Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

DIPARTIMENTO DI MATEMATICA

Scheda Opera

  • Vista Nord-Est dell’edificio
  • Vista del portico con i pilastri a forcella
  • Particolare scultoreo sul prospetto laterale dell’edificio
  • Scultura di A. Leoni presente sul fronte del portico
  • Comune: Bologna
  • Denominazione: DIPARTIMENTO DI MATEMATICA
  • Indirizzo: Piazza di Porta San Donato N. 5
  • Data: 1959 - 1965
  • Tipologia: Università - Campus
  • Autori principali: Giovanni Michelucci
Descrizione

L’edificio destinato ad ospitare l’Istituto di Matematica e Geometria dell’Università di Bologna si situa a lato della piazza di Porta San Donato, in un vuoto urbano creatosi con la demolizione di numerosi edifici preesistenti, collocato in uno dei punti di accesso al cuore della zona universitaria.
La progettazione della struttura viene commissionata a Giovanni Michelucci, allora preside della scuola di Ingegneria e già impegnato nella ristrutturazione di Palazzo Giolo-Golfarelli a sede della Facoltà di Lettere e Filosofia.
Il progetto poggia sulle dettagliate istruzioni fornite dal Consorzio per gli Edifici Universitari, che impone un disegno a due corpi di fabbrica la cui organizzazione spaziale segua criteri funzionali e prescrive che il corpo su piazza di Porta San Donato sia alto quattro piani fuori terra e abbia un porticato al piano strada.
È su questo fronte su cui maggiormente si concentra il lavoro compositivo e di rilettura critica della storia della città, attento a declinare il tema dell’ambientamento della nuova architettura nei contesti storici, secondo la personale interpretazione dell’autore.
Il prospetto è caratterizzato da un gioco di sporgenze e rientranze che ridimensionano l’ordine gigante del portico al piano terra. Quest’ultimo richiama la forma del pilastro a forcella del tradizionale porticato bolognese, ma lo reinterpreta completamente. Il muro sul fronte strada, al posto di interrompersi nella serie di arcate tradizionali, si spezza in quattro setti, ciascuno bucato al centro per far spazio ad un portale. Questi si presentano simmetrici rispetto al centro, terminando asimmetricamente ai lati. La parete, scavata nell’angolo sinistro, si ricompatta in quell’opposto dove la piazza piega verso via Zamboni. I grandi blocchi di pietra bianca che rivestono la frammentata parete del portico, ricordano quelli squadrati in selenite di cui si compongono le torri simbolo della città. Ancora più evidente è il richiamo simbolico ai sostegni verticali del portico ligneo bolognese, insito nei grandi pilastri a V che si innestano sulla sommità tronco-piramidale dei setti. Gli elementi sono puri riferimenti visivi che si caricano unicamente di memoria storica ubbidendo, poi, per struttura e materiali, alle logiche moderne del calcestruzzo armato.
Nel 1971 l’apparato figurativo del portico trova completamento nei bassorilievi di Alfonso Leoni.
Anche la fascia di bow-windows conclusiva del portico costituisce un altro richiamo all’architettura tradizionale locale, ispirata allo sporto tipico degli antichi palazzi bolognesi. Il blocco retrostante, che spicca in quanto leggermente più alto e più snello di quello che si attesta sulla piazza, si configura come un chiaro riferimento all’elemento turrito tipico dell’architettura di Bologna, in particolare alla tozza torre della Specola. Il dialogo con quest’ultima viene poi rafforzato dalla cortina muraria in mattoni rossi che caratterizza la volumetria dei due blocchi e contribuisce a creare un senso di continuità tra architettura e tessuto urbano in cui si inserisce, allo stesso modo con cui la stazione di Santa Maria Novella dialoga con il centro storico di Firenze.
Michelucci carica il vocabolario architettonico di una valenza “bolognese”, ma al tempo stesso appartengono al suo personale bagaglio linguistico: ritroviamo i pilastri a forcella e le mensole-travi nell’intervento in via Guicciardini a Firenze, mentre i bow-windows diventano quasi elementi universali dell’architettura, utilizzati dall’architetto toscano anche in tipologie quali il grattacielo, come nel caso di Livorno.
I due blocchi, a sviluppo est-ovest situati lungo il margine nord della piazza, appaiono distinti fra loro ma collegati ad ogni piano da una galleria. Questa è l’ambiente funzionale adibito ai collegamenti orizzontali con il blocco posteriore. I primi due piani in elevazione, compreso il mezzanino ospitano l’Istituto di Matematica, mentre gli ultimi due l’Istituto di Geometria.
Uno sfalsamento dei piani, collegati da una mezza rampa del vano scala, consente di collegare gli ambienti degli studenti con quelli degli assistenti e dei docenti, intrecciando i percorsi e creando un’interessante varietà spaziale.
Il secondo blocco, più alto di quello sul fronte strada, si compone di sette livelli fuori terra. Il piano terra ospita sei aule per esercitazioni; salendo ai piani superiori si trovano due aule per le lezioni e quelle per il disegno.
(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

Info
  • Progetto: 1959 - 1959
  • Esecuzione: 1960 - 1965
  • Committente: Università degli Studi di Bologna
  • Proprietà: Proprietà pubblica
  • Destinazione originaria: Dipartimento di Matematica e Geometria
  • Destinazione attuale: Dipartimento di Matematica e Geometria
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Ruggero Cinti Luciani Direzione lavori Esecuzione NO
Ditta Curtisas Impresa esecutrice Esecuzione NO
De Faveri Sadi Impresa esecutrice Esecuzione NO
Giancarlo Guidotti Progetto strutturale Progetto NO
Leonardo Lugli Progetto strutturale Progetto NO
Giovanni Michelucci Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo http://www.michelucci.it/archivio-giovanni-michelucci/ SI
  • Strutture: struttura intelaiata in calcestruzzo armato
  • Materiale di facciata: pietra bianca del Chiampo, laterizi, calcestruzzo armato a vista
  • Coperture: solaio in latero-cemento, tetto a falde con copertura in coppi e guaina bituminosa
  • Serramenti: vetro, alluminio anodizzato
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
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La progettazione della struttura viene commissionata a Giovanni Michelucci, allora preside della scuola di Ingegneria e già impegnato nella ristrutturazione di Palazzo Giolo-Golfarelli a sede della Facoltà di Lettere e Filosofia.
Il progetto poggia sulle dettagliate istruzioni fornite dal Consorzio per gli Edifici Universitari, che impone un disegno a due corpi di fabbrica la cui organizzazione spaziale segua criteri funzionali e prescrive che il corpo su piazza di Porta San Donato sia alto quattro piani fuori terra e abbia un porticato al piano strada.
È su questo fronte su cui maggiormente si concentra il lavoro compositivo e di rilettura critica della storia della città, attento a declinare il tema dell’ambientamento della nuova architettura nei contesti storici, secondo la personale interpretazione dell’autore. 
Il prospetto è caratterizzato da un gioco di sporgenze e rientranze che ridimensionano l’ordine gigante del portico al piano terra. Quest’ultimo richiama la forma del pilastro a forcella del tradizionale porticato bolognese, ma lo reinterpreta completamente. Il muro sul fronte strada, al posto di interrompersi nella serie di arcate tradizionali, si spezza in quattro setti, ciascuno bucato al centro per far spazio ad un portale. Questi si presentano simmetrici rispetto al centro, terminando asimmetricamente ai lati. La parete, scavata nell’angolo sinistro, si ricompatta in quell’opposto dove la piazza piega verso via Zamboni. I grandi blocchi di pietra bianca che rivestono la frammentata parete del portico, ricordano quelli squadrati in selenite di cui si compongono le torri simbolo della città. Ancora più evidente è il richiamo simbolico ai sostegni verticali del portico ligneo bolognese, insito nei grandi pilastri a V che si innestano sulla sommità tronco-piramidale dei setti. Gli elementi sono puri riferimenti visivi che si caricano unicamente  di memoria storica ubbidendo, poi, per struttura e materiali, alle logiche moderne del calcestruzzo armato. 
Nel 1971 l’apparato figurativo del portico trova completamento nei bassorilievi di Alfonso Leoni.
Anche la fascia di bow-windows conclusiva del portico costituisce un altro richiamo all’architettura tradizionale locale, ispirata allo sporto tipico degli antichi palazzi bolognesi. Il blocco retrostante, che spicca in quanto leggermente più alto e più snello di quello che si attesta sulla piazza, si configura come un chiaro riferimento all’elemento turrito tipico dell’architettura di Bologna, in particolare alla tozza torre della Specola. Il dialogo con quest’ultima viene poi rafforzato dalla cortina muraria in mattoni rossi che caratterizza la volumetria dei due blocchi e contribuisce a creare un senso di continuità tra architettura e tessuto urbano in cui si inserisce, allo stesso modo con cui la stazione di Santa Maria Novella dialoga con il centro storico di Firenze.
Michelucci carica il vocabolario architettonico di una valenza “bolognese”, ma al tempo stesso appartengono al suo personale bagaglio linguistico: ritroviamo i pilastri a forcella e le mensole-travi nell’intervento in via Guicciardini a Firenze, mentre i bow-windows diventano quasi elementi universali dell’architettura, utilizzati dall’architetto toscano anche in tipologie quali il grattacielo, come nel caso di Livorno.
I due blocchi, a sviluppo est-ovest situati lungo il margine nord della piazza, appaiono distinti fra loro ma collegati ad ogni piano da una galleria. Questa è l’ambiente funzionale adibito ai collegamenti orizzontali con il blocco posteriore. I primi due piani in elevazione, compreso il mezzanino ospitano l’Istituto di Matematica, mentre gli ultimi due l’Istituto di Geometria. 
Uno sfalsamento dei piani, collegati da una mezza rampa del vano scala, consente di collegare gli ambienti degli studenti con quelli degli assistenti e dei docenti, intrecciando i percorsi e creando un’interessante varietà spaziale.
Il secondo blocco, più alto di quello sul fronte strada, si compone di sette livelli fuori terra. Il piano terra ospita sei aule per esercitazioni; salendo ai piani superiori si trovano due aule per le lezioni e quelle per il disegno. 
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Nella variante del 1959, nel corpo che si attesta su piazza di Porta San Donato, la struttura a forcella dei pilastri risulta del tutto svincolata dai montanti che dividono ritmicamente la fascia vetrata intermedia; le forcelle appaiono notevolmente irrobustite e delimitano le aperture finestrate del piano superiore: la struttura si configura come “decoro”, costituendo un vero e proprio disegno di facciata.
Inoltre, il basamento appare pieno negli angoli; in particolare il muro in pietra dell’angolo destro, che separa il dipartimento di Matematica da quello adiacente di Geologia, prosegue fino a schermare la piazzola comune che appare quasi un cortile privato a accedere tramite un varco trapezoidale.
Nel corso dell’esecuzione, Michelucci modifica il progetto, arrivando alla caratterizzazione finale dell’edificio. Queste piccole varianti conferiscono all’edificio la capacità di aprirsi alla varietà del contesto circostante e di integrarsi con esso.

Giovanni Michelucci (Pistoia 1891 - Fiesole 1990)
Inizia a lavorare come incisore nel laboratorio di famiglia e si diploma all’Istituto Superiore di architettura dell’Accademia di Belle arti di Pistoia; nel 1914 diviene Professore di disegno architettonico. Partecipa alla Prima Guerra Mondiale e realizza presso Caporetto, nel 1916 il suo primo progetto per una cappella. Nel 1920 ottenne la cattedra al Regio Istituto Nazionale d'Istruzione Professionale di Roma ed in seguito insegna presso l'Istituto superiore di architettura di Firenze, dove viene eletto Preside della Facoltà di Architettura nel 1944. A cavallo fra dicembre 1945 e gennaio 1946 fonda la rivista "La Nuova Città".
Grande protagonista della storia e del dibattito dell'architettura italiana del secolo scorso, ne diviene personalità di spicco grazie al progetto della Città Universitaria di Roma accanto a Marcello Piacentini e soprattutto alla vittoria, con il gruppo Toscano, del concorso per la stazione Santa Maria Novella di Firenze (1932-1935). 
Nel secondo dopoguerra la sua attività conosce un momento di grandi ripensamenti disciplinari, evidenti nei progetti per la ricostruzione di Firenze. Le sue tesi vengono rigettate in favore di una politica di ricostruzione del «com’era, dov’era»; ciò causa la rottura tra Michelucci e l’ateneo fiorentino, che lascia nel 1948, per divenire docente presso la Facoltà di Ingegneria di Bologna, dove resta per il resto della sua carriera. 
Tra i progetti dell’epoca, con i quali fornisce la sua personale interpretazione ai temi della ricostruzione italiana, ricordiamo: la Borsa Merci di Pistoia (1949-50, poi ricostruita ed ampliata dallo stesso nel 1964-67), gli edifici universitari di Bologna, la sede centrale della cassa di Firenze (1953-57), il grattacielo Roma a Livorno (1956-66), la Sede della Direzione provinciale delle Poste e Telegrafi a Firenze (1963-67).
Il suo linguaggio espressivo muta nuovamente con il ciclo delle architetture religiose degli anni Sessanta e Settanta, tra cui si citano: la chiesa dell'Autostrada a Campi Bisenzio presso Firenze(1960-1964) e il Santuario della Beata Vergine della Consolazione a San Marino (1961-66).
Il punto di approdo di una lunga carriera è la vitalità degli ultimi progetti, quali: la sede della Monte dei Paschi a Colle val D’Elsa (1973-78), il Giardino degli incontri nel carcere di Sollicciano a Firenze (1985-1990) ed il complesso teatrale per la città di Olbia (1988-1990).
Dovendo lasciare l’insegnamento per sopraggiunti limiti di età, inaugura un periodo di ricerca su diverse tematiche dell’architettura, elaborando idee innovative quali la concezione dello spazio dovunque percorribile, la città variabile, il rifiuto di formule e schemi tecnicistici o tecnocratici, un nuovo rapporto antico-moderno che si esprime anche nell’uso congiunto della pietra e del mattone con il cemento armato, l'acciaio e i nuovi materiali utilizzabili in architettura.
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  • Vincolo: Non Vincolata
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  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 190
  • Particella: 53
Opere D'Arte:
Codice ICCd Ubicazione Tipologia Soggetto Autore Materia Tecnica Stato di Conservazione Restauri
Esterna Scultura Senza titoo Alfonso Leoni Bronzo


Note

L’edificio avrebbe dovuto presentare una copertura piana che avrebbe conferito più pregnanza di significato alla figura del blocco posteriore, che richiama l’architettura turrita medievale. Essa viene però sostituita da un tetto a falde imposto dalla Soprintendenza ai Monumenti. Nella variante del 1959, nel corpo che si attesta su piazza di Porta San Donato, la struttura a forcella dei pilastri risulta del tutto svincolata dai montanti che dividono ritmicamente la fascia vetrata intermedia; le forcelle appaiono notevolmente irrobustite e delimitano le aperture finestrate del piano superiore: la struttura si configura come “decoro”, costituendo un vero e proprio disegno di facciata. Inoltre, il basamento appare pieno negli angoli; in particolare il muro in pietra dell’angolo destro, che separa il dipartimento di Matematica da quello adiacente di Geologia, prosegue fino a schermare la piazzola comune che appare quasi un cortile privato a accedere tramite un varco trapezoidale. Nel corso dell’esecuzione, Michelucci modifica il progetto, arrivando alla caratterizzazione finale dell’edificio. Queste piccole varianti conferiscono all’edificio la capacità di aprirsi alla varietà del contesto circostante e di integrarsi con esso. Giovanni Michelucci (Pistoia 1891 - Fiesole 1990) Inizia a lavorare come incisore nel laboratorio di famiglia e si diploma all’Istituto Superiore di architettura dell’Accademia di Belle arti di Pistoia; nel 1914 diviene Professore di disegno architettonico. Partecipa alla Prima Guerra Mondiale e realizza presso Caporetto, nel 1916 il suo primo progetto per una cappella. Nel 1920 ottenne la cattedra al Regio Istituto Nazionale d'Istruzione Professionale di Roma ed in seguito insegna presso l'Istituto superiore di architettura di Firenze, dove viene eletto Preside della Facoltà di Architettura nel 1944. A cavallo fra dicembre 1945 e gennaio 1946 fonda la rivista "La Nuova Città". Grande protagonista della storia e del dibattito dell'architettura italiana del secolo scorso, ne diviene personalità di spicco grazie al progetto della Città Universitaria di Roma accanto a Marcello Piacentini e soprattutto alla vittoria, con il gruppo Toscano, del concorso per la stazione Santa Maria Novella di Firenze (1932-1935). Nel secondo dopoguerra la sua attività conosce un momento di grandi ripensamenti disciplinari, evidenti nei progetti per la ricostruzione di Firenze. Le sue tesi vengono rigettate in favore di una politica di ricostruzione del «com’era, dov’era»; ciò causa la rottura tra Michelucci e l’ateneo fiorentino, che lascia nel 1948, per divenire docente presso la Facoltà di Ingegneria di Bologna, dove resta per il resto della sua carriera. Tra i progetti dell’epoca, con i quali fornisce la sua personale interpretazione ai temi della ricostruzione italiana, ricordiamo: la Borsa Merci di Pistoia (1949-50, poi ricostruita ed ampliata dallo stesso nel 1964-67), gli edifici universitari di Bologna, la sede centrale della cassa di Firenze (1953-57), il grattacielo Roma a Livorno (1956-66), la Sede della Direzione provinciale delle Poste e Telegrafi a Firenze (1963-67). Il suo linguaggio espressivo muta nuovamente con il ciclo delle architetture religiose degli anni Sessanta e Settanta, tra cui si citano: la chiesa dell'Autostrada a Campi Bisenzio presso Firenze(1960-1964) e il Santuario della Beata Vergine della Consolazione a San Marino (1961-66). Il punto di approdo di una lunga carriera è la vitalità degli ultimi progetti, quali: la sede della Monte dei Paschi a Colle val D’Elsa (1973-78), il Giardino degli incontri nel carcere di Sollicciano a Firenze (1985-1990) ed il complesso teatrale per la città di Olbia (1988-1990). Dovendo lasciare l’insegnamento per sopraggiunti limiti di età, inaugura un periodo di ricerca su diverse tematiche dell’architettura, elaborando idee innovative quali la concezione dello spazio dovunque percorribile, la città variabile, il rifiuto di formule e schemi tecnicistici o tecnocratici, un nuovo rapporto antico-moderno che si esprime anche nell’uso congiunto della pietra e del mattone con il cemento armato, l'acciaio e i nuovi materiali utilizzabili in architettura.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Lugli Leonardo 1966 Giovanni Michelucci: il pensiero e le opere Pàtron Bologna 146 Si
Borsi Franco (a cura di) 1966 Giovanni Michelucci LEF Firenze Si
Bernabei Giancarlo, Gresleri Giuliano, Zagnoni Stefano 1984 Bologna moderna. 1860-1980 Pàtron Bologna 195 Si
Belluzzi Amedeo, Conforti Claudia (a cura di) 1986 Giovanni Michelucci. Catalogo delle opere Electa Milano 132 Si
Bettazzi M. Beatrice (a cura di) 2003 Archivi aggregati. La sezione di architettura e i fondi degli architetti moderni Archivio storico Università Bologna 41-43 Si
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
Conforti Claudia, Dulio Roberto, Marandola Marzia 2006 Giovanni Michelucci (1891-1990) Electa Milano 234-239 Si
Collina Claudia (a cura di) 2009 Il percento per l'arte in Emilia-Romagna. La legge del 29 luglio 1949 n. 717: applicazioni ed evoluzioni del 2% sul territorio Editrice Compositori Bologna 160 No
Inglese Raffaella, Ferrari Luca 2010 Giovanni Michelucci: i nuovi Istituti di Matematica e Geometria Asterisco Bologna Si
Bettazzi M. Beatrice 2016 Idee e progetti per la "città degli studi", in: Carte e pensieri per costruire la città. Eccellenze dell'Archivio Storico dell'Università di Bologna Clueb Bologna 78; 82 No
Bacchi Andrea, Forlai Marta (a cura di) 2019 Università di Bologna. I luoghi del sapere Bononia University Press Bologna 245-248 Si

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista Nord-Est dell’edificio Vista Nord-Est dell’edificio R. Vlahov. Courtesy IBC
Vista del portico con i pilastri a forcella Vista del portico con i pilastri a forcella R. Vlahov. Courtesy IBC
Particolare scultoreo sul prospetto laterale dell’edificio Particolare scultoreo sul prospetto laterale dell’edificio R. Vlahov. Courtesy IBC
Scultura di A. Leoni presente sul fronte del portico Scultura di A. Leoni presente sul fronte del portico R. Vlahov. Courtesy IBC

Criteri
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
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Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Margherita Merendino
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 04/03/2024

Revisori:

Stefano Setti

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