Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

EX OFFICINE MINGANTI

Scheda Opera

  • Particolare dell’ingresso posteriore dell’edificio
  • Veduta Nord del prospetto posteriore
  • Veduta Nord- Ovest del prospetto posteriore
  • Veduta Nord- Ovest del prospetto posteriore
  • Accesso al cortile del corpo centrale
  • Veduta del cortile interno
  • Veduta del cortile interno in cui si nota il solaio “sospeso” del primo piano
  • Particolare del solaio “forato” del primo piano
  • Veduta dell’ingresso laterale del cortile interno
  • Vista del cortile con il solaio “forato” da via Liberazione
  • Vista Sud Ovest dell’edificio
  • Vista del cortile interno all’edificio
  • Vista dell’edificio da via della Liberazione
  • Vista Nord- Est dei capannoni con le coperture a shed
  • Vista dell’ingresso posteriore
  • Comune: Bologna
  • Denominazione: EX OFFICINE MINGANTI
  • Indirizzo: Via della Liberazione N. 15
  • Data: 1957 - 1963
  • Tipologia: Edifici per attività produttive
  • Autori principali: Francesco Santini
Descrizione

L’impresa Minganti (industria leader nella produzione di macchine utensili) al momento della realizzazione dell’opera incarica, nel 1957, l’architetto Francesco Santini del progetto della nuova sede dei propri stabilimenti a Bologna, città in cui rientra dopo lo sfollamento forzato imposto dalla guerra.
Il complesso occupa un intero isolato situato poco lontano dalla stazione ferroviaria, collocato nel punto di incontro tra via della Liberazione e via Ferrarese, ed è costituito da due blocchi che ospitano il programma funzionale. Il primo, che si affaccia sulle due vie principali, si articola su un piano terra e tre livelli. Il secondo conserva la stessa altezza del primo e presenta una pianta libera adatta ad ospitare i macchinari per la produzione. I due corpi si fronteggiano lasciando al centro uno spazio vuoto che assume forma rettangolare in quanto delimitato, sui lati corti, da due braccia di collegamento trasversali ai due volumi precedenti, poste alla quota del terzo piano, che lasciano libera la circolazione sottostante.
Questo rigore volumetrico è rotto dall’aggetto in vetro-cemento che dall’edificio posto sul lato sinistro del cortile interno sbalza sul cortile. Da questa corte centrale che si sviluppa per tutta l’altezza del complesso, si può notare il triplo volume degli ambienti della produzione. Il trasporto dei materiali da impiegare per le lavorazioni e quello dei prodotti finiti è reso agevole dalla presenza di un ampio spazio alle spalle dei due blocchi, al momento della relizzazione del progetto, servito dalla ferrovia.
L’aspetto tipicamente industriale del blocco destinato alla produzione, è conferito dalla riconoscibile copertura a shed, che permette di illuminare adeguatamente l’interno attraverso i grandi lucernai posti sul tetto inclinato e dall’utilizzo del laterizio, materiale che tradizionalmente rimanda all’immagine dei primi opifici. All’interno dei tamponamenti in mattoni resta leggibile la struttura in calcestruzzo armato, laddove il paramento murario è, invece, continuo, il cambio di orditura degli elementi in laterizio, segnala la presenza delle travi. Nel prospetto frontale e in quello laterale su via Ferrarese, la struttura di tipo intelaiato si legge in maniera ancora più chiara. Il piano terra viene mantenuto a pilotis, ai piani superiori la maglia viene evidenziata da un rivestimento a mosaico con tessere di colore turchese che lascia il passo al colore giallo in prossimità dell’attacco a terra della struttura, proponendo, nello studiato gioco cromatico, una delle cifre stilistiche caratteristiche dell’opera di Santini.
Per contrasto, il prospetto ovest si presenta come una parete liscia intonacata, sulla quale campeggia il nome dell’impresa.
(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

Info
  • Progetto: 1957 -
  • Esecuzione: 1960 - 1963
  • Committente: Società Minganti
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: stabilimento industriale
  • Destinazione attuale: centro commerciale
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Francesco Santini Progetto architettonico Progetto SI
  • Strutture: struttura intelaiata in calcestruzzo armato
  • Materiale di facciata: tessere di rivestimento a mosaico, laterizio, acciaio, vetro-cemento
  • Coperture: solai in latero-cemento
  • Serramenti: vetro e acciaio
  • Stato Strutture: Ottimo
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  • Stato Coperture: Ottimo
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Il complesso occupa un intero isolato situato poco lontano dalla stazione ferroviaria, collocato nel punto di incontro tra via della Liberazione e via Ferrarese, ed è costituito da due blocchi che ospitano il programma funzionale. Il primo, che si affaccia sulle due vie principali, si articola su un piano terra e tre livelli. Il secondo conserva la stessa altezza del primo e presenta una pianta libera adatta ad ospitare i macchinari per la produzione. I due corpi si fronteggiano lasciando al centro uno spazio vuoto che assume forma rettangolare in quanto delimitato, sui lati corti, da due braccia di collegamento trasversali ai due volumi precedenti, poste alla quota del terzo piano, che lasciano libera la circolazione sottostante.
Questo rigore volumetrico è rotto dall’aggetto in vetro-cemento che dall’edificio posto sul lato sinistro del cortile interno sbalza sul cortile. Da questa corte centrale che si sviluppa per tutta l’altezza del complesso, si può notare il triplo volume degli ambienti della produzione. Il trasporto dei materiali da impiegare per le lavorazioni e quello dei prodotti finiti è reso agevole dalla presenza di un ampio spazio alle spalle dei due blocchi, al momento della relizzazione del progetto, servito dalla ferrovia.
L’aspetto tipicamente industriale del blocco destinato alla produzione, è conferito dalla riconoscibile copertura a shed, che permette di illuminare adeguatamente l’interno attraverso i grandi lucernai posti sul tetto inclinato e dall’utilizzo del laterizio, materiale che tradizionalmente rimanda all’immagine dei primi opifici. All’interno dei tamponamenti in mattoni resta leggibile la struttura in calcestruzzo armato, laddove il paramento murario è, invece, continuo, il cambio di orditura degli elementi in laterizio, segnala la presenza delle travi. Nel prospetto frontale e in quello laterale su via Ferrarese, la struttura di tipo intelaiato si legge in maniera ancora più chiara. Il piano terra viene mantenuto a pilotis, ai piani superiori la maglia viene evidenziata da un rivestimento a mosaico con tessere di colore turchese che lascia il passo al colore giallo in prossimità dell’attacco a terra della struttura, proponendo, nello studiato gioco cromatico, una delle cifre stilistiche caratteristiche dell’opera di Santini.
Per contrasto, il prospetto ovest si presenta come una parete liscia intonacata, sulla quale campeggia il nome dell’impresa.
(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

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Francesco Santini (Bologna, 1904 – 1976)
Si diploma nel 1926 all’Accademia di Belle Arti; inizia la sua attività collaborando con architetti bolognesi già affermati. Si trasferisce a Roma dove si laurea in Architettura nel 1937. Diviene allievo e collaboratore di Marcello Piacentini. La sua carriera è caratterizzata dalla grande attività svolta all’interno dello IACP. La sua esperienza all’interno dell’Istituto ha inizio con il riadattamento del progetto di Albini Camus e Palanti per la realizzazione di "fabbricati ed alloggi destinati a famiglie numerose" a Bologna (le Popolarissime). Santini ripropone lo schema delle Siedlung tedesche, che si rivela soluzione adatta al complesso da realizzare. Questo successo gli fa aggiudicare l’incarico per la progettazione del Villaggio della Rivoluzione alla pineta Zangheri, importante per lo sviluppo della sua carriera a Bologna. Santini diviene il principale protagonista bolognese dell’ultima stagione del razionalismo. Lavora anche per la Piancastelli, progetta la villa di Minganti, oggi distrutta. Progetta i nuovi impianti per la ditta Ansaloni negli anni ’50 e collabora al progetto per il Palazzo “Faccetta Nera” in via Marconi.
Tra il 1955 e il 1958 diviene presidente dell’Ordine degli architetti, poi anche membro dell’Accademia Clementina. Vince numerosi concorsi nazionali ed internazionali ed espone i suoi lavori in mostre sia in Italia che all’estero. I suoi ultimi lavori sono la sede centrale del Credito Romagnolo, il cinema Metropolitan, il negozio di pellicce Cohen. 
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  • Vincolo: Non Vincolata
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  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 118
  • Particella: 32

Note

Il complesso industriale viene recuperato grazie alla variazione di destinazione d’uso che gli attribuisce funzione commerciale. Il progetto di recupero, studiato dalla Open Project per conto di Coop Adriatica nel 2005, si è aggiudicato un importante premio al Mapic di Cannes. Le officine Minganti riaprono con la nuova veste di centro commerciale nel 2006. All’interno sono state mantenute le strutture originali e conservati alcuni macchinari. Francesco Santini (Bologna, 1904 – 1976) Si diploma nel 1926 all’Accademia di Belle Arti; inizia la sua attività collaborando con architetti bolognesi già affermati. Si trasferisce a Roma dove si laurea in Architettura nel 1937. Diviene allievo e collaboratore di Marcello Piacentini. La sua carriera è caratterizzata dalla grande attività svolta all’interno dello IACP. La sua esperienza all’interno dell’Istituto ha inizio con il riadattamento del progetto di Albini Camus e Palanti per la realizzazione di "fabbricati ed alloggi destinati a famiglie numerose" a Bologna (le Popolarissime). Santini ripropone lo schema delle Siedlung tedesche, che si rivela soluzione adatta al complesso da realizzare. Questo successo gli fa aggiudicare l’incarico per la progettazione del Villaggio della Rivoluzione alla pineta Zangheri, importante per lo sviluppo della sua carriera a Bologna. Santini diviene il principale protagonista bolognese dell’ultima stagione del razionalismo. Lavora anche per la Piancastelli, progetta la villa di Minganti, oggi distrutta. Progetta i nuovi impianti per la ditta Ansaloni negli anni ’50 e collabora al progetto per il Palazzo “Faccetta Nera” in via Marconi. Tra il 1955 e il 1958 diviene presidente dell’Ordine degli architetti, poi anche membro dell’Accademia Clementina. Vince numerosi concorsi nazionali ed internazionali ed espone i suoi lavori in mostre sia in Italia che all’estero. I suoi ultimi lavori sono la sede centrale del Credito Romagnolo, il cinema Metropolitan, il negozio di pellicce Cohen.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
1963 Tecnica estetica e architettura moderna Domus n. 399 60 No
Pedrocco Giorgio, D'Attorre Pier Paolo (a cura di) 1991 Archeologia industriale in Emilia Romagna e Marche Silvana editore Cinisello Balsamo 148 Si
Bettazzi Maria Beatrice 2003 Archivi aggregati: la sezione di architettura e i fondi degli architetti moderni 43-44 Si
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e quanta: architettura in Emilia-Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna 30; 32 Si
Montalti Elisa 2007 Ex Officine: nuova Galleria Minganti Ottagono n. 197 8-15 Si

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Particolare dell’ingresso posteriore dell’edificio Particolare dell’ingresso posteriore dell’edificio Margherita Merendino
Veduta Nord del prospetto posteriore Veduta Nord del prospetto posteriore Margherita Merendino
Veduta Nord- Ovest del prospetto posteriore Veduta Nord- Ovest del prospetto posteriore Margherita Merendino
Veduta Nord- Ovest del prospetto posteriore Veduta Nord- Ovest del prospetto posteriore Margherita Merendino
Accesso al cortile del corpo centrale Accesso al cortile del corpo centrale Margherita Merendino
Veduta del cortile interno Veduta del cortile interno Margherita Merendino
Veduta del cortile interno in cui si nota il solaio “sospeso” del primo piano Veduta del cortile interno in cui si nota il solaio “sospeso” del primo piano Margherita Merendino
Particolare del solaio “forato” del primo piano Particolare del solaio “forato” del primo piano Margherita Merendino
Veduta dell’ingresso laterale del cortile interno Veduta dell’ingresso laterale del cortile interno Margherita Merendino
Vista del cortile con il solaio “forato” da via Liberazione Vista del cortile con il solaio “forato” da via Liberazione Margherita Merendino
Vista Sud Ovest dell’edificio Vista Sud Ovest dell’edificio Margherita Merendino
Vista del cortile interno all’edificio Vista del cortile interno all’edificio Margherita Merendino
Vista dell’edificio da via della Liberazione Vista dell’edificio da via della Liberazione Margherita Merendino
Vista Nord- Est dei capannoni con le coperture a shed Vista Nord- Est dei capannoni con le coperture a shed Margherita Merendino
Vista dell’ingresso posteriore Vista dell’ingresso posteriore Margherita Merendino

Criteri
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Margherita Merendino
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 22/01/2025

Revisori:

Stefano Setti