Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

SEDE DELLA JOHNS HOPKINS UNIVERSITY

Scheda Opera

  • Vista Ovest dell’edificio
  • Vista del complesso
  • Dettaglio del volume della sala di lettura
  • Dettaglio del fianco dell'edificio
  • Dettaglio del fianco dell'edificio
  • Vista dell'interno della sala di lettura
  • Comune: Bologna
  • Denominazione: SEDE DELLA JOHNS HOPKINS UNIVERSITY
  • Indirizzo: Via Beniamino Andreatta N. 3
  • Data: 1956 - 1960
  • Tipologia: Università - Campus
  • Autori principali: Enzo Zacchiroli
Descrizione

L’edificio, sede dell’università americana Johns Hopkins di Baltimora, sorge in un’area all’interno del tessuto storico bolognese.
Abbandonata la prima ipotesi di ristrutturazione di Palazzo Bianconcini si decide per la costruzione di un edificio ex-novo nella storica via Belmeloro, composto da due volumi.
L’edificio principale è organizzato secondo una struttura gerarchica che mette a sistema gli ambienti, disposti su tre livelli. Al piano interrato sono collocati gli impianti e i locali di servizio.
Al piano terra si trovano gli spazi di distribuzione alla biblioteca e all’auditorium e quelli di incontro e socializzazione come la caffetteria. I piani superiori fino all’attico, in cui è sistemato l’appartamento del direttore, sono destinati agli spazi principali dell’università: aule, uffici.
Il secondo corpo ospita la biblioteca; più basso e avanzato rispetto alla strada, risulta completamente autonomo rispetto al precedente, seppur collegato.
Il sistema di percorsi e collegamenti dell’edificio ha una stretta relazione con gli spazi pubblici esterni di pertinenza, direttamente relazionati con la città. La hall di ingresso è anticipata, esternamente, dallo sporto della pensilina. Lo slittamento del secondo volume rispetto al primo determina una sorta di piccola piazza che anticipa a sua volta l’ingresso e al pensilina.
I percorsi risultano pertanto continuamente mediati da luoghi ed elementi filtro, chiusi o aperti.
Nonostante le diverse scale volumetriche, il trattamento delle facciate punta a unificare le varie parti. Le finestre del primo piano, presenti sul punto di innesto della biblioteca con il prospetto frontale, sembrano restringersi verso l’alto per far posto all’attacco fra i due blocchi. Il prospetto nord, su cui si attesta la biblioteca, è connotato dalla presenza di numerose e ampie aperture dalla chiara direzionalità orizzontale che interrompono ritmicamente la continuità del laterizio.
Il prospetto sud, invece, è caratterizzato da una grande vetrata che illumina il vano scala. Quest’ultima è scandita in orizzontale dalle grandi travi, visibili in tutta la loro altezza, e in verticale, dai montanti degli infissi in legno, riproponendo l’accostamento mattone-vetro-legno, che sul fronte est si differenzia ulteriormente conformandosi in profonde lame lignee. Nel blocco della biblioteca, ancora, i montanti diventano stretti e lunghi, per disporsi nella fascia alta del volume al di sotto del paramento in rame.
L’uso di una differenziazione delle aperture finestrate costituisce uno dei punti salienti del lessico dell’autore, che con apparente semplicità controlla sapientemente i rapporti tra i pieni e i vuoti della composizione dei fronti.
La stessa cura nella variazione degli elementi si ritrova anche nelle scelte strutturali. Il blocco centrale si basa su una gabbia intelaiata di elementi di calcestruzzo gettati in opera, mentre il corpo della biblioteca è costituito da pareti portanti. Alla diversità dell’uso delle strutture corrisponde l’uniformità del rivestimento in laterizio. Il primo volume presenta dei tamponamenti realizzati con una muratura a cassa vuota mentre il secondo mostra la struttura portante continua.
I pilastri e le travi in calcestruzzo armato hanno dimensioni sempre diverse, a seconda dell’effettiva necessità. I pilastri, in corrispondenza del prospetto nord, sono arretrati e dimensionati tenendo conto dell’innesto del volume della biblioteca nel corpo centrale e sono realizzati in acciaio per conferire un senso di leggerezza alla copertura della biblioteca stessa, in un dialogo con la smaterializzazione del soffitto prodotta dai lucernai.
La travatura del prospetto nord, conformata a elementi ricalati, presenta un dente in aggetto su cui si applica il paramento in rame, che appoggiandosi per tutto il suo sviluppo longitudinale sulla trave e ponendosi a filo con la parete, evidenzia l’elemento strutturale orizzontale.
L’utilizzo della struttura puntiforme, della lamiera come rivestimento per il calcestruzzo, ma soprattutto l’approccio funzionalista alla progettazione, rendono la struttura affine alle architetture di impronta anglosassone e nordica care all’autore, in particolare, si legge un dichiarato riferimento al palazzo per uffici di Rautatalo del finlandese Alvar Aalto, esplicitamente citato nei lucernari della biblioteca.
(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

Info
  • Progetto: 1956 -
  • Esecuzione: 1959 - 1960
  • Committente: John Hopkins University
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Sede dell’università americana Johns Hopkins
  • Destinazione attuale: Sede dell’università americana Johns Hopkins
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Enzo Zacchiroli Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo http://www.zacchiroli-architetti.it/chi-siamo/ SI
  • Strutture: struttura intelaiata con elementi in calcestruzzo armato gettati in opera (corpo centrale), muratura portante (biblioteca)
  • Materiale di facciata: laterizio, rame, legno, vetro
  • Coperture: latero-cemento
  • Serramenti: legno e vetro
  • Stato Strutture: Ottimo
  • Stato Materiale di facciata: Ottimo
  • Stato Coperture: Ottimo
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Il sistema di percorsi e collegamenti dell’edificio ha una stretta relazione con gli spazi pubblici esterni di pertinenza, direttamente relazionati con la città. La hall di ingresso è anticipata, esternamente, dallo sporto della pensilina. Lo slittamento del secondo volume rispetto al primo determina una sorta di piccola piazza che anticipa a sua volta l’ingresso e al pensilina.
I percorsi risultano pertanto continuamente mediati da luoghi ed elementi filtro, chiusi o aperti.
Nonostante le diverse scale volumetriche, il trattamento delle facciate punta a unificare le varie parti. Le finestre del primo piano, presenti sul punto di innesto della biblioteca con il prospetto frontale, sembrano restringersi verso l’alto per far posto all’attacco fra i due blocchi. Il prospetto nord, su cui si attesta la biblioteca, è connotato dalla presenza di numerose e ampie aperture dalla chiara direzionalità orizzontale che interrompono ritmicamente la continuità del laterizio.
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L’uso di una differenziazione delle aperture finestrate costituisce uno dei punti salienti del lessico dell’autore, che con apparente semplicità controlla sapientemente i rapporti tra i pieni e i vuoti della composizione dei fronti. 
La stessa cura nella variazione degli elementi si ritrova anche nelle scelte strutturali. Il blocco centrale si basa su una gabbia intelaiata di elementi di calcestruzzo gettati in opera, mentre il corpo della biblioteca è costituito da pareti portanti. Alla diversità dell’uso delle strutture corrisponde l’uniformità del rivestimento in laterizio. Il primo volume presenta dei tamponamenti realizzati con una muratura a cassa vuota mentre il secondo mostra la struttura portante continua.
I pilastri e le travi in calcestruzzo armato hanno dimensioni sempre diverse, a seconda dell’effettiva necessità. I pilastri, in corrispondenza del prospetto nord, sono arretrati e dimensionati tenendo conto dell’innesto del volume della biblioteca nel corpo centrale e sono realizzati in acciaio per conferire un senso di leggerezza alla copertura della biblioteca stessa, in un dialogo con la smaterializzazione del soffitto prodotta dai lucernai.
La travatura del prospetto nord, conformata a elementi ricalati, presenta un dente in aggetto su cui si applica il paramento in rame, che appoggiandosi per tutto il suo sviluppo longitudinale sulla trave e ponendosi a filo con la parete, evidenzia l’elemento strutturale orizzontale.
L’utilizzo della struttura puntiforme, della lamiera come rivestimento per il calcestruzzo, ma soprattutto l’approccio funzionalista alla progettazione, rendono la struttura affine alle architetture di impronta anglosassone e nordica care all’autore, in particolare, si legge un dichiarato riferimento al palazzo per uffici di Rautatalo del finlandese Alvar Aalto, esplicitamente citato nei lucernari della biblioteca. 
(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

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Nel 1951 si laurea in architettura all’Università degli Studi di Firenze e dal 1951 al 1956 è assistente all’attività didattica di Composizione Architettonica nella stessa facoltà. Dal 1956 al 1958 svolge la propria attività nell’ufficio del Piano Regolatore della città di Bologna. A partire dal 1958 apre uno studio professionale in questa città e inizia l’attività di libero professionista. Fondamentali si rivelano per lui e per la formazione del suo fare architettura il lungo apprendistato negli studi professionali bolognesi, che diviene il sostrato della sua preparazione professionale, gli studi universitari e, infine, la "scoperta" di quelli che divengono i suoi maestri: Hans Scharoun, Alvar Aalto e Ernst Gisel. Questi progettisti influenzano notevolmente il suo pensiero e, di conseguenza, anche la sua produzione architettonica. Negli anni 1961, 1964, 1969 riceve i premi regionali IN/ARCH per opere realizzate. Nel 1982 gli viene assegnato il “Premio Bacchelli” di Italia Nostra per la “qualità delle realizzazioni architettoniche moderne nell’ambiente urbano”. Negli anni 1989 e 1990 è allestita la mostra personale dal titolo “Enzo Zacchiroli Architetto – Progetti e opere” all’Istituto Nazionale di Architettura di Roma, a Palazzo d’Accursio di Bologna e, nel 1992, a Firenze presso la sede dell’Accademia delle Arti e del Disegno. 

L’edificio è stato ampliato inserendo un intero piano tra il secondo e il piano attico. Ciò permetteva di ingrandire la struttura senza compromettere l’integrità spaziale del volume originale, dato anche dalla struttura arretrata dei setti e dalle pareti vetrate dell’ultimo piano dell’edificio. La soluzione viene accolta di buon grado dalla committenza, che apprezza le affinità della proposta con l’architettura anglosassone. Il progettista dispone anche due altre ipotesi. La prima è quella di ampliare la struttura contrapponendo un volume sul lato opposto a quello della biblioteca. Con questa soluzione, il piano terra si sarebbe arricchito di un nuovo spazio aperto che sarebbe dovuto essere il volume “in negativo” della biblioteca. La seconda variante è quella di aggiungere, sul prospetto principale, un blocco con un patio interno, da cui prendono luce gli ambienti collocati nello stesso luogo che si disponeva a giardino nella prima ipotesi progettuale. 

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  • Vincolo: Non Vincolata
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Note

Enzo Zacchiroli (Bologna 1919-2010) Nel 1951 si laurea in architettura all’Università degli Studi di Firenze e dal 1951 al 1956 è assistente all’attività didattica di Composizione Architettonica nella stessa facoltà. Dal 1956 al 1958 svolge la propria attività nell’ufficio del Piano Regolatore della città di Bologna. A partire dal 1958 apre uno studio professionale in questa città e inizia l’attività di libero professionista. Fondamentali si rivelano per lui e per la formazione del suo fare architettura il lungo apprendistato negli studi professionali bolognesi, che diviene il sostrato della sua preparazione professionale, gli studi universitari e, infine, la "scoperta" di quelli che divengono i suoi maestri: Hans Scharoun, Alvar Aalto e Ernst Gisel. Questi progettisti influenzano notevolmente il suo pensiero e, di conseguenza, anche la sua produzione architettonica. Negli anni 1961, 1964, 1969 riceve i premi regionali IN/ARCH per opere realizzate. Nel 1982 gli viene assegnato il “Premio Bacchelli” di Italia Nostra per la “qualità delle realizzazioni architettoniche moderne nell’ambiente urbano”. Negli anni 1989 e 1990 è allestita la mostra personale dal titolo “Enzo Zacchiroli Architetto – Progetti e opere” all’Istituto Nazionale di Architettura di Roma, a Palazzo d’Accursio di Bologna e, nel 1992, a Firenze presso la sede dell’Accademia delle Arti e del Disegno. L’edificio è stato ampliato inserendo un intero piano tra il secondo e il piano attico. Ciò permetteva di ingrandire la struttura senza compromettere l’integrità spaziale del volume originale, dato anche dalla struttura arretrata dei setti e dalle pareti vetrate dell’ultimo piano dell’edificio. La soluzione viene accolta di buon grado dalla committenza, che apprezza le affinità della proposta con l’architettura anglosassone. Il progettista dispone anche due altre ipotesi. La prima è quella di ampliare la struttura contrapponendo un volume sul lato opposto a quello della biblioteca. Con questa soluzione, il piano terra si sarebbe arricchito di un nuovo spazio aperto che sarebbe dovuto essere il volume “in negativo” della biblioteca. La seconda variante è quella di aggiungere, sul prospetto principale, un blocco con un patio interno, da cui prendono luce gli ambienti collocati nello stesso luogo che si disponeva a giardino nella prima ipotesi progettuale.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
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Brunetti Fabrizio 1986 L'architettura di Enzo Zacchiroli Parametro n. 144 12-21 No
Zacchiroli Enzo 1987 La Johns Hopkins University, la Biblioteca della Facoltà di Economia e Commercio e l'Istituto di Statistica, in Tega Walter (a cura di), Lo Studio e la città: Bologna 1888-1988 Nuova Alfa Bologna 238-241 No
Muratore Giorgio, Capuano Alessandra, Garofalo Francesco, Pellegrini Ettore 1988 Italia: gli ultimi Trent’anni Zanichelli Bologna 249 Si
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1996 ohns Hopkins University Bologna Center Bologna ieri, oggi, domani n. 3 56-57 No
Signorini Sergio 2000 Enzo Zacchiroli: forma e spazio Electa Milano No
Trivellin Eleonora 2002 Enzo Zacchiroli: Johns Hopkins University Alinea Firenze Si
2004 Bologna. Guida di architettura Allemandi Torino 214 No
Polano Sergio, Mulazzani Marco 2005 Guida all'Architettura italiana del Novecento Electa Milano 310 Si
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
Malfitano Alberto 2013 L'Università di Bologna dal 1945 al 2000, in Zangheri Renato (a cura di), Storia di Bologna, vol. 4., tomo 2., Bologna in età contemporanea 1915-2000, a cura di Angelo Varni Bononia University Press Bologna 912 No
Bacchi Andrea, Forlai Marta (a cura di) 2019 Università di Bologna. I luoghi del sapere Bononia University Press Bologna No
De Angelis Carlo 2019 Ricostruire come? La Bologna del dopoguerra, in Varni Angelo (a cura di), Rinnovare Bologna tra '800 e '900 Bononia University Press Bologna 79-80 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista Ovest dell’edificio Vista Ovest dell’edificio R. Vlahov. Courtesy IBC
Vista del complesso Vista del complesso Camera Bologna. Courtesy Zacchiroli Architetti associati, Bologna
Dettaglio del volume della sala di lettura Dettaglio del volume della sala di lettura Camera Bologna. Courtesy Zacchiroli Architetti associati, Bologna
Dettaglio del fianco dell'edificio Dettaglio del fianco dell'edificio Camera Bologna. Courtesy Zacchiroli Architetti associati, Bologna
Dettaglio del fianco dell'edificio Dettaglio del fianco dell'edificio Camera Bologna. Courtesy Zacchiroli Architetti associati, Bologna
Vista dell'interno della sala di lettura Vista dell'interno della sala di lettura Camera Bologna. Courtesy Zacchiroli Architetti associati, Bologna

Criteri
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Margherita Merendino
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 10/06/2024

Revisori:

Stefano Setti