Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

PALAZZINA PER UFFICI

Scheda Opera

  • Vista Sud-Est dell’edificio
  • Vista del prospetto frontale da via Rizzoli
  • Inquadramento urbanistico dell’edificio (1954)
  • Pianta del Piano Terreno nella variante progettuale (1955)
  • Pianta dello Scantinato (1954)
  • Comune: Bologna
  • Località: San Vitale
  • Denominazione: PALAZZINA PER UFFICI
  • Indirizzo: Piazza di Porta Ravegnana N. 2, Via Zamboni N. 2
  • Data: 1954 - 1956
  • Tipologia: Edifici per uffici
  • Autori principali: Melchiorre Bega
Descrizione

Realizzato in piazza di Porta Ravegnana, nel cuore della città, relazionandosi, quindi, direttamente con il monumento simbolo della città, l’edificio suscita immediatamente differenti giudizi e opinioni da parte della cultura architettonica specializzata e non solo. Si veda ad esempio l’adesione di figure autorevoli quali Gio Ponti e Giuseppe Vaccaro e le perplessità manifestate, invece, da parte dell’amministrazione comunale e della Soprintendenza ai Monumenti, in particolare da Alfredo Barbacci, discussioni che portano Bega ad allontanarsi da Bologna, dove tornerà a operare solo dopo diverso tempo.
Il progetto punta a fornire un’idea di modernità espressa dal compromesso, volumetrico e linguistico, tra antico e nuovo. Al portico preesistente, sopravvissuto ai bombardamenti, viene addossato un nuovo volume prismatico destinato a commercio e a uffici.
L’isolato, compreso tra via De’ Giudei e via Zamboni, presenta una forma irregolare che si restringe verso la piazza; ciò determina una pianta quasi assimilabile ad un trapezio, i cui lati obliqui hanno lunghezza diversa per via di una sporgenza del fabbricato sul lato di via De' Giudei.
Il piano terra conserva l’aspetto dell’architettura preesistente: leggermente sopraelevato rispetto al piano della strada, si presenta come un loggiato aperto su tre lati, dalla spiccata funzione di filtro dei percorsi provenienti nella zona, dalle strade circostanti.
Attraverso le arcate si aprono le ampie vetrine degli ambienti commerciali. Questi ultimi si dispongono ai lati di un ambiente comune che distribuisce gli ingressi ai diversi vani scala. Al di sopra di essi, arretrati rispetto al filo strada, si stagliano i quattro livelli di uffici che si distinguono chiaramente dal piano terra, non solo per forma, ma anche per caratterizzazione materica. La facciata del nuovo blocco, infatti, è quasi totalmente vetrata nel fronte verso la piazza; le aperture sono sorrette da brevi interruzioni verticali e orizzontali di cemento armato a vista. I prospetti laterali invece, presentano una trama in pietra a blocchi rettangolari, bucata da finestre caratterizzate da una forte accentuazione verticale. Il ritmo geometrico del prospetto su via Zamboni, poi, viene concluso da una vetrata che si allunga per tutta l’altezza dell’edificio e illumina e sottolinea il vano scale.
Un piano attico chiude l’edificio, ripetendo a scala più ridotta la volumetria prismatica del grande blocco sottostante.

(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

Info
  • Progetto: 1954 - 1954
  • Esecuzione: 1955 - 1956
  • Committente: Società anonima
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: attività commerciale e terziaria
  • Destinazione attuale: attività commerciale e terziaria
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Melchiorre Bega Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.iuav.it/ARCHIVIO-P/ARCHIVIO/collezioni/Bega--Melc/index.htm SI
  • Strutture: struttura intelaiata in calcestruzzo armato
  • Materiale di facciata: intonaco
  • Coperture: tetto piano, solaio in latero-cemento con pavimentazione; tetto a falde con rivestimento in coppi
  • Serramenti: vetro, alluminio

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Il progetto punta a fornire un’idea di modernità espressa dal compromesso, volumetrico e linguistico, tra antico e nuovo. Al portico preesistente, sopravvissuto ai bombardamenti, viene addossato un nuovo volume prismatico destinato a commercio e a uffici.
L’isolato, compreso tra via De’ Giudei e via Zamboni, presenta una forma irregolare che si restringe verso la piazza; ciò determina una pianta quasi assimilabile ad un trapezio, i cui lati obliqui hanno lunghezza diversa per via di una sporgenza del fabbricato sul lato di via De' Giudei.
Il piano terra conserva l’aspetto dell’architettura preesistente: leggermente sopraelevato rispetto al piano della strada, si presenta come un loggiato aperto su tre lati, dalla spiccata funzione di filtro dei percorsi provenienti nella zona, dalle strade circostanti. 
Attraverso le arcate si aprono le ampie vetrine degli ambienti commerciali. Questi ultimi si dispongono ai lati di un ambiente comune che distribuisce gli ingressi ai diversi vani scala.  Al di sopra di essi, arretrati rispetto al filo strada, si stagliano i quattro livelli di uffici che si distinguono chiaramente dal piano terra, non solo per forma, ma anche per caratterizzazione materica. La facciata del nuovo blocco, infatti, è quasi totalmente vetrata nel fronte verso la piazza; le aperture sono sorrette da brevi interruzioni verticali e orizzontali di cemento armato a vista. I prospetti laterali invece, presentano una trama in pietra a blocchi rettangolari, bucata da finestre caratterizzate da una forte accentuazione verticale. Il ritmo geometrico del prospetto su via Zamboni, poi, viene concluso da una vetrata che si allunga per tutta l’altezza dell’edificio e illumina e sottolinea il vano scale.
Un piano attico chiude l’edificio, ripetendo a scala più ridotta la volumetria prismatica del grande blocco sottostante.

(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

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Melchiorre Bega (Caselle di Crevalcore 1898-  Milano, 1976)
Si laurea in architettura all'Accademia di Belle Arti di Bologna e subito dopo, si iscrive all’albo degli Architetti. Diviene ben presto architetto di fama nazionale per il grande impegno rivolto all’architettura d’interni, aiutato dalla notorietà della ditta di famiglia nel campo della produzione artigianale specializzata. Benché la sua formazione fosse avvenuta su forme e linguaggio di tipo “tradizionale”, si dimostra uno degli architetti più capaci ad esprimersi con forme del movimento moderno.  Nonostante la sua professione lo porti ad operare in tutta Italia, mantiene dei contatti costanti con Bologna, dove spesso riceve degli incarichi.
Dal 1940 al 1945 dirige la rivista Domus, dal 1940 al 1943 coadiuvato da Pagano e Bontempelli, succedendo al fondatore Gio Ponti. Nel dopoguerra si trasferisce definitivamente a Milano, dedicandosi maggiormente alla progettazione architettonica ed urbanistica.
Tra i suoi lavori di maggior successo, si ricordano il palazzo di Piazza Ravegnana a Bologna (1954), la Torre Galfa a Milano (1958), la stazione di servizio Mottagrill Cantagallo, Bologna (1959), gli uffici Stipel a Milano (1964), la sede della casa editrice Springer a Berlino (1966), il grattacielo SIP a Genova (1969), il Palazzo dei Congressi a Bologna (1975).
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 189
  • Particella: 280

Note

Nella prima versione del 1954, il palazzo ospita la Casa del Rotary Club di Bologna. La grande sala dell’associazione, così come l’appartamento nel piano attico, spariscono dai disegni già dal 1955 in favore di 5 piani adibiti ad uffici e di un piano terreno capace di contenere 9 negozi. Melchiorre Bega (Caselle di Crevalcore 1898- Milano, 1976) Si laurea in architettura all'Accademia di Belle Arti di Bologna e subito dopo, si iscrive all’albo degli Architetti. Diviene ben presto architetto di fama nazionale per il grande impegno rivolto all’architettura d’interni, aiutato dalla notorietà della ditta di famiglia nel campo della produzione artigianale specializzata. Benché la sua formazione fosse avvenuta su forme e linguaggio di tipo “tradizionale”, si dimostra uno degli architetti più capaci ad esprimersi con forme del movimento moderno. Nonostante la sua professione lo porti ad operare in tutta Italia, mantiene dei contatti costanti con Bologna, dove spesso riceve degli incarichi. Dal 1940 al 1945 dirige la rivista Domus, dal 1940 al 1943 coadiuvato da Pagano e Bontempelli, succedendo al fondatore Gio Ponti. Nel dopoguerra si trasferisce definitivamente a Milano, dedicandosi maggiormente alla progettazione architettonica ed urbanistica. Tra i suoi lavori di maggior successo, si ricordano il palazzo di Piazza Ravegnana a Bologna (1954), la Torre Galfa a Milano (1958), la stazione di servizio Mottagrill Cantagallo, Bologna (1959), gli uffici Stipel a Milano (1964), la sede della casa editrice Springer a Berlino (1966), il grattacielo SIP a Genova (1969), il Palazzo dei Congressi a Bologna (1975).

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Barbacci Alfredo 1983 Memorie. Una vita per l'arte Nuova Abes Bologna 163 No
Zironi Stefano 1983 Melchiorre Bega architetto Editoriale Domus Milano 82-85 Si
Bernabei Giancarlo, Gresleri Giuliano, Zagnoni Stefano 1984 Bologna moderna. 1860-1980 Pàtron Bologna 173 Si
Vignali Luigi, Leorati Alfredo (a cura di) 1995 Regesto degli architetti bolognesi membri effettivi o corrispondenti dell'Accademia Clementina Grafis Casalecchio di Reno No
Vignali Luigi, Leorati Alfredo (a cura di) 1995 Regesto degli architetti bolognesi membri effettivi o corrispondenti dell'Accademia Clementina Grafis Casalecchio di Reno Si
Gresleri Giuliano, Massaretti Pier Giorgio (a cura di) 2001 Norma e arbitrio: architetti e ingegneri a Bologna 1850-1950 Marsilio Venezia 381-382 No
Gresleri Giuliano (a cura di) 2004 Bologna. Guida di architettura Allemandi Torino 209 Si
Polano Stefano, Mulazzani Marco (a cura di) 2005 Guida all'Architettura italiana del Novecento Electa Milano 308 Si
Orlandi Piero 2005 La felicità del nuovo, in Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di), Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento CLUEB Bologna 30-31 Si

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista Sud-Est dell’edificio Vista Sud-Est dell’edificio R. Vlahov. Courtesy IBC
Vista del prospetto frontale da via Rizzoli Vista del prospetto frontale da via Rizzoli R. Vlahov. Courtesy IBC
Inquadramento urbanistico dell’edificio (1954) Inquadramento urbanistico dell’edificio (1954) Archivio Storico Comunale di Bologna
Pianta del Piano Terreno nella variante progettuale (1955) Pianta del Piano Terreno nella variante progettuale (1955) Archivio Storico Comunale di Bologna
Pianta dello Scantinato (1954) Pianta dello Scantinato (1954) Archivio Storico Comunale di Bologna

Criteri
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
5. L’edificio o l’opera di architettura introduce e sperimenta significative innovazioni nell’uso dei materiali o nell’applicazione delle tecnologie costruttive.
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Enciclopedia Treccani - Melchiorre Bega Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Margherita Merendino
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 27/02/2025

Revisori:

Stefano Setti