Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

TEATRO POLIVALENTE DELL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI

Scheda Opera

  • Veduta del prospetto frontale dell’edificio su via Irnerio
  • Veduta Ovest dell’edificio su via Irnerio
  • Veduta del prospetto frontale dell’edificio su via Irnerio
  • Comune: Bologna
  • Denominazione: TEATRO POLIVALENTE DELL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI
  • Indirizzo: Via Irnerio N. 45
  • Data: 1957 -
  • Tipologia: Edifici per lo spettacolo
  • Autori principali: Melchiorre Bega
Descrizione

I due edifici fanno parte del complesso di attrezzature a servizio delle attività didattiche dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Il primo si affaccia su via Irnerio, prendendo posto tra i palazzi storici che ospitano alcuni dipartimenti dell’Università di Bologna; il secondo invece presenta l’accesso su via Irnerio, ma si colloca all’interno dell’isolato, cinto dai restanti edifici dell’Accademia collocati sul perimetro, in posizione centrale rispetto all’intero complesso unversitario.
Il progetto è il prodotto di una collaborazione tra l’architetto Melchiorre Bega e lo scultore Farpi Vignoli, allora docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna. L’edificio funge da laboratorio del corso di Scenografia, permettendo agli studenti di produrre delle prove “a misura di palcoscenico” da sottoporre al giudizio di un vero e proprio pubblico. Il teatro viene progettato per ospitare 350 posti ma, a causa della sua travagliata storia costruttiva, i lavori si bloccano prima della realizzazione dell’interno, a copertura e involucro esterno ultimati.
Il blocco che si attesta su via Irnerio si compone di due volumi prismatici aggettanti l’uno sull’altro.
Al movimento della struttura imposto da questi volumi contribuisce anche la forma dei pilastri visibili in facciata, che partono a filo della struttura, per poi espandersi linearmente verso l’esterno all’altezza dell’aggetto del primo piano e, superato l’elemento orizzontale, proseguono a sezione rettangolare fino al livello successivo, in cui tornano ad ampliarsi fino ad essere interrotti da una larga fascia di blocchi squadrati. A partire da quest’ultima, i pilastri si restringono gradualmente accompagnando l’edificio verso la chiusura superiore della facciata.
Quest’ultima si presenta totalmente smaterializzata dalle ampie vetrate al piano terra, mentre si assiste ad una sua graduale densificazione man mano che si sale in altezza: al primo piano le grandi vetrate appaiono incorniciate da due fasce, basamentale e sommitale. Al secondo piano il muro appare maggiormente compatto e le finestre assumono una dimensione inferiore. Un’ultima porzione vetrata conclude superiormente il prospetto, in simmetria orizzontale con il piano terra. La struttura risulta chiaramente leggibile anche ai lati, dove spicca la grande trave del piano terra.
Il blocco più interno è costituito da un parallelepipedo su cui s’innesta un secondo volume che spicca da qualunque angolazione si osservi l’edificio per il modo in cui è articolato.
Anche se non terminato, l’interno restituisce la spazialità pensata dai progettisti che si manifesta in modo evidente anche nell’involucro e soprattutto nella copertura, conformata come il negativo dello spazio che delimita. Essa descrive un volume di forma irregolare, simmetrico rispetto al centro, composto da tre blocchi prismatici a base trapezoidale incastrati l’uno nell’altro. Dei tre prismi, quello situato all’estremità destra si inserisce nel volume adiacente, con una base impostata sulla forma dell’ ottagono irregolare. Il movimento impresso dalla geometria variabile della base alle pareti laterali, trova una sua continuità nel disegno delle falde che vengono caratterizzate da pendenze diverse, in un gioco di altezze simile a quello utilizzato dallo stesso Bega per la chiesa di San Giovanni Battista.
La copertura è costituita da pannelli in rame, le cui giunzioni rigano sia la superficie laterale sia quella superiore, adattandosi alla geometria irregolare dell’involucro e connotano la struttura di un motivo ordinato e, allo stesso tempo, dinamico.
(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

Info
  • Progetto: 1957 -
  • Esecuzione: 1965 -
  • Committente: Accademia di Belle Arti di Bologna
  • Proprietà: Proprietà pubblica
  • Destinazione originaria: Teatro dell’Accademia di Belle Arti di Bologna
  • Destinazione attuale: Teatro dell’Accademia di Belle Arti di Bologna
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Melchiorre Bega Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.iuav.it/ARCHIVIO-P/ARCHIVIO/collezioni/Bega--Melc/index.htm SI
Ufficio tecnico Genio Civile Direzione lavori Esecuzione NO
Farpi Vignoli Progetto preliminare Progetto NO
  • Strutture: calcestruzzo armato
  • Materiale di facciata: muratura, calcestruzzo armato, rame
  • Coperture: pannelli di rame
  • Stato Strutture: Cattivo
  • Stato Materiale di facciata: Cattivo
  • Stato Coperture: Cattivo
  • Stato Serramenti: Cattivo

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Il progetto è il prodotto di una collaborazione tra l’architetto Melchiorre Bega e lo scultore Farpi Vignoli, allora docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna. L’edificio funge da laboratorio del corso di Scenografia, permettendo agli studenti di produrre delle prove “a misura di palcoscenico” da sottoporre al giudizio di un vero e proprio pubblico. Il teatro viene progettato per ospitare 350 posti ma, a causa della sua travagliata storia costruttiva, i lavori si bloccano prima della realizzazione dell’interno, a copertura e involucro esterno ultimati.
Il blocco che si attesta su via Irnerio si compone di due volumi prismatici aggettanti l’uno sull’altro. 
Al movimento della struttura imposto da questi volumi contribuisce anche la forma dei pilastri visibili in facciata, che partono a filo della struttura, per poi espandersi linearmente verso l’esterno all’altezza dell’aggetto del primo piano e,  superato l’elemento orizzontale, proseguono a sezione rettangolare fino al livello successivo, in cui tornano ad ampliarsi fino ad essere interrotti da una larga fascia di blocchi squadrati. A partire da quest’ultima, i pilastri si restringono gradualmente accompagnando l’edificio verso la chiusura superiore della facciata.
Quest’ultima si presenta totalmente smaterializzata dalle ampie vetrate al piano terra, mentre si assiste ad una sua graduale densificazione man mano che si sale in altezza: al primo piano le grandi vetrate appaiono incorniciate da due fasce, basamentale e sommitale. Al secondo piano il muro appare maggiormente compatto e le finestre assumono una dimensione inferiore. Un’ultima porzione vetrata conclude superiormente il prospetto, in simmetria orizzontale con il piano terra. La struttura risulta chiaramente leggibile anche ai lati, dove spicca la grande trave del piano terra. 
Il blocco più interno è costituito da un parallelepipedo su cui s’innesta un secondo volume che spicca da qualunque angolazione si osservi l’edificio per il modo in cui è articolato.
Anche se non terminato, l’interno restituisce la spazialità pensata dai progettisti che si manifesta in modo evidente anche nell’involucro e soprattutto nella copertura, conformata come il negativo dello spazio che delimita. Essa descrive un volume di forma irregolare, simmetrico rispetto al centro, composto da tre blocchi prismatici a base trapezoidale incastrati l’uno nell’altro. Dei tre prismi, quello situato all’estremità destra si inserisce nel volume adiacente, con una base impostata sulla forma dell’ ottagono irregolare. Il movimento impresso dalla geometria variabile della base alle pareti laterali, trova una sua continuità nel disegno delle falde che vengono caratterizzate da pendenze diverse, in un gioco di altezze simile a quello utilizzato dallo stesso Bega per la chiesa di San Giovanni Battista. 
La copertura è costituita da pannelli in rame, le cui giunzioni rigano sia la superficie laterale sia quella superiore, adattandosi alla geometria irregolare dell’involucro e connotano la struttura di un motivo ordinato e, allo stesso tempo, dinamico.
(Matteo Sintini, Margherita Merendino)
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Il centro sociale viene sgomberato dalla forza pubblica il 21 agosto del 2000 per la messa a norma dello stabile. 

Melchiorre Bega (Caselle di Crevalcore 1898-  Milano, 1976)
Si laurea in architettura all'Accademia di Belle Arti di Bologna e subito dopo, si iscrive all’albo degli Architetti. Diviene ben presto architetto di fama nazionale per il grande impegno rivolto all’architettura d’interni, aiutato dalla notorietà della ditta di famiglia nel campo della produzione artigianale specializzata. Benché la sua formazione fosse avvenuta su forme e linguaggio di tipo “tradizionale”, si dimostra uno degli architetti più capaci ad esprimersi con forme del movimento moderno.  Nonostante la sua professione lo porti ad operare in tutta Italia, mantiene dei contatti costanti con Bologna, dove spesso riceve degli incarichi.
Dal 1940 al 1945 dirige la rivista Domus, dal 1940 al 1943 coadiuvato da Pagano e Bontempelli, succedendo al fondatore Gio Ponti. Nel dopoguerra si trasferisce definitivamente a Milano, dedicandosi maggiormente alla progettazione architettonica ed urbanistica.
Tra i suoi lavori di maggior successo, si ricordano il palazzo di Piazza Ravegnana a Bologna (1954), la Torre Galfa a Milano (1958), la stazione di servizio Mottagrill Cantagallo, Bologna (1959), gli uffici Stipel a Milano (1964), la sede della casa editrice Springer a Berlino (1966), il grattacielo SIP a Genova (1969), il Palazzo dei Congressi a Bologna (1975).
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 190
  • Particella: 60, 6

Note

Nel 1995 la struttura teatrale viene occupata a seguito di un’assemblea tenuta nella sede di Radio K Centrale; da quel momento diversi gruppi di teatro sperimentale animano lo spazio, che viene denominato Teatro Polivalente Occupato (TPO). Esso ospita, per mesi, laboratori teatrali e di fotografia, allestimenti di spettacoli e coreografie, produzioni video. Il centro sociale viene sgomberato dalla forza pubblica il 21 agosto del 2000 per la messa a norma dello stabile. Melchiorre Bega (Caselle di Crevalcore 1898- Milano, 1976) Si laurea in architettura all'Accademia di Belle Arti di Bologna e subito dopo, si iscrive all’albo degli Architetti. Diviene ben presto architetto di fama nazionale per il grande impegno rivolto all’architettura d’interni, aiutato dalla notorietà della ditta di famiglia nel campo della produzione artigianale specializzata. Benché la sua formazione fosse avvenuta su forme e linguaggio di tipo “tradizionale”, si dimostra uno degli architetti più capaci ad esprimersi con forme del movimento moderno. Nonostante la sua professione lo porti ad operare in tutta Italia, mantiene dei contatti costanti con Bologna, dove spesso riceve degli incarichi. Dal 1940 al 1945 dirige la rivista Domus, dal 1940 al 1943 coadiuvato da Pagano e Bontempelli, succedendo al fondatore Gio Ponti. Nel dopoguerra si trasferisce definitivamente a Milano, dedicandosi maggiormente alla progettazione architettonica ed urbanistica. Tra i suoi lavori di maggior successo, si ricordano il palazzo di Piazza Ravegnana a Bologna (1954), la Torre Galfa a Milano (1958), la stazione di servizio Mottagrill Cantagallo, Bologna (1959), gli uffici Stipel a Milano (1964), la sede della casa editrice Springer a Berlino (1966), il grattacielo SIP a Genova (1969), il Palazzo dei Congressi a Bologna (1975).

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Zironi Stefano 1983 Melchiorre Bega architetto Editoriale Domus Milano No
Acs Gabor 1990 Il teatro dell’Accademia di Belle Arti a Bologna (una storia di ordinaria burocrazia) Parametro n. 179 Bologna 8-9 Si
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
D'Onofrio Serafino, Monteventi Valerio 2011 Berretta rossa. Storie di Bologna attraverso i centri sociali Pendragon Bologna 91-106 No
Calia Claudia 2014 Piccolo atlante storico geografico dei centri sociali italiani Becco Giallo Padova 84-91 No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Veduta del prospetto frontale dell’edificio su via Irnerio Veduta del prospetto frontale dell’edificio su via Irnerio Margherita Merendino
Veduta Ovest dell’edificio su via Irnerio Veduta Ovest dell’edificio su via Irnerio Margherita Merendino
Veduta del prospetto frontale dell’edificio su via Irnerio Veduta del prospetto frontale dell’edificio su via Irnerio Margherita Merendino

Criteri
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Enciclopedia Treccani - Melchiorre Bega Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Margherita Merendino
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 11/04/2024

Revisori:

Stefano Setti