Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi

SCUOLA MEDIA ZANOTTI

Scheda Opera

  • Ingresso principale
  • Vista Nord-Ovest dell’edificio
  • Vista Nord-Est dell’edificio
  • Coperture a shed di uno dei corpi retrostanti al principale
  • Particolare del prospetto del corpo trasversale al principale
  • Particolare della copertura dell’ingresso principale
  • Particolare costruttivo del prospetto
  • Prospetto Ovest del corpo trasversale
  • Scultura di Quinto Ghermandi nel cortile interno dell’edificio
  • Comune: Bologna
  • Denominazione: SCUOLA MEDIA ZANOTTI
  • Indirizzo: Via Luigi Calori N. 8
  • Data: 1951 - 1963
  • Tipologia: Scuole
  • Autori principali: Giuseppe Vaccaro
Descrizione

L’edificio, assieme al nuovo Palazzetto dello Sport, colma il vuoto urbano generato dai bombardamenti in prossimità di Porta Lame, alla fine della guerra.
L’impianto dell’edificio è aderente ai canoni “manualistici” dell’edilizia scolastica degli anni Cinquanta. La disposizione planimetrica evidenzia uno sviluppo per corpi perpendicolari fra loro che ospitano funzioni differenti distribuite su tre piani.
Il blocco principale, di dimensioni ridotte, è posto in posizione protetta rispetto alla strada, arretrando rispetto al confine del lotto.
Il piano terra si configura come un’ “interfaccia” tra esterno ed interno dell’edificio, ambiente-filtro connotato da funzione di distribuzione ai vari ambienti della scuola.
L’ingresso al grande atrio è segnalato da una pensilina circolare ad ampio raggio, composta da una lastra trasparente che illumina l’entrata principale. L’elemento, benché sostenuto da due pilastri metallici, si presenta come un elemento aereo in quanto sospeso su un sistema di cavi ancorati a due travi di acciaio che fuoriescono dalla facciata in direzione perpendicolare ad essa, conferendo un’idea di leggerezza in contrapposizione alla grande massa volumetrica dell’edificio retrostante.
Al primo piano si trovano le funzioni amministrative ed economiche, mentre ai piani superiori vengono collocate le aule per le lezioni.
Due corpi si dipartono da quello centrale. Il primo si sviluppa alla sua sinistra occupando il lotto per tutta la sua lunghezza vicino al bordo strada. Questo volume esercita una funzione di schermatura dei due cortili di pertinenza della scuola: il primo di ingresso al corpo centrale, il secondo di passaggio tra quest’ultimo e l’altro capo del lotto. Il corpo longitudinale si sviluppa su cinque livelli di altezza, con il piano terra sollevato su pilotis, a una quota più bassa rispetto a quella del corpo centrale. Qui, trova collocazione il parcheggio e l’ingresso ad alcuni ambienti della scuola. Alle estremità del prospetto, sul fronte strada, il volume sporge dal piano della facciata creando un aggetto che tende verso il piano stradale.
Il secondo corpo disposto perpendicolarmente a quello d’ingresso, si sviluppa su un solo piano con un’ altezza inferiore a quella degli altri due blocchi. La copertura è a shed mentre tutto il resto dell’edificio presenta una copertura piana.
I prospetti sono caratterizzati da una scansione di fasce orizzontali di laterizio che si alternano a più ampie fasce vetrate caratterizzate da infissi di acciaio, che prevalgono per dimensione sul paramento in mattoni. Il ritmico alternarsi delle fasce che caratterizzano i prospetti, viene poi concluso da un sottile cornicione in calcestruzzo.
A questa partitura, poi, si sovrappone un secondo schema modulare, dato dai pilastri in calcestruzzo (resi visibili dal leggero arretramento dei tamponamenti) che si dipartono dalla copertura e scendono sul prospetto, per poi finire sulla trave tra piano terra e piano interrato. La solidità delle pareti si smaterilizza totalmente in corrispondenza dei corpi scala, dove ai paramenti di mattoni si sostituiscono ampie pareti vetrate.
(Matteo Sintini, Margherita Merendino)

Info
  • Progetto: 1951 - 1955
  • Esecuzione: 1955 - 1963
  • Committente: Comune di Bologna
  • Proprietà: Proprietà pubblica
  • Destinazione originaria: Scuola di avviamento commerciale
  • Destinazione attuale: Scuola secondaria di primo grado IC Gandino Guidi
Autori
Nome Cognome Ruolo Fase Progetto Archivio Architetti Url Profilo Autore Principale
Giuseppe Vaccaro Progetto architettonico Progetto Visualizza Profilo https://bbcc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=256940&force=1 SI
  • Strutture: struttura intelaiata in calcestruzzo armato
  • Materiale di facciata: laterizio, vetro, acciaio, cemento armato
  • Coperture: solaio in latero-cemento
  • Serramenti: acciao, vetro
  • Stato Strutture: Buono
  • Stato Materiale di facciata: Buono
  • Stato Coperture: Buono
  • Stato Serramenti: Buono

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L’impianto dell’edificio è aderente ai canoni “manualistici” dell’edilizia scolastica degli anni Cinquanta. La disposizione planimetrica evidenzia uno sviluppo per corpi perpendicolari fra loro che ospitano funzioni differenti distribuite su tre piani. 
Il blocco principale, di dimensioni ridotte, è posto in posizione protetta rispetto alla strada, arretrando rispetto al confine del lotto.
Il piano terra si configura come un’ “interfaccia” tra esterno ed interno dell’edificio, ambiente-filtro connotato da funzione di distribuzione ai vari ambienti della scuola. 
L’ingresso al grande atrio è segnalato da una pensilina circolare ad ampio raggio, composta da una lastra trasparente che illumina l’entrata principale. L’elemento, benché sostenuto da due pilastri metallici, si presenta come un elemento aereo in quanto sospeso su un sistema di cavi ancorati a due travi di acciaio che fuoriescono dalla facciata in direzione perpendicolare ad essa, conferendo un’idea di leggerezza in contrapposizione alla grande massa volumetrica dell’edificio retrostante.
Al primo piano si trovano le funzioni amministrative ed economiche, mentre ai piani superiori vengono collocate le aule per le lezioni.
Due corpi si dipartono da quello centrale. Il primo si sviluppa alla sua sinistra occupando il lotto per tutta la sua lunghezza vicino al bordo strada. Questo volume esercita una funzione di schermatura dei due cortili di pertinenza della scuola: il primo di ingresso al corpo centrale, il secondo di passaggio tra quest’ultimo e l’altro capo del lotto. Il corpo longitudinale si sviluppa su cinque livelli di altezza, con il piano terra sollevato su pilotis, a una quota più bassa rispetto a quella del corpo centrale. Qui, trova collocazione il parcheggio e l’ingresso ad alcuni ambienti della scuola. Alle estremità del prospetto, sul fronte strada, il volume sporge dal piano della facciata creando un aggetto che tende verso il piano stradale.
Il secondo corpo disposto perpendicolarmente a quello d’ingresso, si sviluppa su un solo piano con un’ altezza inferiore a quella degli altri due blocchi. La copertura è a shed mentre tutto il resto dell’edificio presenta una copertura piana.
I prospetti sono caratterizzati da una scansione di fasce orizzontali di laterizio che si alternano a più ampie fasce vetrate caratterizzate da infissi di acciaio, che prevalgono per dimensione sul paramento in mattoni. Il ritmico alternarsi delle fasce che caratterizzano i prospetti, viene poi concluso da un sottile cornicione in calcestruzzo.
A questa partitura, poi, si sovrappone un secondo schema modulare, dato dai pilastri in calcestruzzo (resi visibili dal leggero arretramento dei tamponamenti) che si dipartono dalla copertura e scendono sul prospetto, per poi finire sulla trave tra piano terra e piano interrato. La solidità delle pareti si smaterilizza totalmente in corrispondenza dei corpi scala, dove ai paramenti di mattoni si sostituiscono ampie pareti vetrate. 
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Giuseppe Vaccaro (Bologna 1896 – Roma 1970) 
nasce a Bologna, città presso cui nel 1920 si laurea in Ingegneria civile e dove si forma sotto la guida di Attilio Muggia per poi divenire suo assistente nel 1921. Nel 1922 si trasferisce a Roma dove lavora presso lo studio di Marcello Piacentini e viene a contatto con Enrico Del Debbio. Nel 1934 ottiene la libera docenza in Architettura Tecnica. Fino alla fine della guerra, le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di un linguaggio razionalista, da una parte attento alle ricerche funzionaliste, dall’altro adatto alla cifra monumentale richiesta dal regime. Numerosi sono in questi anni gli incarichi pubblici, che gli permettono di emergere nel panorama nazionale. Tra questi il Palazzo delle Poste di Napoli (1929) e i progetti per i concorsi per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1927 con Carlo Broggi e Luigi Franzi), e del palazzo delle Corporazioni a Roma (1927, con Piacentini). A Bologna e in Emilia realizza: i progetti per la Cooperativa mutilati e invalidi di guerra e la sede dell’Associazione mutilati, oltre agli interventi nel campo della residenza tra cui si citano in particolare i complessi in via Tanari, in via Vascelli e in piazza di Porta Sant’Isaia. Le opere principali del periodo, e di tutta la sua produzione rimangono, la sede della facoltà di Ingegneria di Bologna (1935) e la Colonia Agip a Cesenatico (1937), tra gli esempi migliori  dell’interpretazione “autonoma” del linguaggio razionale, in cui si riconosce una predilezione per la chiarezza volumetrica e distributiva e l’idea che l’impiego sapiente dei materiali sia la cifra della qualità architettonica di un edificio. Fra il 1944 e il 1950 opera nuovamente a Bologna, prima nello studio di Bruno Parolini e poi in uno studio proprio; nel 1951 si trasferisce definitivamente a Roma. In questo secondo periodo della sua produzione architettonica, Vaccaro abbandona le forme solenni dei suoi progetti degli anni Trenta per dedicarsi ai temi della ricostruzione post-bellica, in particolare dedicandosi allo studio dell’architettura funzionale, in cerca della soluzione al problema della "casa esatta", a cui dedica un volume ("Verso la casa esatta", Milano 1945) che raccoglie il lavoro sulla residenza condotto con Giò Ponti e Adalberto Libera, autore che collaborerà a lungo con Vaccaro. Partecipa, in questo contesto alla redazione, in Emilia-Romagna, di diversi piani urbanistici dei comuni del ravennate e del ferrarese e alla realizzazione dei quartieri Ina a Piacenza e a Bologna, dove coordina il progetto per il quartiere Barca e Borgo Panigale. Importanti sono i lavori nell’ambito dell’architettura religiosa, tra cui spicca la chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (1965) in collaborazione con Libera, Sergio Musmeci, Pier Luigi Nervi. La chiesa di San Giovanni Bosco a Bologna (1968) è uno dei suoi ultimi interventi. E’ stato membro dell’INU, dell’Accademia clementina, dell’Accademia fiorentina delle arti e del disegno e dell’Accademia di Parma.
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  • Vincolo: Non Vincolata
  • Provvedimenti di tutela: Nessuna opzione
  • Data Provvedimento:
  • Riferimento Normativo:
  • Altri Provvedimenti:
  • Foglio Catastale: 157
  • Particella: 403
Opere D'Arte:
Codice ICCd Ubicazione Tipologia Soggetto Autore Materia Tecnica Stato di Conservazione Restauri
Cortile Scultura Teodoro Jonico 1960-65 Quinto Ghermandi Bronzo


Note

Nel cortile interno della scuola è collocata una scultura ad opera di Quinto Ghermandi, realizzata secondo la legge del 29 luglio 1949 n. 717 che prescrive la devoluzione del 2% della quota preventivata per la costruzione o la ristrutturazione di un edificio pubblico all’abbellimento dello stesso attraverso la collocazione di opere d’arte. Giuseppe Vaccaro (Bologna 1896 – Roma 1970) nasce a Bologna, città presso cui nel 1920 si laurea in Ingegneria civile e dove si forma sotto la guida di Attilio Muggia per poi divenire suo assistente nel 1921. Nel 1922 si trasferisce a Roma dove lavora presso lo studio di Marcello Piacentini e viene a contatto con Enrico Del Debbio. Nel 1934 ottiene la libera docenza in Architettura Tecnica. Fino alla fine della guerra, le sue architetture sono caratterizzate dall’impiego di un linguaggio razionalista, da una parte attento alle ricerche funzionaliste, dall’altro adatto alla cifra monumentale richiesta dal regime. Numerosi sono in questi anni gli incarichi pubblici, che gli permettono di emergere nel panorama nazionale. Tra questi il Palazzo delle Poste di Napoli (1929) e i progetti per i concorsi per il palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra (1927 con Carlo Broggi e Luigi Franzi), e del palazzo delle Corporazioni a Roma (1927, con Piacentini). A Bologna e in Emilia realizza: i progetti per la Cooperativa mutilati e invalidi di guerra e la sede dell’Associazione mutilati, oltre agli interventi nel campo della residenza tra cui si citano in particolare i complessi in via Tanari, in via Vascelli e in piazza di Porta Sant’Isaia. Le opere principali del periodo, e di tutta la sua produzione rimangono, la sede della facoltà di Ingegneria di Bologna (1935) e la Colonia Agip a Cesenatico (1937), tra gli esempi migliori dell’interpretazione “autonoma” del linguaggio razionale, in cui si riconosce una predilezione per la chiarezza volumetrica e distributiva e l’idea che l’impiego sapiente dei materiali sia la cifra della qualità architettonica di un edificio. Fra il 1944 e il 1950 opera nuovamente a Bologna, prima nello studio di Bruno Parolini e poi in uno studio proprio; nel 1951 si trasferisce definitivamente a Roma. In questo secondo periodo della sua produzione architettonica, Vaccaro abbandona le forme solenni dei suoi progetti degli anni Trenta per dedicarsi ai temi della ricostruzione post-bellica, in particolare dedicandosi allo studio dell’architettura funzionale, in cerca della soluzione al problema della "casa esatta", a cui dedica un volume ("Verso la casa esatta", Milano 1945) che raccoglie il lavoro sulla residenza condotto con Giò Ponti e Adalberto Libera, autore che collaborerà a lungo con Vaccaro. Partecipa, in questo contesto alla redazione, in Emilia-Romagna, di diversi piani urbanistici dei comuni del ravennate e del ferrarese e alla realizzazione dei quartieri Ina a Piacenza e a Bologna, dove coordina il progetto per il quartiere Barca e Borgo Panigale. Importanti sono i lavori nell’ambito dell’architettura religiosa, tra cui spicca la chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria (1965) in collaborazione con Libera, Sergio Musmeci, Pier Luigi Nervi. La chiesa di San Giovanni Bosco a Bologna (1968) è uno dei suoi ultimi interventi. E’ stato membro dell’INU, dell’Accademia clementina, dell’Accademia fiorentina delle arti e del disegno e dell’Accademia di Parma.

Bibliografia
Autore Anno Titolo Edizione Luogo Edizione Pagina Specifica
Giordano Paolo 1988 Vaccaro e Bologna Domus n. 693 XIII-XVI Si
Muratore Giorgio, Capuano Alessandra, Garofalo Francesco, Pellegrini Ettore (a cura di) 1988 Italia. Gli ultimi trent’anni Zanichelli Bologna 249 Si
Cassarà Silvio 2001 Giuseppe Vaccaro e l’ora del moderno, in Gresleri Giuliano, Massaretti Pier Giorgio (a cura di). Norma e arbitrio. Architetti e Ingegneri a Bologna 1850-1950 Marsilio Venezia 239-250 No
Casciato Maristella, Orlandi Piero (a cura di) 2005 Quale e Quanta. Architettura in Emilia Romagna nel secondo Novecento Clueb Bologna No
Casciato Maristella, Gresleri Giuliano (a cura di) 2006 Giuseppe Vaccaro: Architetture per Bologna Editrice Compositori Bologna 229 Si
Collina Claudia (a cura di) 2009 Il percento per l'arte in Emilia-Romagna. La legge del 29 luglio 1949 n. 717: applicazioni ed evoluzioni del 2% sul territorio Editrice Compositori Bologna 159 Si

Allegati
File Didascalia Credito Fotografico
Ingresso principale Ingresso principale R. Vlahov. Courtesy IBC
Vista Nord-Ovest dell’edificio Vista Nord-Ovest dell’edificio R. Vlahov. Courtesy IBC
Vista Nord-Est dell’edificio Vista Nord-Est dell’edificio R. Vlahov. Courtesy IBC
Coperture a shed di uno dei corpi retrostanti al principale Coperture a shed di uno dei corpi retrostanti al principale B. Braho, L. Brasini
Particolare del prospetto del corpo trasversale al principale Particolare del prospetto del corpo trasversale al principale B. Braho, L. Brasini
Particolare della copertura dell’ingresso principale Particolare della copertura dell’ingresso principale B. Braho, L. Brasini
Particolare costruttivo del prospetto Particolare costruttivo del prospetto B. Braho, L. Brasini
Prospetto Ovest del corpo trasversale Prospetto Ovest del corpo trasversale R. Vlahov. Courtesy IBC
Scultura di Quinto Ghermandi nel cortile interno dell’edificio Scultura di Quinto Ghermandi nel cortile interno dell’edificio R. Vlahov. Courtesy IBC

Criteri
6. L’edificio o l’opera di architettura è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale.
7. L’edificio o l’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Sitografia ed altri contenuti online
Titolo Url
Dizionario biografico degli Italiani - Giuseppe Vaccaro Visualizza
Enciclopedia Treccani - Giuseppe Vaccaro Visualizza

Crediti Scheda
Enti di riferimento: PaBAAC - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna
Titolare della ricerca: Università degli studi di Bologna Dipartimento di Architettura
Responsabile scientifico: Marco Pretelli


Scheda redatta da Matteo Sintini, Margherita Merendino
creata il 31/12/2013
ultima modifica il 24/05/2024

Revisori:

Stefano Setti