Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

UNITÀ RESIDENZIALE INA-CASA - AL CRISTO

Scheda Opera

  • Veduta del fronte dell’edificio 3
  • veduta Nord-Ovest degli edifici in linea dell’aggregato 7
  • veduta Sud-Ovest degli edifici in linea che compongono l’aggregato 7
  • veduta Nord-Ovest dell’edificio 9
  • Comune: Parma
  • Denominazione: UNITÀ RESIDENZIALE INA-CASA - AL CRISTO
  • Indirizzo: Via Trieste 65A, 65B-C, 65E, 65H-I-L-M-N, 65O, 65P-Q-R-S, 65Z
  • Data: - 1955
  • Tipologia: Edilizia residenziale pubblica
  • Autori principali: Vittorio Gandolfi
Descrizione

L’intervento viene realizzato nei primi anni Cinquanta, a seguito di un concorso indetto dall’Istituto Autonomo Case Popolari per conto dell’INA Casa di Parma. Si tratta di un un’unità residenziale da realizzarsi all’interno della zona di espansione «Al Cristo», situata a Nord del centro città. Si tratta di un insieme di interventi di edilizia economica residenziale realizzati negli stessi anni e posti in continuità fra loro sul territorio: procedendo dal centro di Parma verso la periferia sorgono dapprima le case per gli impiegati dello Stato (1950), costruite su progetto dello stesso Gandolfi, successivamente il quartiere di via Trento (1952), di Giovanni Michelucci, infine il villaggio semirurale di via Venezia (1941) del progettista Vitali Mazza.
Il quartiere INA Casa è racchiuso tra la linea ferroviaria e le vie Treviso e Bassano del Grappa, già via Trieste, da cui l’intervento prende il nome.
L’unità comprende 800 alloggi, distribuiti in undici blocchi residenziali distinguibili per la diversa tipologia edilizia, disposti intorno ai servizi di quartiere che occupano il centro del lotto, in cui trova posto anche l’unità di abitazione di altezza maggiore. L’edificio divide le parti a verde che si trovano ai suoi piedi. In prossimità di questo lotto sono l’asilo nido e un centro sociale con negozi. I locali commerciali sono situati al piano terra del blocco nove e protetti dal portico antistante, funzionale a creare un percorso coperto fino al campo gioco per i ragazzi.
I vari blocchi residenziali sono caratterizzati da numero di piani e orientamento degli edifici differenti: la maggior parte degli edifici presenta un impianto in linea (edifici n. 2, 3, 6, 7) e a torre (blocchi n. 1, 11, 10, parte del 4). Si trovano poi due aggregati di tipo a schiera disposti a pettine (5, 8), e un interessante esempio di unità a ballatoio (parte del blocco 4) in cui si trovano due differenti sistemi distributivi, tra loro indipendenti.
La varietà tipologica è volta a rispondere alle diverse esigenze dell’utenza e, allo stesso tempo, a produrre una molteplicità di punti di vista quale conseguenza dello studio accurato di esposizioni e ombreggiamenti.
Le scelte cromatiche delle persiane e degli scuri scorrevoli, come delle tinteggiature degli intonaci, contribuiscono all’effetto visivo generale. Anche il sistema compositivo che determina l’impaginato dei fronti, in gran parte basato su scomposizioni in moduli e disassamenti, gioca su variazioni determinate dalla posizione di alcuni elementi: balconi ad angolo delle case a schiera e gioco di pieni e vuoti studiato in relazione al soleggiamento e all’introspezione.
La modularità, l’unificazione degli elementi costruttivi, l’attribuzione di più funzioni a uno stesso elemento, nonché la modellazione del terreno, fanno dell’unità "Al Cristo" uno dei campi di sperimentazione delle declinazioni del modello di quartiere individuato da Gandolfi e perfezionato nei quartiere di via Trieste a Parma, e in quelli di "Ca’ Granda" (1954-56) e di "Habitat 80" di Boffalora (1975) a Milano.

(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

Info
  • Progetto: - 1953
  • Esecuzione: 1953 - 1955
  • Committente: Gestione Ina Casa
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Quartiere residenziale
  • Destinazione attuale: Quartiere residenziale
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Eugenio Avanzini Collaboratore Progetto NO
Adorni, Ferrari, Schioretti Impresa esecutrice Esecuzione NO
Vittorio Gandolfi Progetto architettonico Progetto SI
  • Strutture: gabbia intelaiata in cemento armato con tamponamenti in muratura
  • Materiale di facciata: intonaco
  • Coperture: solaio in latero-cemento, tetto a falde, manto di copertura in coppi
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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Il quartiere INA Casa è racchiuso tra la linea ferroviaria e le vie Treviso e Bassano del Grappa, già via Trieste, da cui l’intervento prende il nome. 
L’unità comprende 800 alloggi, distribuiti in undici blocchi residenziali distinguibili per la diversa tipologia edilizia, disposti intorno ai servizi di quartiere che occupano il centro del lotto, in cui trova posto anche l’unità di abitazione di altezza maggiore. L’edificio divide le parti a verde che si trovano ai suoi piedi. In prossimità di questo lotto sono l’asilo nido e un centro sociale con negozi. I locali commerciali sono situati al piano terra del blocco nove e protetti dal portico antistante, funzionale a creare un percorso coperto fino al campo gioco per i ragazzi.
I vari blocchi residenziali sono caratterizzati da numero di piani e orientamento degli edifici differenti: la maggior parte degli edifici presenta un impianto in linea (edifici n. 2, 3, 6, 7) e a torre (blocchi n. 1, 11, 10, parte del 4). Si trovano poi due aggregati di tipo a schiera disposti a pettine (5, 8), e un interessante esempio di unità a ballatoio (parte del blocco 4) in cui si trovano due differenti sistemi distributivi, tra loro indipendenti.
La varietà tipologica è volta a rispondere alle diverse esigenze dell’utenza e, allo stesso tempo, a produrre una molteplicità di punti di vista quale conseguenza dello studio accurato di esposizioni e ombreggiamenti. 
Le scelte cromatiche delle persiane e degli scuri scorrevoli, come delle tinteggiature degli intonaci, contribuiscono all’effetto visivo generale. Anche il sistema compositivo che determina l’impaginato dei fronti, in gran parte basato su scomposizioni in moduli e disassamenti, gioca su variazioni determinate dalla posizione di alcuni elementi: balconi ad angolo delle case a schiera e gioco di pieni e vuoti studiato in relazione al soleggiamento e all’introspezione.
La modularità, l’unificazione degli elementi costruttivi, l’attribuzione di più funzioni a uno stesso elemento, nonché la modellazione del terreno, fanno dell’unità "Al Cristo" uno dei campi di sperimentazione delle declinazioni del modello di quartiere individuato da Gandolfi e perfezionato nei quartiere di via Trieste a Parma, e in quelli di "Ca’ Granda" (1954-56) e di "Habitat 80" di Boffalora (1975) a Milano.

(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

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Anche il campo gioco per ragazzi è stato realizzato in modo differente rispetto al progetto originario: la superficie a esso adibita è asfaltata e sorge in adiacenza al blocco 10, anziché occupare buona parte del verde e essere proteso verso le schiere del corpo 8.
Era prevista inoltre la realizzazione di un piccolo bar a completamento del nucleo di servizi, mai costruito.
Un’ulteriore discrepanza con il progetto originario riguarda infine il centro sociale, che sarebbe dovuto sorgere alle spalle dell’asilo nido ed essere di forma cilindrica, quando invece è stato sostituito con un volume su base rettangolare e di dimensioni più ridotte.

Gli alloggi dei vari edifici, originariamente di proprietà dell’INA Casa, ad oggi sono stati tutti riscattati o alienati.

Vittorio Gandolfi (Salsomaggiore 1919  - Milano 1999)
Studia al Politecnico di Milano con Muzio, Dodi e Piero Portaluppi, con il quale consegue la laurea nel 1942. Lavora prevalentemente nel contesto milanese e piacentino. Docente di disegno alla facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano (1952-1960), assistente e docente di Composizione nello stesso ateneo (1958-1963). Dal 1965 si trasferisce all’Università di Genova, è professore incaricato di Elementi di Architettura e Rilievo dei Monumenti e dal 1980 al 1985 Ordinario di Composizione Architettonica. Particolarmente attivo nel campo dell’edilizia residenziale, dell’infrastrutture aereoportuali e dell’architettura religiosa. È nel comitato di redazione della rivista “Chiesa e Quartiere”. Membro dell' Accademia nazionale di San Luca e accademico Clementino. Sono sue numerose realizzazione per conto dell’Eni: il fratello Vincenzo è segretario personale di Enrico Mattei. 
Tra le sue opere principali: la sua casa (1948), la scuola elementare e la chiesa (1955) a Salsomaggiore. A Milano progetta: le casette per Reduci al Q.T.8 (1948), l’Unità d’abitazione Incis (1950-52), il piano per il quartiere Cà Granda nord (1954-56), la chiesa all’idroscalo (1956), l’aerostazione di Milano Malpensa (1956-60), l’aerostazione di Milano Linate (1960-62) e ancora l’aerostazione Malpensa sud-ovest (1970-74). Tra gli altri progetti si segnalano anche il complesso parrocchiale S. Andrea a Bologna (1960-82) e l’aerostazione Alitalia a Roma Fiumicino (1975).



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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

Nel masterplan di progetto, il lotto centrale del complesso ricomprende l’intero blocco 9 e le case a schiera su via Trento. Esso costituiva il cuore verde del quartiere, che oggi si presenta in modo diverso per la presenza di un ulteriore asse stradale, via Codroipo, tra gli edifici 9 e 10. Anche il campo gioco per ragazzi è stato realizzato in modo differente rispetto al progetto originario: la superficie a esso adibita è asfaltata e sorge in adiacenza al blocco 10, anziché occupare buona parte del verde e essere proteso verso le schiere del corpo 8. Era prevista inoltre la realizzazione di un piccolo bar a completamento del nucleo di servizi, mai costruito. Un’ulteriore discrepanza con il progetto originario riguarda infine il centro sociale, che sarebbe dovuto sorgere alle spalle dell’asilo nido ed essere di forma cilindrica, quando invece è stato sostituito con un volume su base rettangolare e di dimensioni più ridotte. Gli alloggi dei vari edifici, originariamente di proprietà dell’INA Casa, ad oggi sono stati tutti riscattati o alienati. Vittorio Gandolfi (Salsomaggiore 1919 - Milano 1999) Studia al Politecnico di Milano con Muzio, Dodi e Piero Portaluppi, con il quale consegue la laurea nel 1942. Lavora prevalentemente nel contesto milanese e piacentino. Docente di disegno alla facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano (1952-1960), assistente e docente di Composizione nello stesso ateneo (1958-1963). Dal 1965 si trasferisce all’Università di Genova, è professore incaricato di Elementi di Architettura e Rilievo dei Monumenti e dal 1980 al 1985 Ordinario di Composizione Architettonica. Particolarmente attivo nel campo dell’edilizia residenziale, dell’infrastrutture aereoportuali e dell’architettura religiosa. È nel comitato di redazione della rivista “Chiesa e Quartiere”. Membro dell' Accademia nazionale di San Luca e accademico Clementino. Sono sue numerose realizzazione per conto dell’Eni: il fratello Vincenzo è segretario personale di Enrico Mattei. Tra le sue opere principali: la sua casa (1948), la scuola elementare e la chiesa (1955) a Salsomaggiore. A Milano progetta: le casette per Reduci al Q.T.8 (1948), l’Unità d’abitazione Incis (1950-52), il piano per il quartiere Cà Granda nord (1954-56), la chiesa all’idroscalo (1956), l’aerostazione di Milano Malpensa (1956-60), l’aerostazione di Milano Linate (1960-62) e ancora l’aerostazione Malpensa sud-ovest (1970-74). Tra gli altri progetti si segnalano anche il complesso parrocchiale S. Andrea a Bologna (1960-82) e l’aerostazione Alitalia a Roma Fiumicino (1975).

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Gandolfi Vittorio 1963 Vittorio Gandolfi architetto: attività dal 1942-1962 Utoa Bologna 44 Si
Koenig Giovanni Klaus 1983 Vittorio Gandolfi: le due o tre cose che so di lui Parametro n. 122 (numero monografico. Un architetto razionalista della seconda generazione: Vittorio Gandolfi) 12-15 No
Cabassi Antonella (a cura di) 1999 La casa popolare a Parma in 8 itinerari (1850 - 1970) STEP Parma 131-132 Si
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Veduta del fronte dell’edificio 3 Veduta del fronte dell’edificio 3 A. Scardova. Courtesy IBC
veduta Nord-Ovest degli edifici in linea dell’aggregato 7 veduta Nord-Ovest degli edifici in linea dell’aggregato 7 A. Scardova. Courtesy IBC
veduta Sud-Ovest degli edifici in linea che compongono l’aggregato 7 veduta Sud-Ovest degli edifici in linea che compongono l’aggregato 7 A. Scardova. Courtesy IBC
veduta Nord-Ovest dell’edificio 9 veduta Nord-Ovest dell’edificio 9 A. Scardova. Courtesy IBC

Criteri
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Margherita Merendino
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 27/01/2023

Revisori:

Setti Stefano 2021