Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

CHIESA SAN VINCENZO DE’ PAOLI

Scheda Opera

  • Vista del fronte principale
  • Vista del fronte su via Ungarelli
  • Vista dell’interno della chiesa
  • Vista dell’interno della chiesa
  • Comune: Bologna
  • Denominazione: CHIESA SAN VINCENZO DE’ PAOLI
  • Indirizzo: Via Adelaide Ristori N. 1
  • Data: 1956 - 1971
  • Tipologia: Edifici per il culto
  • Autori principali: Filippo Monti
Descrizione

Esito del concorso bandito nel 1955 dall’Ufficio Nuove Chiese, l’edificio risponde alla necessità di dotare di un luogo per il culto stabile la comunità di San Donato.
L’iniziativa, di cui si fanno promotori il Cardinale Lercaro e Giorgio Trebbi, direttore del «Centro studi e informazioni per l'Architettura sacra», è parte del grande laboratorio di sperimentazione sull’architettura sacra che sta in quegli anni prendendo corpo a Bologna. Il concorso, pertanto, diventa anche l’occasione per la raccolta di un repertorio di soluzioni eventualmente utilizzabile anche in successive occasioni.
Il progetto vincitore, sui quarantaquattro partecipanti giudicati dalla giuria composta, oltre che da Trebbi e Lercaro anche da Giuseppe Vaccaro e Luigi Figini, è il giovane architetto Filippo Monti, alla sua prima realizzazione di rilievo fuori dai confine della sua città natale, Faenza.
La costruzione inizia nel 1958. La chiesa è pensata fin dall’idea di concorso, come un semplice portico, arretrato rispetto alla strada, a dar vita a un recinto che, come nei luoghi di culto della classicità, definisce il perimetro dentro cui si svolge il rito, lontano e protetto dalla durezza della città, la precarietà fragile delle costruzioni nomadi.
La pianta è definita da una forma a scacchiera romboidale, che determina una griglia a lonsanga su cui è impostata la maglia metallica di travi e pilastri lasciati a vista. I tamponamenti sono quasi interamente vetrati, quasi a re-interpretare la lezione delle coeve opere di Mies van de Rohe, introducendo direzionalità oblique in uno spazio a-gerarchico, adatto all’incontro di una comunità.
La semplicità dello schema compositivo e della costruzione, oltre che al contenuto dell’architettura del maestro tedesco, rimanda alla tenda nomade e al senso di un rifugio primitivo e precario, tema caro all’autore, che intende rivolgersi allo spirito delle prime comunità cristiane e dei loro luoghi di culto.
La razionalità dell’impostazione della pianta asseconda le rigide restrizioni economiche imposte dal committente e risponde, al contempo, alla ricerca di un’espressività visiva realizzata dalle linee di fuga diagonali che regolano lo spazio interno, arricchita dalla continuità del rapporto tra il dentro e il fuori, ottenuta smaterializzando il perimetro del “recinto”. I margini del lotto confinanti con l’edificato sono, al contrario, segnati da un muro in cemento armato alto quattro metri e completamente cieco, silenzioso commento alla realtà urbana creata dallo sviluppo urbano incontrollato.
In seguito, lungo uno dei lati affacciati su via Ungarelli, inizia, nel 1960, l’edificazione di un costruzione che ospita la canonica. Essa è formata da un perfetto volume la cui facciata principale, prospiciente i giardini, segue in modo coerente lo stesso rigore compositivo che regola la chiesa. I quattro piani sono, infatti, scanditi in orizzontale da una serrata sequenza di setti nei cui intervalli trovano posto le finestre. La facciata, interamente in cemento armato a vista, materiale che l’architetto privilegerà nelle sue opere successive e più mature, è composta secondo differenti altezze delle bucature e delle fasce piene tra un nastro e quello superiore, introducendo un fattore di variazione, per rompere la generale regolarità dell’allineamento delle finestre.
(Matteo Sintini)

Info
  • Progetto: 1956 -
  • Esecuzione: 1958 - 1971
  • Tipologia Specifica: Chiesa
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Chiesa
  • Destinazione attuale: Chiesa
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Filippo Monti Progetto architettonico Progetto SI
  • Strutture: metalliche
  • Materiale di facciata: vetro, mattoni rivestiti a intonaco, cemento a vista
  • Coperture: metallica piana
  • Serramenti: metallici
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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Il progetto vincitore, sui quarantaquattro partecipanti giudicati dalla giuria composta, oltre che da Trebbi e Lercaro anche da Giuseppe Vaccaro e Luigi Figini, è il giovane architetto Filippo Monti, alla sua prima realizzazione di rilievo fuori dai confine della sua città natale, Faenza.
La costruzione inizia nel 1958. La chiesa è pensata fin dall’idea di concorso, come un semplice portico, arretrato rispetto alla strada, a dar vita a un recinto che, come nei luoghi di culto della classicità, definisce il perimetro dentro cui si svolge il rito, lontano e protetto dalla durezza della città, la precarietà fragile delle costruzioni nomadi.
La pianta è definita da una forma a scacchiera romboidale, che determina una griglia a lonsanga su cui è impostata la maglia metallica di travi e pilastri lasciati a vista. I tamponamenti sono quasi interamente vetrati, quasi a re-interpretare la lezione delle coeve opere di Mies van de Rohe, introducendo direzionalità oblique in uno spazio a-gerarchico, adatto all’incontro di una comunità.
La semplicità dello schema compositivo e della costruzione, oltre che al contenuto dell’architettura del maestro tedesco, rimanda alla tenda nomade e al senso di un rifugio primitivo e precario, tema caro all’autore, che intende rivolgersi allo spirito delle prime comunità cristiane e dei loro luoghi di culto.
La razionalità dell’impostazione della pianta asseconda le rigide restrizioni economiche imposte dal committente e risponde, al contempo, alla ricerca di un’espressività visiva realizzata dalle linee di fuga diagonali che regolano lo spazio interno, arricchita dalla continuità del rapporto tra il dentro e il fuori, ottenuta smaterializzando il perimetro del “recinto”. I margini del lotto confinanti con l’edificato sono, al contrario, segnati da un muro in cemento armato alto quattro metri e completamente cieco, silenzioso commento alla realtà urbana creata dallo sviluppo urbano incontrollato. 
In seguito, lungo uno dei lati affacciati su via Ungarelli, inizia, nel 1960, l’edificazione di un costruzione che ospita la canonica. Essa è formata da un perfetto volume la cui facciata principale, prospiciente i giardini, segue in modo coerente lo stesso rigore compositivo che regola la chiesa. I quattro piani sono, infatti, scanditi in orizzontale da una serrata sequenza di setti nei cui intervalli trovano posto le finestre. La facciata, interamente in cemento armato a vista, materiale che l’architetto privilegerà nelle sue opere successive e più mature, è composta secondo differenti altezze delle bucature e delle fasce piene tra un nastro e quello superiore, introducendo un fattore di variazione, per rompere la generale regolarità dell’allineamento delle finestre.  
(Matteo Sintini)

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diplomato all’Istituto tecnico per Geometri (1947), si dedica inizialmente alla pittura, per poi dedicarsi all’architettura. Si laurea nel 1954 all’Università di Firenze, con Adalberto Libera.  Grazie a questa conoscenza si reca a Roma per collaborare al progetto di concorso per il velodromo delle Olimpiadi di Roma del 1960. Dopo questa esperienza ritorna a Faenza, dove partecipa a numerosi concorsi, vincendo nel 1957 il primo premio per la Chiesa di S.Vincenzo de’ Paoli a Bologna. Successivamente si dedica alla progettazione di diverse abitazioni a Forlì e per il piano INA CASA. 
Nel 1959 partecipa al concorso per il nuovo Piano Regolatore Generale di Faenza con l’amico architetto Arturo Locatelli, presentando idee innovative soprattutto nel campo della viabilità e degli spazi pedonali. Nello stesso anno progetta anche l’Albergo Bellevue a Milano Marittima. Nel 1960 progetta la prima delle sue opere faentine: la casa Alberghi Grossi, dopo la quale continuerà ad operare prevalentemente nel territorio di Faenza e dintorni. In questi anni progetta le prime opere ispirate alla domus pompeiana come la casa Rovelli e l’Asilo Materno di Granarolo Faentino. Tra il 1964 e il 1971 partecipa al Consiglio Direttivo della Sezione Faentina di Italia Nostra e progetta due delle sue opere più significative: il Complesso Residenziale S.Margherita e il Night Club Woodpecker di Milano Marittima. Negli stessi anni progetta inoltre la sua abitazione personale e la seconda casa Porisini. 
Tra il 1972 ed il 1980 torna ad un’architettura meno segnata dalla componente plastica e progetta il complesso residenziale di Via Ferrari a Faenza, la casa Sassi ed il complesso ad appartamenti “Le Terrazze”. Nel periodo tra il 1981 ed il 1985, progetta solo gli uffici per Ciba Leasing nel 1985. Esce da questa crisi professionale negli anni successivi, grazie agli incarichi pubblici ottenuti tra il 1986 ed il 1995. Progetta a Faenza il Palazzo delle Poste e Telegrafi ed il Nuovo Palazzo delle Esposizioni e si occupa inoltre della ristrutturazione della Camera di Commercio di Ravenna. Tra il 1996 ed il 2004 è segnato dalla prematura scomparsa della figlia. Nel 2005 progetta la casa Boscherini, la casa Gargiulo.
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 169
  • Particella: 8

Note

Filippo Monti (Faenza, 1928 - 2015) diplomato all’Istituto tecnico per Geometri (1947), si dedica inizialmente alla pittura, per poi dedicarsi all’architettura. Si laurea nel 1954 all’Università di Firenze, con Adalberto Libera. Grazie a questa conoscenza si reca a Roma per collaborare al progetto di concorso per il velodromo delle Olimpiadi di Roma del 1960. Dopo questa esperienza ritorna a Faenza, dove partecipa a numerosi concorsi, vincendo nel 1957 il primo premio per la Chiesa di S.Vincenzo de’ Paoli a Bologna. Successivamente si dedica alla progettazione di diverse abitazioni a Forlì e per il piano INA CASA. Nel 1959 partecipa al concorso per il nuovo Piano Regolatore Generale di Faenza con l’amico architetto Arturo Locatelli, presentando idee innovative soprattutto nel campo della viabilità e degli spazi pedonali. Nello stesso anno progetta anche l’Albergo Bellevue a Milano Marittima. Nel 1960 progetta la prima delle sue opere faentine: la casa Alberghi Grossi, dopo la quale continuerà ad operare prevalentemente nel territorio di Faenza e dintorni. In questi anni progetta le prime opere ispirate alla domus pompeiana come la casa Rovelli e l’Asilo Materno di Granarolo Faentino. Tra il 1964 e il 1971 partecipa al Consiglio Direttivo della Sezione Faentina di Italia Nostra e progetta due delle sue opere più significative: il Complesso Residenziale S.Margherita e il Night Club Woodpecker di Milano Marittima. Negli stessi anni progetta inoltre la sua abitazione personale e la seconda casa Porisini. Tra il 1972 ed il 1980 torna ad un’architettura meno segnata dalla componente plastica e progetta il complesso residenziale di Via Ferrari a Faenza, la casa Sassi ed il complesso ad appartamenti “Le Terrazze”. Nel periodo tra il 1981 ed il 1985, progetta solo gli uffici per Ciba Leasing nel 1985. Esce da questa crisi professionale negli anni successivi, grazie agli incarichi pubblici ottenuti tra il 1986 ed il 1995. Progetta a Faenza il Palazzo delle Poste e Telegrafi ed il Nuovo Palazzo delle Esposizioni e si occupa inoltre della ristrutturazione della Camera di Commercio di Ravenna. Tra il 1996 ed il 2004 è segnato dalla prematura scomparsa della figlia. Nel 2005 progetta la casa Boscherini, la casa Gargiulo.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
1957 Chiesa e Quartiere n.2 Si
Monti Filippo 1994 Itinerario delle architetture di Filippo Monti Polis. Idee e cultura nelle città n. 8 Faenza 131 Si
Bertoni Franco 2003 Filippo Monti Edit Faenza Faenza No
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
Franco Bertoni, Davide Rava 2009 Filippo Monti Architetto Valfrido Edizioni Faenza No
Longhi Andrea, Tosco Carlo 2010 Architettura, chiesa e società in Italia (1948-1978) Edizioni Studium Roma No
Manenti Claudia (a cura di) 2010 Il Cardinale Lercaro e la città contemporanea Editrice Compositori Bologna 102-103 Si

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista del fronte principale Vista del fronte principale Fabio Mantovani
Vista del fronte su via Ungarelli Vista del fronte su via Ungarelli Fabio Mantovani
Vista dell’interno della chiesa Vista dell’interno della chiesa Fabio Mantovani
Vista dell’interno della chiesa Vista dell’interno della chiesa Fabio Mantovani

Criteri
4. L’edificio o l’opera di architettura riveste un ruolo significativo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio di pertinenza, ne offre un’interpretazione progressiva o sperimenta innovazioni di carattere distributivo e funzionale.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 27/01/2023

Revisori:

Stefano Setti