Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

VILLA CERRI

Scheda Opera

  • Vista del terrazzo giardino
  • Vista del terrazzo giardino prima della realizzazione del “coperchio” superiore
  • Vista Sud-Ovest del prospetto longitudinale
  • Comune: Bologna
  • Località: Santo Stefano
  • Denominazione: VILLA CERRI
  • Indirizzo: Via Adolfo Albertazzi N. 12
  • Data: 1951 - 1952
  • Tipologia: Abitazioni unifamiliari
  • Autori principali: Melchiorre Bega
Descrizione

L’edificio è parte di un complesso di due ville all’interno di uno stesso giardino, progettate da Melchiorre Bega negli anni Cinquanta. Quella in oggetto presenta le maggiori note di interesse da riferirsi a una originale reinterpretazione del linguaggio lecorbuseriano.
Il piano terra si sviluppa seguendo l’andamento della strada in un susseguirsi di forme prismatiche di dimensioni differenti. Un porticato conduce all’ingresso attraverso il quale si accede alla zona giorno.
Il vano scala è il centro della composizione di quest’ambiente a doppia altezza, su cui affaccia anche il piano superiore.
Il giardino sospeso situato sopra il porticato d’ingresso, rimanda, nell’integrazione del verde al costruito, ad alcune composizioni di Le Corbusier o di L. Figini e G. Pollini, ad esempio, della casa Figini al Villaggio dei Giornalisti a Milano del 1934-35.
Il portico, bucato superiormente e sui lati lunghi, viene riparato a sud dal muro della camera da letto padronale che si apre su di esso, protetto da una parete che impedisce la vista del terrazzo dalla strada.
Le porzioni di volume all’aperto sono incorniciate da intagli nella superficie muraria che risulta continua, definendo in modo chiaro la forma del volume.
L’articolato alternarsi di pieni e vuoti è ottenuto attraverso il disvelamento o l’occultamento del telaio strutturale, in dialogo con i materiali di rivestimento che rivelano un certo valore decorativo. Il calcestruzzo lasciato a vista delimita e caratterizza gli spazi esterni di pertinenza del giardino; esso appare in contrasto con le murature perimetrali che, delimitando gli spazi interni, sono rivestite di intonaco bianco. Il contrasto dei “non colori” che distingue il materiale strutturale da quello non strutturale, rappresenta una delle cifre stilistiche dell’intervento.
Questa distinzione cromatica si riflette anche all’interno, dove le pareti sono trattate con tempera bianca, mentre il vano scala è rivestito da lastre di pietra scura lucidata. I materiali arricchiscono e distinguono, zona giorno e zona notte, anche grazie alla differenziazione delle pavimentazioni: la prima, caratterizzata da un pavimento in granito, la seconda, trattata a parquet.
L’organizzazione degli spazi interni segue una logica tutta rivolta ad assecondare le funzioni della casa, esaltate dal disegno dei mobili progettati dallo stesso Bega. Il piano seminterrato ospita gli ambienti di servizio (locale caldaia, lavanderia, cantina, tinello e garage) oltre alle camere riservate al custode. Il piano terreno è destinato a ospitare la zona giorno che si apre in una hall d’ingresso per poi proseguire con soggiorno, guardaroba, cucina, sala da pranzo e ufficio. Il primo piano è adibito a zona notte ed ospita una camera da letto padronale, una camera per gli ospiti, entrambe disimpegnate da due ampie cabine armadio con bagni di pertinenza.
(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

Info
  • Progetto: 1951 - 1951
  • Esecuzione: 1951 - 1952
  • Tipologia Specifica: Villa
  • Committente: Giulio e Saverio Cerri
  • Proprietà: Proprietà privata
  • Destinazione originaria: residenza
  • Destinazione attuale: residenza
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Melchiorre Bega Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://www.iuav.it/ARCHIVIO-P/ARCHIVIO/collezioni/Bega--Melc/index.htm SI
  • Strutture: struttura intelaiata in calcestruzzo armato
  • Materiale di facciata: intonaco bianco
  • Coperture: piana in latero-cemento
  • Serramenti: vetro, metallo
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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Il vano scala è il centro della composizione di quest’ambiente a doppia altezza, su cui affaccia anche il piano superiore. 
Il giardino sospeso situato sopra il porticato d’ingresso, rimanda, nell’integrazione del verde al costruito, ad alcune composizioni di Le Corbusier o di L. Figini e G. Pollini, ad esempio, della casa Figini al Villaggio dei Giornalisti a Milano del 1934-35.
Il portico, bucato superiormente e sui lati lunghi, viene riparato a sud dal muro della camera da letto padronale che si apre su di esso, protetto da una parete che impedisce la vista del terrazzo dalla strada.  
Le porzioni di volume all’aperto sono incorniciate da intagli nella superficie muraria che risulta continua, definendo in modo chiaro la forma del volume.
L’articolato alternarsi di pieni e vuoti è ottenuto attraverso il disvelamento o l’occultamento del telaio strutturale, in dialogo con i materiali di rivestimento che rivelano un certo valore decorativo. Il calcestruzzo lasciato a vista delimita e caratterizza gli spazi esterni di pertinenza del giardino; esso appare in contrasto con le murature perimetrali che, delimitando gli spazi interni, sono rivestite di intonaco bianco. Il contrasto dei “non colori” che distingue il materiale strutturale da quello non strutturale, rappresenta una delle cifre stilistiche dell’intervento. 
Questa distinzione cromatica si riflette anche all’interno, dove le pareti sono trattate con tempera bianca, mentre il vano scala è rivestito da lastre di pietra scura lucidata. I materiali arricchiscono e distinguono, zona giorno e zona notte, anche grazie alla differenziazione delle pavimentazioni: la prima, caratterizzata da un pavimento in granito, la seconda, trattata a parquet. 
L’organizzazione degli spazi interni segue una logica tutta rivolta ad assecondare le funzioni della casa, esaltate dal disegno dei mobili progettati dallo stesso Bega. Il piano seminterrato ospita gli ambienti di servizio (locale caldaia, lavanderia, cantina, tinello e garage) oltre alle camere riservate al custode. Il piano terreno è destinato a ospitare la zona giorno che si apre in una hall d’ingresso per poi proseguire con soggiorno, guardaroba, cucina, sala da pranzo e ufficio. Il primo piano è adibito a zona notte ed ospita una camera da letto padronale, una camera per gli ospiti, entrambe disimpegnate da due ampie cabine armadio con bagni di pertinenza.
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La villa è stata inoltre soggetta a degli ampliamenti già nel 1980, per poi conoscerne di nuovi nel 2005. 
Nel primo intervento (1980), viene ampliato l’interrato e viene "posato il coperchio" al piano Primo con la creazione dell’attico. Si tratta di un volume prismatico che si somma a quello originario posizionandosi sul lastricato della copertura, senza affacciarsi sulla cornice “marcapiano” che cinge superiormente il primo livello. L’attico viene poi schermato sul lato Sud, lasciando che si apra esclusivamente verso la terrazza giardino.
A questo volume si aggiunge il successivo dell’intervento del 2005, in cui viene creato un nuovo corpo rivestito in lastre di vetro satinato grigio scuro e in pannelli di fibrocemento Swisspearl del medesimo colore.
I lati longitudinali di tutto l’insieme accolgono ampie vetrate che si aprono sul lastrico, originario per la porzione di quest’ultimo rimasta libera, e sul nuovo creato all’interno della “scatola” sul fronte principale.
Il piano attico viene infine completato dall’aggiunta di una copertura in pannellature metalliche di colore marrone.
Tutti gli ampliamenti sono stati effettuati attenendosi al linguaggio architettonico dell’edificio di Bega e indirizzandosi verso un approccio volumetrico di tipo funzionale. La fedeltà alle scelte progettuali originarie si legge, infine, nella riproposizione dei cromatismi che differenziano, anche negli interventi di nuova matrice, l’uso di materiali strutturali e non strutturali.

Melchiorre Bega (Caselle di Crevalcore, Bologna, 1898 – Milano 1976) 
Frequenta l’Accademia di Belle Arti dove consegue la licenza di professore di architettura nel 1919, venendo a contatto con l’architetto Lodovico Ramponi, figura importante per la sua formazione. Gli esordi lo vedono cimentarsi soprattutto nel campo del disegno di mobili e nel progetto d’interni, realizzati per conto della Ditta di famiglia Vittorio Bega, per cui lavora fino agli anni quaranta. Il successo di Bega e della Ditta si misura nelle numerose commesse per allestimenti fieristici, alberghi, ristoranti, caffè, realizzati a Bologna ed in regione come in altre città. 
Nel 1931 realizza, a seguito della vittoria del concorso, l’arredamento del transatlantico Conte di Savoia, da cui prendono avvio una serie di progetti nel campo dell’arredamento delle navi.
Nel 1941 il suo lavoro trova riconoscimento nell’incarico per la direzione della rivista “Domus”, succedendo a Gio Ponti, che aveva ampiamente pubblicato le sue opere sulle pagine della testata e pubblicato due volumi monografici sull’architetto bolognese.
Alla rivista partecipano Massimo Bontempelli, Giuseppe Pagano e Guglielmo Ulrich. Milano diventa il suo luogo di elezione professionale, in cui si trasferisce definitivamente nell’immediato dopoguerra,  partecipando al panorama architettonico della città lombarda accanto alle più importanti figure dell’architettura italiana. Accanto al progetto degli interni e dell’arredamento, tra i quali si segnalano i punti vendita della società di ristorazione Motta, che gli commissiona uno dei primi autogrill a ponte della nuova rete autostradale italiana a Cantagallo (1959), partecipa in questi anni ai grandi temi della ricostruzione. In Piazza Ravegnana a Bologna (1954), inserisce un nuovo edificio nel contesto della città storica; in villa Cerri (1951), sempre nel capoluogo emiliano, affronta il tema della revisione dei linguaggi modernisti; nei piani di sviluppo dei centri turistici a Rimini, si confronta con l’espansione dei luoghi del turismo. Negli anni del boom economico si segnalano altri progetti sempre strettamente legati ai grandi processi di trasformazione del territorio italiano e non solo, come la torre Galfa a Milano (1958), il grattacielo SIP a Genova (1969), o la sede della casa editrice Springer a Berlino (1966). Uno degli ultimi progetti è il palazzo dei congressi alla Fiera di Bologna.
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 238
  • Particella: 400

Note

Villa Cerri era originariamente parte di un intervento, oggi non più “leggibile”, composto da due villette in lotti adiacenti denominate "Le Palazzine". La villa è stata inoltre soggetta a degli ampliamenti già nel 1980, per poi conoscerne di nuovi nel 2005. Nel primo intervento (1980), viene ampliato l’interrato e viene "posato il coperchio" al piano Primo con la creazione dell’attico. Si tratta di un volume prismatico che si somma a quello originario posizionandosi sul lastricato della copertura, senza affacciarsi sulla cornice “marcapiano” che cinge superiormente il primo livello. L’attico viene poi schermato sul lato Sud, lasciando che si apra esclusivamente verso la terrazza giardino. A questo volume si aggiunge il successivo dell’intervento del 2005, in cui viene creato un nuovo corpo rivestito in lastre di vetro satinato grigio scuro e in pannelli di fibrocemento Swisspearl del medesimo colore. I lati longitudinali di tutto l’insieme accolgono ampie vetrate che si aprono sul lastrico, originario per la porzione di quest’ultimo rimasta libera, e sul nuovo creato all’interno della “scatola” sul fronte principale. Il piano attico viene infine completato dall’aggiunta di una copertura in pannellature metalliche di colore marrone. Tutti gli ampliamenti sono stati effettuati attenendosi al linguaggio architettonico dell’edificio di Bega e indirizzandosi verso un approccio volumetrico di tipo funzionale. La fedeltà alle scelte progettuali originarie si legge, infine, nella riproposizione dei cromatismi che differenziano, anche negli interventi di nuova matrice, l’uso di materiali strutturali e non strutturali. Melchiorre Bega (Caselle di Crevalcore, Bologna, 1898 – Milano 1976) Frequenta l’Accademia di Belle Arti dove consegue la licenza di professore di architettura nel 1919, venendo a contatto con l’architetto Lodovico Ramponi, figura importante per la sua formazione. Gli esordi lo vedono cimentarsi soprattutto nel campo del disegno di mobili e nel progetto d’interni, realizzati per conto della Ditta di famiglia Vittorio Bega, per cui lavora fino agli anni quaranta. Il successo di Bega e della Ditta si misura nelle numerose commesse per allestimenti fieristici, alberghi, ristoranti, caffè, realizzati a Bologna ed in regione come in altre città. Nel 1931 realizza, a seguito della vittoria del concorso, l’arredamento del transatlantico Conte di Savoia, da cui prendono avvio una serie di progetti nel campo dell’arredamento delle navi. Nel 1941 il suo lavoro trova riconoscimento nell’incarico per la direzione della rivista “Domus”, succedendo a Gio Ponti, che aveva ampiamente pubblicato le sue opere sulle pagine della testata e pubblicato due volumi monografici sull’architetto bolognese. Alla rivista partecipano Massimo Bontempelli, Giuseppe Pagano e Guglielmo Ulrich. Milano diventa il suo luogo di elezione professionale, in cui si trasferisce definitivamente nell’immediato dopoguerra, partecipando al panorama architettonico della città lombarda accanto alle più importanti figure dell’architettura italiana. Accanto al progetto degli interni e dell’arredamento, tra i quali si segnalano i punti vendita della società di ristorazione Motta, che gli commissiona uno dei primi autogrill a ponte della nuova rete autostradale italiana a Cantagallo (1959), partecipa in questi anni ai grandi temi della ricostruzione. In Piazza Ravegnana a Bologna (1954), inserisce un nuovo edificio nel contesto della città storica; in villa Cerri (1951), sempre nel capoluogo emiliano, affronta il tema della revisione dei linguaggi modernisti; nei piani di sviluppo dei centri turistici a Rimini, si confronta con l’espansione dei luoghi del turismo. Negli anni del boom economico si segnalano altri progetti sempre strettamente legati ai grandi processi di trasformazione del territorio italiano e non solo, come la torre Galfa a Milano (1958), il grattacielo SIP a Genova (1969), o la sede della casa editrice Springer a Berlino (1966). Uno degli ultimi progetti è il palazzo dei congressi alla Fiera di Bologna.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Nestler Paolo 1954 Neues Bauen in Italien Callwey Monaco Si
Zironi Stefano 1983 Melchiorre Bega architetto Editoriale Domus Milano 56-59 Si
Bernabei Giancarlo, Gresleri Giuliano, Zagnoni Stefano 1984 Bologna moderna. 1860-1980 Pàtron Bologna 170 Si
Vignali Luigi, Leorati Alfredo (a cura di) 1995 Regesto degli architetti bolognesi membri effettivi o corrispondenti dell'Accademia Clementina Grafis Casalecchio di Reno Si
Gresleri Giuliano, Massaretti Pier Giorgio (a cura di) 2001 Norma e arbitrio: architetti e ingegneri a Bologna 1850-1950 Marsilio Venezia 381-382 No
Gresleri Giuliano (a cura di) 2004 Bologna. Guida di architettura Allemandi Torino 207 Si
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
Donzelli Luca 2017 Lo stile di Bega. Opere, progetti, idee di un protagonista del professionismo milanese Arpeggio libero Lodi 85-87 Si

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Vista del terrazzo giardino Vista del terrazzo giardino L. Baiocchi, G. Magnani 2013
Vista del terrazzo giardino prima della realizzazione del “coperchio” superiore Vista del terrazzo giardino prima della realizzazione del “coperchio” superiore Biblioteca Salaborsa, Cronologia di Bologna, anno 1951, Archivio M. Bega
Vista Sud-Ovest del prospetto longitudinale Vista Sud-Ovest del prospetto longitudinale L. Baiocchi, G. Magnani 2013

Criteri
3. L’edificio o l’opera di architettura ha una riconosciuta importanza nel panorama dell’architettura nazionale, degli anni nei quali è stata costruita, anche in relazione ai contemporanei sviluppi sia del dibattito, sia della ricerca architettonica nazionale e internazionale,
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Enciclopedia Treccani - Melchiorre Bega Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Margherita Merendino
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 27/02/2025

Revisori:

Stefano Setti