Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

QUARTIERE INA-CASA CAMPO DI MARTE

Scheda Opera

  • Vista dell'edificio a torre da via Rinaldo Palareti
  • Vista degli edifici a schiera da via Clelia Merloni
  • Vista degli edifici a schiera da via Clelia Merloni
  • Vista di scorcio sugli edifici di via Rinaldo Palareti
  • Vista dell'edificio a torre da via Rinaldo Palareti
  • Vista del centro sociale del quartiere
  • Vista da via Stefano Nardini
  • Vista su via Stefano Nardini
  • Vista da via Stefano Nardini del verde pubblico
  • Vista da piazzale dei Benefattori
  • Vista di scorcio da via Domenico Pantoli
  • Vista da via Domenico Pantoli
  • Vista da via Raimondo Jiaffei
  • Vista da via Raimondo Jiaffei
  • Vista del verde pubblico
  • Comune: Forlì
  • Località: Campo di Marte
  • Denominazione: QUARTIERE INA-CASA CAMPO DI MARTE
  • Indirizzo: Via Stefano Nardini, Viale Fratelli Spazzoli, Via Campo di Marte
  • Data: -
  • Tipologia: Edilizia residenziale pubblica
  • Autori principali: Plinio Marconi
Descrizione

Il quartiere denominato Campo di Marte è collocato in zona sud-est rispetto al centro cittadino poco lontano dalla via Emilia. Edificato in seguito alla demolizione delle precedenti abitazioni di via Quarantola, è conforme alle direttive del piano Ina-Casa e si colloca fra le costruzioni risalenti al primo settennato. Il decentramento rispetto al tessuto antico della città e la varietà planimetrica sono due delle caratteristiche più evidenti imposte dal piano.
Il complesso residenziale si estende in un'area di circa 1,5 ettari, per un totale di centodieci alloggi. Il disegno dell'architetto-ingegnere Plinio Marconi e della collaboratrice Giosetta Fioroni si articola principalmente in parti, aggregate in relazione all'asse viario denominato via Nardini. L'intero progetto, vincolato dalla preesistenza di tre edifici e dagli accessi delle strade, è costituito da una cortina di edifici a tre piani, articolati su linea obliqua e da una seconda fila di edifici di quattro piani organizzati a definire una corte. In posizione centrale è ben riconoscibile un fabbricato di altezza pari a cinque piani a pianta stellare. Attorno a esso sono collocati i servizi per la comunità del quartiere: asilo infantile, ambulatorio medico, sale lettura, biblioteca e un'abitazione per il custode. Concludono il quartiere due edifici di altezza ridotta posti agli estremi della diagonale viaria dell'intero complesso, che mediano la composizione planimetrica obliqua da un lato e la disposizione a corte, dall'altra. L'attenzione al collocamento degli alloggi, in maggioranza arretrati rispetto alle strade carrabili, ha consentito ai progettisti una particolare cura degli ambienti verdi.
Gli schemi tipologici utilizzati nelle piante dei singoli alloggi seguono anch'essi le guide imposte dal piano Ina-Casa e variano dimensionalmente dai 45 ai 60 mq.
Ogni unità abitativa è suddivisa funzionalmente in reparto giorno e notte con servizi igienici, ed è sempre presente una terrazza o loggia. Inoltre, nel progetto dell'epoca, vengono definiti specificatamente anche le recinzioni delimitanti i confini, a definire le pertinenze di ogni singola unità; oggi questi accorgimenti non sono più chiaramente visibili perché sostituiti da strutture ex novo per le allora non previste automobili. I metodi costruttivi sono basati sull'impiego di mano d'opera locale. Un'attenzione particolare è dedicata ai dettagli costruttivi: spicca la soluzione adottata nei parapetti dell'edificio a torre con pianta stellare, in cui semplici elementi in ferro vengono accostati a fioriere di cemento armato. Questa soluzione è comune anche negli edifici adiacenti e contribuisce a restituire unitarietà al costruito. Le coperture dell'intero quartiere sono a falde. Spesso i timpani delle costruzioni sono trattati con elementi grigliati in mattone per la ventilazione e adibiti a luoghi di servizio. Le finiture superficiali sono a intonaco cementizio poi tinteggiato; le bucature allineate tra loro sono ripetute con alcune variazioni in prossimità di logge o terrazze. Le strutture, principalmente in cemento armato, con alcune eccezioni di setti in muratura portanti, sono completamente annegate nel paramento murario.

(Matteo Sintini, Elia Serafini)

Info
  • Progetto: -
  • Esecuzione: 1949 -
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: Edilizia residenziale con annessi servizi
  • Destinazione attuale: Edilizia residenziale con annessi servizi
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Fioroni Giosetta Collaboratore Progetto NO
Plinio Marconi Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=27845 SI
  • Strutture: cemento armato e murature portanti
  • Materiale di facciata: intonaco cementizio tinteggiato, cemento armato e ferro
  • Coperture: a due falde
  • Serramenti: lignei
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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Il complesso residenziale si estende in un'area di circa 1,5 ettari, per un totale di centodieci alloggi. Il disegno dell'architetto-ingegnere Plinio Marconi e della collaboratrice Giosetta Fioroni si articola principalmente in parti, aggregate in relazione all'asse viario denominato via Nardini. L'intero progetto, vincolato dalla preesistenza di tre edifici e dagli accessi delle strade, è costituito da una cortina di edifici a tre piani, articolati su linea obliqua e da una seconda fila di edifici di quattro piani organizzati a definire una corte. In posizione centrale è ben riconoscibile un fabbricato di altezza pari a cinque piani a pianta stellare. Attorno a esso sono collocati i servizi per la comunità del quartiere: asilo infantile, ambulatorio medico, sale lettura, biblioteca e un'abitazione per il custode. Concludono il quartiere due edifici di altezza ridotta posti agli estremi della diagonale viaria dell'intero complesso, che mediano la composizione planimetrica obliqua da un lato e la disposizione a corte, dall'altra. L'attenzione al collocamento degli alloggi, in maggioranza arretrati rispetto alle strade carrabili, ha consentito ai progettisti una particolare cura degli ambienti verdi. 
Gli schemi tipologici utilizzati nelle piante dei singoli alloggi seguono anch'essi le guide imposte dal piano Ina-Casa e variano dimensionalmente dai 45 ai 60 mq. 
Ogni unità abitativa è suddivisa funzionalmente in reparto giorno e notte con servizi igienici, ed è sempre presente una terrazza o loggia. Inoltre, nel progetto dell'epoca, vengono definiti specificatamente anche le recinzioni delimitanti i confini, a definire le pertinenze di ogni singola unità; oggi questi accorgimenti non sono più chiaramente visibili perché sostituiti da strutture ex novo per le allora non previste automobili. I metodi costruttivi sono basati sull'impiego di mano d'opera locale. Un'attenzione particolare è dedicata ai dettagli costruttivi: spicca la soluzione adottata nei parapetti dell'edificio a torre con pianta stellare, in cui semplici elementi in ferro vengono accostati a fioriere di cemento armato. Questa soluzione è comune anche negli edifici adiacenti e contribuisce a restituire unitarietà al costruito. Le coperture dell'intero quartiere sono a falde. Spesso i timpani delle costruzioni sono trattati con elementi grigliati in mattone per la ventilazione e adibiti a luoghi di servizio. Le finiture superficiali sono a intonaco cementizio poi tinteggiato; le bucature allineate tra loro sono ripetute con alcune variazioni in prossimità di logge o terrazze. Le strutture, principalmente in cemento armato, con alcune eccezioni di setti in muratura portanti, sono completamente annegate nel paramento murario.

(Matteo Sintini, Elia Serafini)

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Si iscrive nel 1910 ai corsi di Ingegneria civile e di Architettura  al Politecnico di  Torino, dove rimane fino al 1914 quando viene chiamato alle armi. Alla fine della guerra si trasferisce a Roma e frequenta la scuola di Ingegneria. Con decreto ministeriale viene nominato Ingegnere-Architetto nel 1919, anno in cui si laurea in Ingegneria edile con Gustavo Giovannoni. Si iscrive nello stesso anno all'Albo professionale.
Avvia la sua attività di progettista e direttore dei lavori come dipendente dell'Istituto per le case popolari di Roma, per il quale progetta alcuni nuclei di edifici della Garbatella.
Dal 1920 al 1924 è chiamato da Gustavo Giovannoni a svolgere funzione di assistente al corso di Elementi delle fabbriche presso la Scuola di applicazione per ingegneri.
Nel 1927 è nominato redattore capo della rivista Architettura e Arti Decorative diretta prima da Gustavo Giovannoni, poi da Marcello Piacentini; mantiene il ruolo fino al 1943, anno di chiusura della testata.
Nel 1929 partecipa all'organizzazione della I Mostra nazionale dei piani regolatori connessa ai lavori del Congresso di Roma della Federazione internazionale dell'abitazione e dei piani regolatori.
Nel 1933 è chiamato come assistente straordinario al corso di Applicazioni urbanistiche di Piacentini alla Scuola di perfezionamento in urbanistica di Roma. Con l'assistentato e con l'abilitazione alla libera docenza in Architettura generale, nel 1934 Marconi inizia la carriera accademica che prosegue, nel 1938 con l'incarico di professore di Urbanistica.
Il periodo tra le due guerre è segnato dalla partecipazione ad alcuni dei numerosi concorsi per i piani regolatori. Tra i più importanti il piano regolatore di Verona del 1932, il piano regolatore di Pistoia del 1935, il piano regolatore di Bologna del 1938.
Dall'inizio degli anni Cinquanta si apre per Marconi un periodo di intensa attività: piani regolatori di Verona (1946-51), Bologna (1952-55), Catanzaro ( 1954-58), Salerno (1956-57), Trento (1962-64). In alcune di queste città progetta quartieri di edilizia popolare: INA-Casa a Valdagno e Verona (1949) a San Lazzaro del Savena ai confini di Bologna e Forlì (1954), a Correggio (1956), a Salerno e Rom-Torre  Spaccata (1958).
Nel 1945 partecipa ai lavori del comitato istituto presso il CNR col fine di predisporre un programma per a ricostruzione del paese; nel 1946 alla commissione del CNR elabora il Manuale dell’architetto.
Nel 1950 diventa professore ordinario alla cattedra di Urbanistica della Facoltà di Architettura di Roma, tenuta fino ad allora da Marcello Piacentini. Nel 1963 viene eletto preside. Nel 1968 lascia l'insegnamento e chiude la sua attività professionale.
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: -
  • Particella: -

Note

Plinio Marconi (Verona, 1893 - Roma, 1974) Si iscrive nel 1910 ai corsi di Ingegneria civile e di Architettura al Politecnico di Torino, dove rimane fino al 1914 quando viene chiamato alle armi. Alla fine della guerra si trasferisce a Roma e frequenta la scuola di Ingegneria. Con decreto ministeriale viene nominato Ingegnere-Architetto nel 1919, anno in cui si laurea in Ingegneria edile con Gustavo Giovannoni. Si iscrive nello stesso anno all'Albo professionale. Avvia la sua attività di progettista e direttore dei lavori come dipendente dell'Istituto per le case popolari di Roma, per il quale progetta alcuni nuclei di edifici della Garbatella. Dal 1920 al 1924 è chiamato da Gustavo Giovannoni a svolgere funzione di assistente al corso di Elementi delle fabbriche presso la Scuola di applicazione per ingegneri. Nel 1927 è nominato redattore capo della rivista Architettura e Arti Decorative diretta prima da Gustavo Giovannoni, poi da Marcello Piacentini; mantiene il ruolo fino al 1943, anno di chiusura della testata. Nel 1929 partecipa all'organizzazione della I Mostra nazionale dei piani regolatori connessa ai lavori del Congresso di Roma della Federazione internazionale dell'abitazione e dei piani regolatori. Nel 1933 è chiamato come assistente straordinario al corso di Applicazioni urbanistiche di Piacentini alla Scuola di perfezionamento in urbanistica di Roma. Con l'assistentato e con l'abilitazione alla libera docenza in Architettura generale, nel 1934 Marconi inizia la carriera accademica che prosegue, nel 1938 con l'incarico di professore di Urbanistica. Il periodo tra le due guerre è segnato dalla partecipazione ad alcuni dei numerosi concorsi per i piani regolatori. Tra i più importanti il piano regolatore di Verona del 1932, il piano regolatore di Pistoia del 1935, il piano regolatore di Bologna del 1938. Dall'inizio degli anni Cinquanta si apre per Marconi un periodo di intensa attività: piani regolatori di Verona (1946-51), Bologna (1952-55), Catanzaro ( 1954-58), Salerno (1956-57), Trento (1962-64). In alcune di queste città progetta quartieri di edilizia popolare: INA-Casa a Valdagno e Verona (1949) a San Lazzaro del Savena ai confini di Bologna e Forlì (1954), a Correggio (1956), a Salerno e Rom-Torre Spaccata (1958). Nel 1945 partecipa ai lavori del comitato istituto presso il CNR col fine di predisporre un programma per a ricostruzione del paese; nel 1946 alla commissione del CNR elabora il Manuale dell’architetto. Nel 1950 diventa professore ordinario alla cattedra di Urbanistica della Facoltà di Architettura di Roma, tenuta fino ad allora da Marcello Piacentini. Nel 1963 viene eletto preside. Nel 1968 lascia l'insegnamento e chiude la sua attività professionale.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Beretta Anguissola Luigi (a cura di) 1963 I 14 anni del piano INA-Casa Staderini Roma 302-303 Si
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista dell'edificio a torre da via Rinaldo Palareti Vista dell'edificio a torre da via Rinaldo Palareti Giorgia Denicolò
Vista degli edifici a schiera da via Clelia Merloni Vista degli edifici a schiera da via Clelia Merloni Giorgia Denicolò
Vista degli edifici a schiera da via Clelia Merloni Vista degli edifici a schiera da via Clelia Merloni Giorgia Denicolò
Vista di scorcio sugli edifici di via Rinaldo Palareti Vista di scorcio sugli edifici di via Rinaldo Palareti Giorgia Denicolò
Vista dell'edificio a torre da via Rinaldo Palareti Vista dell'edificio a torre da via Rinaldo Palareti Giorgia Denicolò
Vista del centro sociale del quartiere Vista del centro sociale del quartiere Giorgia Denicolò
Vista da via Stefano Nardini Vista da via Stefano Nardini Giorgia Denicolò
Vista su via Stefano Nardini Vista su via Stefano Nardini Giorgia Denicolò
Vista da via Stefano Nardini del verde pubblico Vista da via Stefano Nardini del verde pubblico Giorgia Denicolò
Vista da piazzale dei Benefattori Vista da piazzale dei Benefattori Giorgia Denicolò
Vista di scorcio da via Domenico Pantoli Vista di scorcio da via Domenico Pantoli Giorgia Denicolò
Vista da via Domenico Pantoli Vista da via Domenico Pantoli Giorgia Denicolò
Vista da via Raimondo Jiaffei Vista da via Raimondo Jiaffei Giorgia Denicolò
Vista da via Raimondo Jiaffei Vista da via Raimondo Jiaffei Giorgia Denicolò
Vista del verde pubblico Vista del verde pubblico Giorgia Denicolò

Criteri
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Dizionario biografico degli Italiani – Plinio Marconi Visualizza
Enciclopedia Treccani – Plinio Marconi Visualizza
SAN Archivi degli Architetti - Plinio Marconi Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Elia Serafini
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 14/03/2024

Revisori:

Setti Stefano 2022