 455

Note

Lenci Sergio (Napoli, 1927 - Roma, 2001) Laureatosi in Architettura all'Università “La Sapienza” di Roma nel 1950, dal 1995 al 2000 è presidente del Corso di Laurea in Architettura. Partecipa ad alcuni degli episodi chiave della cultura architettonica italiana della ricostruzione. Collabora infatti al progetto per il quartiere INA-Casa Tiburtino del 1949-54 (con Ludovico Quaroni, Carlo Aymonino, Mario Ridolfi e altri) e Spine Bianche (con Carlo Aymonino). Attento alle esperienze del brutalismo europeo, in Italia è uno degli architetti che maggiormente, nel passaggio degli anni ’60 e ’70, si confronta apertamente con il tema della grande dimensione e del ruolo sociale dell’architettura. Progetta i palazzi di Giustizia delle città di Lecce e di Brindisi e le Case circondariali di Spoleto, Livorno, Rimini, Roma Rebibbia e il quartiere Gescal a Secondigliano. Vittima di un attacco terroristico, continua ad esercitare la professione. In area emiliano-romagnola ha realizzato l’edificio residenziale a torre a Ravenna nel 1964, il Centro Sociale in via Campana a Rimini, del 1965 e la Sede della Cooperativa ITER a Lugo di Romagna nel 1974. Nel 1989 ottiene la menzione d'onore al concorso internazionale per la Nuova Biblioteca Alessandrina in Egitto, Antonino Manzone e Ruggero Lenci Nel 2001 è stato insignito dell’Honorary Fellowship da parte dell’American Institute of Architects. Il premio InArch all’opera prima e alla carriera è a lui intitolato. Nell'anno 1978 iniziano i lavori per la costruzione di un Auditorium di grandi dimensioni in grado di ospitare circa 700 persone, in aggiunta alla struttura originaria che mantiene stile architettonico e scelta materica. Negli anni '90 si aggiunge un tunnel di collegamento, e si procede alla costruzione di nuovi uffici posizionati fra la sede del custode e l'edificio principale.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Sergio Lenci (a cura di) 1976 Che cosa è la nuova sede Bollettino Interno di Informazione RESCOOP n.1 Si
Rossi Sara 1976 Sede della RESCOOP a Lugo di Romagna L'Architettura. Cronache e storia n. 254 422-429 Si
Zevi Bruno 1976 L’Espresso, 7 novembre n. 45 Si
Buscaroli Dante (a cura di) 1978 "L'auditorium” RESCOOP, novembre-dicembre n. 11 Si
1981 Ampliamento della Rescoop a Lugo di Romagna L'Architettura. Cronache e storia n. 307 278-285 Si
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No

Fonti Archivistiche
Titolo Autore Ente Descrizione Conservazione
Fondo Sergio Lenci architetto Sergio Lenci Ordine degli architetti pianificatori paesaggisti e conservatori di Roma e provincia

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista complessiva della Sede Operativa e Amministrativa di ITER Vista complessiva della Sede Operativa e Amministrativa di ITER R. Vlahov – Courtesy IBC
Prospetto principale della Sede Operativa e Amministrativa di ITER Prospetto principale della Sede Operativa e Amministrativa di ITER R. Vlahov – Courtesy IBC
Vista di dettaglio del volume d'ingresso della Sede Operativa e Amministrativa di ITER Vista di dettaglio del volume d'ingresso della Sede Operativa e Amministrativa di ITER R. Vlahov – Courtesy IBC
Esterno della Sede Operativa e Amministrativa di ITER, differenziazione delle facciate del corpo posto a sinistra dell'ingresso Esterno della Sede Operativa e Amministrativa di ITER, differenziazione delle facciate del corpo posto a sinistra dell'ingresso R. Vlahov – Courtesy IBC
Vista laterale del volume d'ingresso alla Sede Amministrativa e Operativa di ITER con relazione tra le facciate dei due corpi del fabbricato Vista laterale del volume d'ingresso alla Sede Amministrativa e Operativa di ITER con relazione tra le facciate dei due corpi del fabbricato R. Vlahov – Courtesy IBC
Vista di dettaglio sulla sporgenza acuta che termina l'edificio della Sede Amministrativa e Operativa di ITER in direzione della strada Vista di dettaglio sulla sporgenza acuta che termina l'edificio della Sede Amministrativa e Operativa di ITER in direzione della strada R. Vlahov – Courtesy IBC

Criteri
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
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Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Valentina Gili
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 11/03/2024

Revisori:

Setti Stefano 2022